La mattina dopo, appena svegli, sentirono la consapevolezza pesare addosso come macigni. Le insicurezze li divorarono, mentre facevano pompare i loro cuori ad una velocità leggermente superiore alla norma per tutto il diavolo di giorno.
Ansia. Stress. Paura.
Queste tre sensazioni parevano predominare sulle altre, anche se una velata trepidazione e curiosità impedirono loro di dare i numeri e di comportarsi come dei nevrotici drogati in astinenza da due giorni.La giornata fu così vuota e difficile da riempire per il moro senza le due cameriere, cosicché fu costretto a ripiegare sull'astronomia, lasciando dopo poco perdere. I suoi dubbi lo assillavano e, tra l'altro, una domanda spesso si faceva presente "E se Ariana venisse a sapere di tutto ciò?".
Nelle sue paranoie, poteva capitare che Ariana riuscisse a gestire quel problema col filo, lo richiamasse, percepisse all'istante il suo stato d'amore e reclamasse spiegazioni. Aveva paura che lo avrebbe odiato e schifato, rinnegato e gli avrebbe urlato contro parole aspre e dure.
Si sentì tremare a quei pensieri orribili e qualche lacrima gli sfuggì.<Però... Ariana potrei non incontrarla mai più. È brutto da dire ma è così e poi... è la mia compare, è la persona a cui voglio più bene e la cosa è reciproca, mi accetterebbe sicuramente!> si disse a voce bassa, come a darsi forza.
<E poi... al cuore non si comanda.> aggiunse con un sospiro, buttandosi sul letto in quella casa senza dentro il padrone.Infatti Jonathan era al lavoro o meglio... era alla sua scrivania ma stava assillando Jack di domande e ansie al telefono. Ogni tanto Jonathan si chiedeva come l'amico potesse sopportarlo sempre e quella mattina fu una di quelle volte. Chiedendolo a voce alta, gli giunse in risposta una risata ed un: <Sei come un fratello per me e un figlio per i miei genitori. Sei parte della mia famiglia, e la famiglia si perdona sempre perché ciò che lega è più forte di ciò che divide.>
<Belle parole... peccato che per me non sia proprio così> borbottò il cacciatore, alludendo alla sua situazione familiare. Sentì Jack come sbuffare e poi aggiungere: <Procediamo per passi Jon. Prima o poi vedremo di occuparci anche della "famiglia", visto che c'è speranza che tu faccia uscire i tuoi sentimenti e ti possa spiegare... Ma per ora pensiamo al problema "amore" che, ehi, questo ragazzo prima o poi me lo dovrai far conoscere!>
<Se mai stupidamente vorrò farlo introdurre alla cerchia dei miei "conoscenti", tu saresti il primo dato che sei mio amico.> si arrese Jonathan, sollevato di morale da Jack.
Diamine, quell'essere era capace di confortarlo come pochi!<Io sono l'essere più bello e fantastico sulla faccia della Terra, ovvio che dovrei essere il primo! Comunque... ora ti devo lasciare. Devo andare dalla mia Ariadne, che sta per fare una sorta di conferenza in cui esporrà il suo primo libro, cioè una storia fantasy con sottotrame d'amore molto poco stile classici polpettoni rosa. Ah, l'adoro! Sa rendere cose così semplici, trite e ritrite nuove ed originali!> e probabilmente Jack si sarebbe perso a decantare per ore le abilità di scrittura della fidanzata se Jonathan non lo avesse interrotto con un: <Ehi, queste parole dille alla tua fidanzata. In bocca al lupo a lei: in quell'unica volta in cui l'ho vista mi è parsa una ragazza a posto e quindi forse non scrive cretinate, con ogni probabilità. Comunque ciao.>
<Oh, è vero. Ciao.> e con quel tono gaio Jack chiuse la telefonata.Jonathan, solo con sè stesso e i suoi pensieri, si immerse nel lavoro, sperando di scacciare temporaneamente i suoi problemi.
Entrambi tentarono a fare ciò e ci riuscirono per un pochino, rimanendo comunque con un'enorme agitazione. Quasi speravano che quella sera non sarebbe mai dovuta arrivare ma, si sa, quando vuoi con tutto te stesso che una cosa vada per un verso, essa andrà per l'altro. Infatti la giornata passò velocemente, fin troppo a detta loro, e si fece in poco tempo sera.
Il Sole manifestò il suo solito e poetico saluto di arrivederci, con il suo tramonto dai colori caldi che man mano scemavano. Con quella tenue luce a filtrare dalla finestra della camera, e la luce artificiale ma di toni caldi della lampadina nella stanza, mangiarono in silenzio della pizza d'asporto ordinata dal cacciatore.
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Il mio piccoletto
Teen Fiction~Un mondo diverso, dove esistono kittens, esseri metà umani e metà gatti; i quali sono cacciati e, da schiavi, devono soddisfare i desideri del loro padrone, spesso e volentieri... sessuali.~ Thomas è un kitten che vive basandosi sul non farsi cattu...