Jack arrivò al tavolo dove stavano gli altri e disse telegraficamente all'orecchio di Jonathan: <Thomas.Ora.> con un volto cereo ed un'espressione funebre ad accompagnare il tutto. Jonathan non esitò ad alzarsi, dire: <Scusate> e seguire il migliore amico in bagno. Quando arrivarono lì il pittore si assicurò che non ci fossero estranei e poi disse: <Thomas; Jonathan è qui>
<Jon...> un miagolio, letteralmente, provení dall'ultima cabina del bagno sulla quale Jonathan si fiondò, trovando una scena ancora più pietosa di quella vista da Jack.
<Il calore... Jon... Il calore...> biascicò il moro, raggomitolandosi ancora di più su sè stesso perché l'odore di Jonathan era ancor più invitante di uno qualsiasi come Jack perché il cacciatore era colui di cui, pure sentimentale, era innamorato. Jonathan capì al volo (essendo un cacciatore era a conoscenza di certi punti deboli dei kittens) e afferrò un poco di carta igienica che lanciò al kitten con l'ammonimento: <Mettitelo sul naso.> e il moro obbedì.
La carta igienica premuta contro il naso attutì leggermente gli altri odori, facendo recuperare un minimo di lucidità al moro; ma era davvero esigua perché pregò con voce supplicante: <Casa...>Il cacciatore, sapendo di compiere un grande azzardo, si avvicinò e cercò di sistemargli la camicia allacciandogli i bottoni che il moro si era slacciato per tentare di alleviare il calore. Thomas dovette chiudere gli occhi e ripensare a momenti orribili della sua vita per riuscire a non saltare addosso al cacciatore anche quando rimise alla bell'e buona la coda tra i passanti dei jeans per farla risembrare una cintura. Si sentiva la testa divisa in due, il corpo caldo e tremante dalla punta delle orecchie da gatto (ancora nascoste tra i capelli) fino ai piedi.
<Piccoletto, ti prego, resisti un altro po'. Adesso andiamo via, ma ti prego di lanciare via il pezzo di carta e prendere la mia mano al mio segnale; ok?> spiegò Jonathan e il moro annuì in stato semi-confusionale. Con la confusione che il suo corpo gli stava dando, il moro si sarebbe buttato da un burrone se il castano glielo avesse anche solo suggerito.
<Assurdo...> asserì Jack con un enorme sorriso più che nervoso e quello ricordò al cacciatore la sua presenza.
<Jack...> iniziò quest'ultimo mentre l'altro fece: <Cosa significa tutto questo?! Davvero...?> ma venne interrotto. Jonathan sapeva di starsi comportando male ma doveva. Doveva per il bene del fidanzato. <Jack, copri me e Thomas, dicendo che lui si è sentito male e che l'ho portato a casa sua e che sono rimasto con lui perché pareva grave. Lo so, ti sto lasciando senza spiegazioni questa sera ma ti giuro che se domani, a qualsiasi orario tu arriverai a casa mia e chiederai risposte, io te le darò... Ma adesso ho bisogno di aiuto. Ti prego.> fece Jonathan, mettendo a nudo tutta la sua ansia.
Jack non resistette davanti al suo migliore amico in quello stato così vecchio ma di una familiarità mancata per così tanto tempo. Gli occhi neri non erano solo profondi e scuri, ma velati da un certo luccichio che non gli vedeva addosso da anni; forse da quando Maria Esposito era morta e Jonathan lo aveva supplicato di un abbraccio confortante. Quindi gli fu quasi naturale annuire e schizzare fuori dal bagno.
Perché se Thomas, umano o kitten che fosse, riusciva a tirare fuori parti di Jonathan Right (del vero Jonathan Right) così a lungo celate... forse ne valeva davvero la pena.Jonathan tirò un sospiro di sollievo mentre diceva al vento un flebile "grazie". Si disse che forse un amico così... giusto e disponibile non se lo meritava. Ma si riprese piuttosto in fretta perché il moro accanto a sè emise un miagolio soffocato: Thomas non aveva la minima idea di quanto avrebbe potuto ancora reggere.
<Thomas...> lo richiamò Jonathan e lui alzò lo sguardo appannato verso il fidanzato che gli tendeva la mano. <Al mio via. Tre... Due... Uno... VIA!> e Jonathan afferrò il polso del kitten il quale si lasciò tirare su e trascinare, mentre il pezzo di carta igienica abbandonava il suo naso e cadeva a terra. Usciti dal bagno Jonathan si fece spazio a suon di gomitate e maleducati "Levati" e "Spostati", mentre il moro pensava di essere diventato una bambola di pezza sballottolata qua e là anche se ringraziava il cacciatore che, se non lo avesse trascinato tutto il tempo, lui di sicuro si sarebbe inchiodato attratto da un odore in particolare. Arrivati fuori l'aria fresca lo investì e gli diede quel minimo di lucidità per stringere più forte la mano a Jonathan, sorridere dolcemente ad occhi aperti (e terribilmente annebbiati) e sussurrare senza miagolare: <Jon...>.
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Il mio piccoletto
Teen Fiction~Un mondo diverso, dove esistono kittens, esseri metà umani e metà gatti; i quali sono cacciati e, da schiavi, devono soddisfare i desideri del loro padrone, spesso e volentieri... sessuali.~ Thomas è un kitten che vive basandosi sul non farsi cattu...