TRENTOTTO

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QUESTO FASTIDIOSO INVOLUCRO

La voce della donna si affievolisce pian piano

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La voce della donna si affievolisce pian piano. Stacco, lentamente, la mia guancia dalla sua mano e lancio uno sguardo confuso al portone. Tendo bene le orecchie. Da fuori non provengono altri rumori. Siamo di nuovo immersi nel silenzio. Lancio uno sguardo ad Alec, i suoi occhi verdi sono fissi sul legno scuro del portone.
<< Cos'era? >>,sussurro. Lui mi fa segno di tacere e mi attira di nuovo a se. Tendo bene le orecchie e riesco a captare solo una lieve melodia. Una melodia così triste e logorroica. Mi giro tra le braccia di Alec e mi ritrovo a premere la schiena contro il suo petto. Lui posa le mani sulla mia pancia. Lancio uno sguardo confuso alle dita delle sue mani intrecciate. Mi divincolo per un breve momento, ma lui non é intenzionato a lasciarmi andare. Lancio uno sguardo al portone. La voce della donna si sta facendo sempre più forte e più chiara. Mi allontano da lui e mi avvicino al portone. Alec mi tocca una spalla, ma io mi scrollo la sua mano di dosso. Riapro lo spiraglio di luce che aveva creato Alec. Sbircio le scale ghiacciate e la panchina rossa. Tutto mi sembra al posto giusto, eppure c'è qualcosa di strano. Apro di più il portone, una mano posata sull'impugnatura del balestrino.
<< Will? >>, mi chiama la voce di Alec. Lo ignoro completamente e cerco di dare un'occhiata al cortile, ma non ho neanche il tempo di mettere il naso fuori che vengo tirata dentro. Mi ritrovo le spalle contro il muro e gli occhi di Alec fissi su di me.
Apro la bocca pronta ad urlargli i peggiori insulti che mi vengono in mente, quando una voce molto familiare mi interrompe.
<< Signor Stewart? >>
Vedo gli occhi di Alec spalancarsi per lo stupore, i miei credo che abbiano appena compiuto la stessa azione. È la prima volta che vedo Alec stupirsi di qualcosa. Sto notando tante cose di Alec stasera. Lui ingoia a vuoto e abbassa lo sguardo.
<< Alexander? >>, lo chiama la direttrice. Lui non alza lo sguardo su di me quando esce fuori. Mi precipito verso il portone, ma quello mi viene chiuso in faccia. Appoggio la fonte contro il legno ruvido e tendo le orecchie per poter captare qualche parola. Per un primo momento non riesco a captare nulla. Chiudo gli occhi e premo la fronte contro il legno. La voce roca di Alec mi arriva nitida e forte.
<< Non so cosa voglia dire >>.
<< Non fare il finto tonto, Alexander, sono stata anch'io un'adolescente. So cosa ci facevi al dormitorio delle ragazze a quest'ora >>, gli risponde la direttrice. << Vieni ti accompagno nel mio ufficio >>, aggiunge dopo una breve pausa. Dopo questo breve scambio di battute prosegue un silenzio lacerante. Un silenzio troppo lungo e troppo pesante. Sento delle risate al piano superiore. Delle risate spensierate che riecheggiano nell'atrio. 
"Com'è ironico",pensa una parte di me. " Noi stiamo per affrontare uno scontro. Io potrei morire. E gli altri ridono. Le stesse persone a cui dovrei salvare la vita, a cui dovrei risparmiare una morte lunga e dolorosa. Le stesse persone che mi deridono e mi credono una psicopatica", increspo un lieve sorriso sarcastico mentre questi pensieri mi si formulano nella mente. " Come si deve divertire il destino a prendermi per i fondelli. La mia vita sta andando in frantumi e il mondo continua a girare. Tutto sta crollando e i giorni continuano a scorrere".
Poso una mano sulla maniglia, con una mano stringo l'impugnatura del balestrino. Questo silenzio mi sta tormentando. Mi sta lacerando dentro. Apro di poco il portone. La fessura mi permette di vedere l'ampia schiena di Alec. La fata tiene le mani infilate nelle tasche dei jeans e scruta le scale. La direttrice l'osserva con la fronte aggrottata. Mi chiedo il perché non gli stia urlando contro, ma questa domanda dura poco. Osservo più attentamente la figura della donna. La direttrice porta i lunghi capelli scuri sciolti sulle spalle scoperte, la vita é coperta da un meraviglioso corpetto verde smeraldo con dei ricami color argento, le gambe sono nascoste da una vaporosa gonna dello stesso colore del corpetto. Le braccia, incrociate al petto, sono scoperte e le mani sono rivestite da dei guanti di cuoio. Sembra una di quelle ragazze dell'epoca vittoriana appena uscita da un libro fantasy. La donna tiene il suo sguardo di ghiaccio puntato sulla fata. Alec non risente per nulla quello sguardo, continua a tastare indifferente lo scalino.
<< Stewart, scendi immediatamente >>, tuona la voce severa della direttrice. Alec alza appena la testa. Sembra che voglia sfidarla. Posso immaginare l'espressione di menefreghismo dipinta sul suo viso. C'è un breve scambio di sguardi. Un lieve scambio di sguardi in cui io mi chiedo cosa stia succedendo, e non solo al secondo piano. È tutto così strano. Ho una strana sensazione che mi scivola sottopelle e mi ghiaccia il sangue nelle vene. Mi fa rizzare i peli delle braccia. È strano il modo in cui Alec mi ha baciato, come se ne valesse della propria vita. È strano il modo in cui la direttrice é vestita, come se provenisse da un altro mondo. È strano il modo in cui cammina, come se zoppicasse.
Sgrano gli occhi.
Perché zoppica?
La direttrice é famosa per la sua postura dritta e severa, ma ora sembra stia strascicando i piedi al suolo. Alec posa un piede sul gradino sottostante e si volta verso di me. Scuote la testa quando mi nota, come se sapesse cosa ho in mente. Scende silenziosamente le scale. Il mio cuore prende a battere all'impazzata. Osservo la fata raggiungere la direttrice. Osservo il viso della direttrice,un leggero tic le deforma la parte sinistra del viso. Serve solo un leggero tic per rivelare chi é in realtà. Serve solo un leggero tic per trasformare i miei dubbi in certezze.
La donna posa una mano sulla spalla di Alec e gli rivolge un sorriso falso. Osservo il pomo d'Adamo di Alec scattare verso l'alto.
Senza staccare lo sguardo dalla scena, tolgo il balestrino dalla cintura. Mi precipito fuori, il braccio sinistro steso e l'arma ben ferma, e chiudo il portone alle spalle.

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