{ sεcοnδα sτοrια }
Cuore di pietra.
Volontà di ferro.
Lei é l'ultima Falconiera .
La piccola e giovane Clarissa ha vissuto di tutto. Ha visto cose orribili in ogni angolo. Cose che nessun essere umano dovrebbe vedere. É sopravvissuta ad ogni sera...
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Ho il respiro affannato mentre alzo la balestra verso la figura scura di Alec. Restiamo fermi, immobili come due statue. Le mie dita che indugiano sul grilletto dell' arma. Osservo i raggi lunari che disegnano il contorno della sua figura. Il suo potere che mi manda in pappa il cervello. Uno stato di stordimento si fa di nuovo strada in me. Scuoto la testa, risvegliandomi da quello stato di trance, ma facendo ciò perdo di vista Alec. Mi metto a sedere, abbassando l'arma. Mi guardo intorno, scrutando le tenebre che mi circondano. Quel gusto dolce che caratterizza il suo potere mi scivola ancora in gola, ciò significa che é ancora vicino. Mi alzo e giro su me stessa, pronta ad ogni possibile attacco da parte della fata. Piego le ginocchia, affondando i piedi nel terreno umido, e alzo la balestra. Il silenzio più inquietante che abbia mai sentito mi circonda facendomi accapponare la pelle. Le ciocche, sfuggite dalla treccia, mi sfiorano il viso congelato e mi coprono la vista ogni volta che giro la testa. Mi mordo il labbro inferiore, nascondendo il colore violaceo che sta assumendo. << É me che cerchi, Will? >>, esclama una voce alle mie spalle. Una voce roca e maschile che mi chiama con il diminutivo del mio cognome. Mi volto, la balestra in pugno e l'indice che preme sul grilletto. Il primo dardo viene lanciato nel punto esatto da cui proveniva la voce. << Hai davvero una pessima mira >>, mi deride. Si sposta velocemente, senza nemmeno darmi il tempo di concentrarmi su di lui. Mi stuzzica, ride del mio essere troppo lenta. Sorrido, il cuore che pompa a mille. Sto perdendo la pazienza. I dardi che tagliano l'aria, mancandolo. << Andiamo, Will, sono qui. >>, sussurra fermandosi. La sua figura alta, eclissata dall'ombra di un grande albero, si appoggia alla corteccia ruvida incrociando le braccia al petto. Posso immaginare il suo solito sorriso malizioso che gli increspa le labbra. << Punta, avanti. Sono un bersaglio fermo adesso. Avanti, colpiscimi. >> << É una proposta allettante, Stewart >>, sussurro, mentre il ronzio del caricatore mi riempie le orecchie.
La balestra, di proprietà dei miei genitori ma sistemata da me, si ricarica automaticamente di dardi, le cui punte sono progettate per aprirsi a contatto con sangue fatato e rilasciare una certa dose di seilgflur. Una dose abbastanza per metterli fuori gioco per un po'.
<< Appunto, non puoi rifiutare. Avanti, Williams, colpiscimi. >>, sussurra. La fata fa un passo avanti. I raggi lunari puliscono i suoi lineamenti fatati dai residui di ombra. Alec Stewart é la fata più arrogante, saccente ma incredibilmente irresistibile che abbia mai incontrato...e lui lo sa. Allarga le braccia, lasciando allo scoperto il petto fasciato da una maglia nera. Sul viso ha dipinto un sorriso malizioso. << Cosa aspetti, cacciatrice. >>, aggiunge. Il sorriso che si allarga, mostrando le due fossette che gli incavano le guance. Inspiro e alzo la balestra. La fata si ferma al centro della raduna. Allineo l'occhio con il mirino e allineo l'arma con la fata. Espiro. "Mi sta mettendo alla prova, non fa altro nelle ultime settimane. Fa attacchi a sorpresa, addestramenti più violenti. Questa é solo l'ennesima prova. Vuole provare se ho davvero il coraggio di sparargli", penso. Espiro più profondamente. << Avanti, non ho tutto il tempo del mondo. >>, sussurra spazientito. Sorrido. << Ti accontento allora. >> Premo il grilletto e abbasso l'arma. Il dardo taglia l'aria producendo un lieve fruscio e piantantosi nel tronco ruvido dell'albero.
