Capitolo 35

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[N/A: ho notato che abbiamo superato le 10K letture e quando lo avevo visto per la prima volta venerdì scorso ero tipo :*-* "Wooooooah!".  Vabbè, io non posso far altro che ringraziarvi per star leggendo questa storia, supportandola sempre con tutte quelle stelline. Ora però vi lascio al capitolo, buona lettura.]

Dopo quella confessione le cameriere si congedarono, salutando Thomas solo dalla distanza perché aveva schivato i loro abbracci. Comprensive, salutarono ed uscirono, andando in auto e cercando di distrarsi a suon di musica degli Imagine Dragons.

Intanto, nella villa, Thomas si fiondò di sopra in camera loro, piangendo nel proprio cuscino. Faceva male ripensarci e sapere che la compare Ariana non poteva materialmente confortarlo gli fece vibrare di più il cuore di tristezza.

Jonathan raggiunse la stanza, sentendo da metà corridoio i singhiozzi e sentendosi male.
Se Jonathan a stento era riuscito a parlare della morte della madre senza disperarsi era solo perché l'aveva detto senza fin troppo soffermarsi sui dettagli. Mentre Thomas, a cui la vita aveva fatto una pernacchia perpetua dalla sua nascita da kitten, aveva voluto raccontare solo quella parte del suo passato; quella più importante... e ovviamente dolorosa.
Entrò nella stanza e il suo cuore si distrusse al vedere il proprio piccoletto così ridotto.

Si sedette accanto a lui, quasi da sfiorarlo senza dover allungare minimamente la mano. Thomas non lo respinse, anzi, parve piangere di meno anche se i singhiozzi e i respiri irregolari si fecero più forti.
Gli struggeva il cuore vederlo così, lui poteva solo stargli vicino rispettando le sue volontà, ma comunque si mise ad accarezzarlo sulla testa, grattando dietro alle orecchie come si farebbe coi gatti.
Thomas non si ritrasse, anzi. Girò la testa versò Jonathan e gli sorrise grato fra le lacrime. Allungò una mano e gli sfiorò il volto.
Poi allungò l'altro braccio, tenendoli leggermente distanti. Stava chiedendo un abbraccio che il cacciatore acconsentì subito. Si mise su un fianco, accanto al proprio fidanzato, e lo strinse al proprio petto mentre questi balbettava: <M-m-mi mancano...>

Jonathan lo accarezzò sulla testa e tentò di confortarlo: <Loro ti osservano sempre da lassù nel cielo e vogliono solo che tu sia felice, lo sai no? Non ci saranno fisicamente, ma spiritualmente ti vegliano.>

Thomas sfregò il naso contro la maglietta di Jonathan, scuotendo la testa in diniego per balbettare: <M-mi mancano p-p-pure Ar-Ar-Ariana, i-i-i bambini, i-i-i miei a-a-amici...>
Jonathan a quelle parole inizialmente non seppe come rispondere e poi, sbagliando, riuscì solamente a dire: <Mi dispiace, Thomas. Ma... non si può ritornare da loro. Io vedrei dove loro e sai benissimo che la gente mi segue. Se andassi in giro capirebbero tante cose, i tuoi amici verrebbero scoperti e catturati.>
Thomas si rimise a singhiozzare e Jonathan si diede da solo del deficiente con la "D" maiuscola fino a che il moro non sospirò qualcosa che lui non riuscì a capire.

<Cosa hai detto?> chiese Jonathan, abbassando lo sguardo verso il fidanzato d scostandolo giusto un poco dal proprio petto per poter sentire meglio le sue parole.
<Ho deciso...> decretò il moro, fermo nelle sue parole.
<Voglio farti una promessa Jonathan Right. E ne voglio una in cambio.> si impuntò il kitten, fermo nella sua opinione.
Jonathan lo guardò titubante e rispose con un semplice: <Ok...>, con le sopracciglia aggrottate dalla confusione.

Thomas scosse con veemenza la testa, strizzando gli occhi come a negare sè stesso una qualche sorta di realtà. Poi spalancò gli occhi verdi, vividi e pieni di speranza, e li fissò in quelli neri e profondi del cacciatore.
Jonathan pensò che quegli occhi non potevano mai più raggiungere quel bagliore così luminoso che in quel momento il fidanzato aveva e si disse che il verde era un colore così espressivo... così vivo. Pareva scritto nelle iridi del moro la parola decisione, che stava appunto percorrendo da capo a piedi il kitten.

Il mio piccolettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora