Capitolo 30

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La mattina dopo, quando Jonathan fu strappato dal mondo dei sogni a causa della sveglia, imprecò abbastanza a sottovoce, mentre il braccio schiacciava alla cieca il bottone per far smettere quel fastidioso rumore. Quello accaduto la sera prima ancora non gli era ritornato alla mente, ma gli bastò notare il kitten rosso, sveglio, e tra le sue braccia per fargli ricordare tutto.

Quel ricordo lo rallegrò in maniera considerevole, e schioccò un delicato bacio sul capo del kitten, tra i capelli neri e ribelli, proprio in mezzo alle orecchie.
<'Giorno, Jonathan...> fece in risposta il moro, schiacciandosi contro il petto del cacciatore. Quell'augurio flebile quanto un sospiro di vento in una giornata torrida gli invase il cuore e lo riscaldò, perché il suo nome era detto con amore.
Era detto con gentilezza, con rispetto, quasi come se a dirlo troppo forte o troppo spesso si sarebbe sciupato.

<Mi piacerebbe rimanere qui attaccato a te per ore, ma potresti scostarti, Thomas, così posso cambiarmi e andare al lavoro? Quella sveglia mica ha trillato alle 7:00 del mattino così a caso.> commentò ironico il cacciatore e Thomas si scostò, rimanendo comunque rintanato nelle coperte primaverili fin sopra al naso.
Una scena piccola e semplice quanto enormemente adorabile.

<Mi dispiace che tu debba andare a lavorare, Jonathan...> ancora il suo nome detto con una sfumatura così dolce, così bella da non parere reale.

Pareva quasi di risentire la voce della madre chiamarlo, ridacchiando di gusto ma imprimendo in quel semplice nome tanto affetto... quasi. Non era uguale, non per l'intonazione con cui il nome stesso era detto; quello pressoché era uguale... ma era con quanta forza quel nome gli arrivava in fondo al petto. L'amore di sua madre era imbattibile al momento: l'amore che lei gli aveva dato era così puro e disinteressato che anche nei momenti bui dell'adolescenza, quando ancora c'era, riusciva a riscaldarlo da dentro.

<A me invece dispiace che tu debba stare in casa da solo...> commentò il cacciatore mentre Thomas, come stizzito da quel commento, balzava a sedere sul letto. Le coperte furono mandate all'aria nel giro di un nano secondo, le orecchie si rizzarono totalmente e la coda prese ad agitarsi e a sbattere, producendo un lieve tonfo quando incontrava la coperta.
<Ma io ho New Girl, i miei appunti e Netflix! Tu devi proprio faticare!> ribatté il moro mentre Jonathan, pronto ad uscire da lì in pigiama per andare prima a mangiare, rifletteva che per una settimana avrebbe dovuto fare lui tutti i pasti, a meno che...
<Sai cucinare?> chiese al kitten.

Quest'ultimo, prima fu spiazzato dalla domanda dato che era totalmente fuori contesto.
Poi prese a torturare la coperta, rispondendo: <Ehm... qualcosina sì. E poi volevo chiederti se, insomma, potessi fare colazione con te...> mentre continuava a torturare la coperta che gli ricadeva sulle gambe. Il cacciatore la trovò una cosa estremamente tenera.
Repentino si avvicinò, gli baciò la punta del naso e decise: <Puoi venire di giù con me... ma non avrai nessun tipo di chiavi di questa casa e non ti dirò come togliere le sicure alle finestre, capito?>
Thomas annuì e, balzando giù dal letto a piedi nudi, lo abbracciò forte.

<Hai paura sia tutto un trucco, mh? Capisco... ora come ora anch'io sono confuso su cosa sia più importante e perciò non so come reagirei di conseguenza...> dichiarò il moro, capendo il messaggio sottinteso del ragazzo.
Jonathan gli accarezzò delicatamente la testa e chiese: <"Più importante" cosa?>
<Il mio sentimento per te o ciò che mi lega alla mia vecchia vita e alla mia vecchia grande famiglia.> sospirò Thomas, sentendo una morsa leggera opprimergli il cuore al pensiero di non rivedere mai più Ariana, Nick, James, Luke e i piccolini nella loro casa abusiva.

Un bacio gli fu scoccato fra le orecchie da gatto e a quello si distolse dai suoi pensieri, per poi sentire la voce bassa di Jonathan confortarlo: <Intanto puoi già girare per la casa e qualsiasi cosa tu faccia... basta che al mio ritorno non trovi nulla di distrutto o in fiamme.>
Il kitten ridacchiò e si appoggiò di più al petto di Jonathan, lo voleva fare da tanto e adesso che ne aveva l'opportunità lo avrebbe fatto spesso, fino forse a farlo diventare come un tic.

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