Capitolo 7

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Jonathan rise e si divertì a quell'aperitivo con gli amici.
Parlarono del più e del meno e, quando fu l'ora di andarsene, li salutò e ritornò a casa con la sua normale auto.
Non era un'auto lussuosa, ma era comunque bella.

Non aveva detto però agli amici del suo nuovo giocattolino, perché lo considerava come una cosa privata, a differenza dei suoi amici.
Per esempio, Nicolas ne parlava manco avessero comprato del pane a casa; mentre lui preferiva tenersi i cazzi propri per sè.

Jonathan era sempre stato uno che adora tenersi i propri affari per sè. Era l'emblema, più o meno, della riservatezza.

Ritornato a casa, sentì l'odore del pranzo invadergli le narici pure dall'ingresso.
<Fate poca roba per me!> disse Jonathan a gran voce, riferendosi al cibo e Cassandra rispose, con la sua squillante voce: <Come vuole signore!>

Se c'erano momenti di assoluta formalità, altri momenti erano quasi confidenziali.

Il castano si diresse in cucina e chiese con tono quasi indagatore: <Avete pulito i bagni come di norma?>
La rossa rispose mentre si staccava un attimo dai fornelli e riferiva: <Sì, per la stanza del kitten siamo andate insieme e una delle due ha fatto la guardia al ragazzo, per evitare che provasse a scappare o fare disastri o... cose del genere.>

Ovviamente non disse che ci avevano amichevolmente parlato e che avevano scoperto un pochino della sua vecchia routine, che al tempo stesso l'aveva reso triste e felice; mentre loro due gli avevano spiegato la loro, che era "barbosa" a detta loro.

<Va bene, fate sempre così, per sicurezza. Ma state tranquille che non vi può artigliare perché di artigli non ne ha.> fece Jonathan con noncuranza.
<Davvero?> fece fintamente stupita Cassandra mente continuava a preparare il pranzo col sorriso sotto i baffi.

Il kitten aveva spiegato praticamente tutte le caratteristiche possibili o non che si possono avere, e come si possono ereditare.
Era stato come fare una lezione di genetica interessante.
E ovviamente aveva detto le sue per poi andare sul generale e raccontare aneddoti.

Si erano messi tutti e tre per una buona mezz'oretta lì a conversare come se fossero stati vecchi amici.
<Fra quanto è pronto, comunque?> domandò il castano, mentre usciva.

<Fra non molto. Dieci minuti o giù di lì.> spiegò la rossa e Jonathan, ghignando non visto, disse: <Portate il pranzo come al solito in camera>

Cassandra rispose affermativamente mentre Jonathan si dirigeva verso le scale.

<Quanto è quotato da 1 a 10 che va in camera del kitten prima che portiamo il pranzo?> sussurrò la bionda alla rossa.
<Ah, 10/10.> rispose la rossa mentre riprendeva a cucinare.
<Nah, per me è infinito su 10.> fece ironica l'altra e le due ridacchiarono.

Jonathan andò dritto nella stanza del kitten, non sentendo neppure il discorso delle due cameriere, chiudendo dietro di sé a chiave.
Thomas, da coricato qual era, scattò a sedere appena percepì che dei passi erano diretti verso la sua stanza.

Quasi sperò internamente che fosse solamente Cassandra o Elizabeth, però avrebbe dovuto sentire due paia di passi che risuonavano per il corridoio.
E poi non aveva ancora sentito Jonathan ritornare.
E fece solamente due più due.

La porta si aprì e si ritrovò Jonathan vestito "da uscita" (camicia azzurrina di qualche tessuto delicato, i capelli ordinati in un ciuffo laterale e dei jeans scuri) che lo squadrò, notando i vestiti indossati dal moro.
Anche se di sicuro erano di due taglie più grandi di quelle che portava il kitten, risultava comunque tremendamente carino.
E... innocente.

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