Un'ombra mi passa davanti agli occhi e, quasi immediatamente, le mani di Alec si posano sui miei fianchi. << Non pensavo che mi avresti sparato per davvero. >>, mi sussurro all' orecchio. Chiudo gli occhi e faccio pendere l'arma dal polso. La balestra mi batte contro il ginocchio più volte. Chiudo e apro le mani per il nervosismo. << Mi dici sempre di non impugnare mai un'arma se non ho l'intenzione di sparare. >>, borbotto togliendo le sue mani su di me. << Ah, quindi a volte mi ascolti. Sono sorpreso. >> << Si, a volte. Quando mi conviene. >>, borbotto voltandomi verso di lui. Metto la balestra tra noi due. La punta dell'arma che affonda nel suo torace. Le mie dita che si fermano sul grilletto. Alzo il mento, studiando il suo viso. Lui mi osserva con i suoi occhi verdi. Studia ogni mio movimento, ogni mia esitazione. Inclino la testa e l'osservo più attentamente. << Stai cercando di farmi finire i dardi, vero? >> Lui alza il viso verso un pezzo di cielo che non é nascosto dal fogliame. Il cielo blu scuro è punteggiato da miliardi di punti bianchi luminescenti. Sembra che qualcuno abbia passato un dito sulle setole di un pennello, facendo spruzzare la vernice bianca in tante macchioline. Di nuovo un lieve prurito prende possesso delle mie mani. Sono giorni che non disegno. Non ho più avuto tempo per quell'attività che mi rilassa. << E chi dice che non l'abbia già fatto.>>,dice riportando la sua attenzione su di me. Riporto lo sguardo su di lui e lo guardo contrarre la mascella. << É impossibile che il caricatore sia già scarico. >> << Prova, allora. >>, dice facendo un cenno con il mento all'aria che ci divide. Senza farmelo ripetere due volte, premo sul grilletto ma un lieve scatto mi avviso che il caricatore é vuoto. << Maledizione. >>, sussurro lasciando cadere l'arma e stringendo il dorso del naso tra l'indice e il pollice.
Il rumore dei suoi passi sulle foglie secche riecheggia nella raduna. Sospiro, lascio cadere le braccia e scosto il giubbino. Appendo la balestra, orami inutile, ai passanti del pantalone. Copro l'arma con i lembi del parka e incrocio le braccia al petto. << Hai sempre meno pazienza. >>, sussurra dandomi le spalle. La fata infila le mani nelle tasche dei pantaloni e fa scocchiare le ossa del collo. << Io non ho mai avuta pazienza. >>, ribatto facendo un passo verso di lui. << Allora devi creartela al più presto. La pazienza é tutto nella caccia. >>, mormora. Lascio che le sue parole riecheggiano nella raduna. Non so come ribattere. So che ha ragione. Mio padre me lo diceva sempre. Solo con il disegno riesco ad essere paziente. In quel lasso di tempo é come se fossi in un altro mondo. Un mondo dove esisto solo io e il mio blocco. Un mondo fatto di silenzio, in cui morte e fate e segreti non esistono. Sospiro ripensando al mio blocco nascosto nella mia sacca da viaggio.
Riempio la distanza che ci separa con un paio di falcate. Mi posiziono affianco a lui e lascio vagare sulla superficie argentea del lago. Lo stesso lago che settimane fa è stato lo scenario del mio incontro con Yvonne; una baobhansìdh. Le baobhansìdh, o la Dama Verde, sono le date più spregevoli che possono esistere. Sono fredde e calcolatrici più delle altre e sono le uniche che si attaccano tra di loro. Queste fate sono capaci di portare la propria stirpe alla distruzione pur di ottenere ciò che vogliono. Mi porto una mano sulla guancia destra. Mi sono rimaste solo delle piccole macchioline scure a segnarmi la pelle, le ennesime cicatrici. << Will, non muoverti. >>, sussurra Alec portando una mano sul mio braccio. Lascio stare i ricordi e mi concentro sul suo tocco. Abbasso la mano e alzo lo sguardo. Lui osserva un punto fisso senza lasciare la presa sul mio braccio, anzi stringe ancora di più. Riporto lo sguardo sulla superficie del lago. Osservo la luna che si specchia in quelle acque limpidi. Mi fermo al centro del lago. In quel punto le acque sono più scure, come se ci fosse un'ombra. Alzo lo sguardo e, pezzo dopo pezzo, scopro la figura di un cavallo fermo ad osservarci con i suoi occhi privi di vita. Un cavallo grigio la cui criniera gronda acqua. Ma, la cosa che più mi stupisce sono gli zoccoli che sfiorano la superficie dell'acqua. Porto una mano sul dorso della mano di Alec. Sento il suo sguardo su di me per quell' improvviso contatto. Rimango immobile, con lo sguardo fisso su quel cavallo. Dalle mie labbra sigillate mi sfugge una sola parola: << Fata. >>