Capitolo 43

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Quando i due compari si separarono dall'abbraccio, Thomas si ombrò in volto.
Non poteva pensare a sè stesso, doveva pensare alla salvezza degli altri.
Doveva convincerli ad andarsene via da lì, verso un'altra area periferica per salvarsi.

<Thomas, che problema c'è?> chiese Luke preoccupato.
La gioia generale calò drasticamente alla domanda a voce alta del primo kitten e al volto funereo del secondo.
Thomas sospirò.

<Prima... ero serio.> iniziò il moro, prendendosi la coda fra le dita e torturandola. L'aveva fatto fin troppo spesso quel gesto e sempre con Jonathan che c'entrava direttamente o indirettamente.

<Serio su... loro?> domandò Ariana, spaventata.
Thomas annuì.

<Ma... come è possibile che tu sappia ciò? Come è possibile che tu sia davvero qui? Io... io...> ribatté Nick, nervoso e guardando Thomas con scetticismo ancora una volta.
E sinceramente il moro comprendeva quei sospetti, anche se Nick le occhiatacce incondizionate di tutti i bambini e di Ariana nel giro di un secondo.

<Però ha ragione... come hai fatto ad arrivare fin qui?> chiese James, fissando il proprio sguardo in quello smeraldino del più piccolo.
La sua mente lavorava veloce, alla disperata ricerca di una soluzione.

<Io...> provò Thomas, sospirando.
Sperava di dare l'impressione di chi stava raccogliendo le brutte esperienze per raccontarle per, con ciò, mascherare il semplice voler temporeggiare.

<Io... sono riuscito a non farmi tenere rinchiuso in una camera. Sono... ero uno schiavo che poteva gironzolare per la casa del cacciatore, solo se sotto sorveglianza di uno dei suoi mille inservienti personali.> introdusse, dicendo balle su balle.
Lui poteva gironzolare da tempo tranquillo per la casa, non poteva uscire da solo per evitare i pericoli e gli sguardi di chi passava, se sfiga voleva, proprio nel momento in cui usciva.

<E allora come hai fatto a fuggire? O solamente a sentire di Jonathan Right, della sua collaborazione con i Cats' Layer e del fatto che sarebbero arrivati qui? Come TU hai fatto a ritornare qui, senza sapere dove diavolo eri finito?!> domandò a stecca Nick.

Thomas chiuse gli occhi, mentre una colossale balla con fondo di verità gli si formava in mente. Sperava solo di riuscire ad essere convincente.
<Ho sentito J-... Right...> iniziò, quasi rischiando di tradirsi subito dicendo "Jon".

Ariana gli mise una mano sulla spalla, come ad incoraggiarlo ad andare avanti.
Quella calda e familiare presenza lo faceva sentire peggio nel mentire, ma d'altronde non era che una bugia a fin di bene, no?

<Al telefono. Ha detto diverse cose. Tra cui di una grande caccia, di un "rifugio" con qualche kitten adulto circa e tanti bambini. Ha anche detto qualcosa del tipo: "E sarà meglio che la tua combriccola dei «Cats' Layer» e quegli altri stupidi siano in orario domani a..." e aveva detto questo indirizzo, che mi ero immagazzinato nella memoria spaventato. Avevo paura stesse parlando di voi e, anche in caso contrario, volevo salvare quei kitten. Non volevo altri nella mia situazione. Quando l'ho sentito conversare per telefono ero un'attimo da solo in giro per il corridoio di casa.> parlò, mentre batteva leggermente a terra il piede nervoso, mentre torturava la coda fra le mani.
Non c'era prezioso tempo da perdere!
Dovevano andarsene tutti!

<E io... con diversi trucchi... sono riuscito a fregare una cameriera che stava portando un mazzo di chiavi dei veicoli a Jonathan e a scappare dalla finestra del bagno aperta. Per fortuna su quella moto di cui ero riuscito a fregare la chiave aveva il GPS ed eccomi qua.> spiegò, sperando che gli credessero.
<Thomas... io ti credo.> fece marziale Ariana, sorridendogli dolce.
Thomas si rassenerò: se gli credeva lei era fatta.

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