VENTITRE

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UN ADDIO TEMPORANEO

Ruoto il polso e lancio un'occhiata ai numeri che mi sono segnata sulla pelle

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Ruoto il polso e lancio un'occhiata ai numeri che mi sono segnata sulla pelle. Premo l'indice sul primo numero è questo emette un suono acuto che riecheggia nell'atrio vuoto. Alzo lo sguardo sul display illuminato e osservo la linea retta dell'uno e mi chiedo, per l'ennesima volta, se sono sicura di fare questa telefonata. Chiudo gli occhi e rilascio un lungo sospiro.
Sì, devo proprio chiamarli.

Apro gli occhi e continuo a comporre il resto del numero di telefono di Monica. Ci ho pensato e ripensato a quello che dovevo dire, ma niente mi sembrava sensato. Tra l'altro, Derrick non mi é stato per niente di aiuto. Ieri sera, approfittando dell'assenza di Arabella e del fatto che né io e né Derrick riuscivamo a prendere sonno, ci siamo messi a parlare di quello che stava succedendo. Dopodiché, a Derrick é venuta la brillante idea di improvvisare un dialogo tra me e Monica, per vedere cosa le dovevo dire, ma l'esperimento non é riuscito. Ditemi voi come poteva riuscire con un pixie demenziale che mi ritrovo. Per i primi due minuti é andato tutto come si deve, ma dopo sono arrivati i problemi : mentre io cercavo delle scuse plausibili, Derrick iniziava a rispondermi con vocine stridule e frasi senza senso. Dopo due minuti di continue urla da parte mia e frasi sconnesse da parte sua, Derrick ha iniziato a russare come se non ci fosse un domani. Alzando gli occhi al cielo mi sono diretta al comò e gli ho spento la luce della lampada. Nella stanza si notava solo i pochi raggi lunari che filtrano dalle tende chiuse e l'aura dorata di Derrick. Ero completamente al buio, ma neanche questo mi ha fatto prendere sonno. Quando mi sono stesa sul letto mi sono ritrovata a fissare le tenebre, desiderosa di chiudere gli occhi. Ma, i pensieri erano troppi e la paura di essere uccisa o peggio di fare incubi era troppa.
E così, ora mi ritrovo con due occhiaie grigie sotto gli occhi e la faccia più pallida del normale.

Mi porto la cornetta all'orecchio e poggio la schiena contro il muro della nicchia. Mi stringo un braccio contro il torace e studio l'atrio nella sua immensità. Punto lo sguardo sul portone scuro della biblioteca, sperando che qualcuno esca. E con qualcuno intendo Alec. Non lo vedo da questa mattina e voglio parlare di quello che mi ha detto l'altro giorno in mensa, voglio approfondire la conversazione. Una parte di me, non so quale e quanto importante, vuole conoscerlo meglio, ma la mia parte di cacciatrice dice che é un immenso errore. Abbasso lo sguardo sulla mano sinistra, i polpastrelli completamente sporchi di grafite e le unghie mangiate fino a farle sanguinare. Questo é quello che faccio quando sono nervosa : mi mangio le unghie e disegno cercando, in qualche modo, di allentare la tensione.
Ma, ora, soltanto tenendo questo aggeggio di plastica in mano mi sento sull'orlo di una crisi di panico.

Sto quasi per riattaccare e ritornare in camera, quando una voce maschile mi fa risvegliare dai miei pensieri.
<< Telefono di Monica Ruberto, chi parla? >>, chiede con la voce impastata dal sonno. Accenno un sorriso al suono della sua voce. Per un breve istante sento la tensione scivolarmi di dosso.
<< C'è nessuno? >>, chiede schiarendosi la voce. Chiudo gli occhi e per un istante mi immagino a casa. << C'è nessuno? Giuro che se é uno scherzo io ... >>.
<< Michael, sono io, Clary >>, lo interrompo prima che possa innervosirsi. Per un po' cala il silenzio. Sento i suoi respiri attraverso la cornetta del telefono. Mi stacco dal muro e mi volto verso la tastiera del telefono. Apro gli occhi e osservo i numeri sul display del telefono.
<< Mike? >>, lo chiamo.
<< Che hai combinato questa volta, Little C? >>, mi chiede con voce roca. Noto che dalla sua voce ora sia scomparsa ogni traccia di sonno.
<< Mike, non sono affari tuoi >>, mormoro.
<< Non sono affari miei >>, ripete. << La direttrice ha mandato una lettera ai miei genitori e dalle loro facce non credo che ci siano buone notizie, quindi Clary, cosa hai combinato? >>
<< Michael, non ti voglio coinvolgere >>
<< Come fai a non coinvolgermi se sono già coinvolto! >>, urla. Allontano la cornetta dal mio orecchio e le lancio un'occhiataccia, come se Michael possa vedermi. La riappoggio contro l'orecchio solo quando sono certa che lui non urli più.
<< Michael, per favore, passami Monica >>, sibilo ignorando il suo urlo di poco prima.
Lui bisbiglia qualcosa che non riesco a comprendere e poi sento la sua voce che chiama Monica. Sento la parola " mamma" che viene urlata più volte e dei bisbigli di sottofondo, come se stessero discutendo.
Poi, sento la voce cristallina di Monica << Sì? >>, chiede dall'altro capo del telefono.
<< Ciao, Monica >>
<< Clary, ciao >>, ripete la donna. << É tutto okay lì? >>, mi chiede.
<< Lo sai che non é tutto okay >>, sospiro posando la fronte contro la tastiera.
<< Già, lo so, ma non da te >>, sbotta. Lo sapevo che si sarebbe arrabbiata per il fatto che non l'ho chiamata prima. << Sai com'è stato ricevere quella lettera e venire a sapere, per l'ennesima volta, che sei accusata di omicidio? >>
<< Monica, io... >>, cerco di difendermi scuotendo la testa, come se lei possa vedermi.
<< Non venirmi a dire che non sei stata tu, Clary. Ne abbiamo abbastanza, ormai >>, sussurra. << Questa volta ti hanno allontanata per un po', ma se ricapita lo sai cosa succede e non credo che vuoi rivedere quel posto, Clarissa >>, sbotta senza darmi il tempo di ribattere.
<< Mi dispiace, okay, non volevo >>, sbotto. Credevo che mi avrebbe urlato contro, invece rimane in silenzio. << Ho sbagliato, ne sono consapevole, e mi dispiace da morire. Ho sbagliato a non chiamarvi, ho sbagliato ad avervi tenuto fuori da tutto questo, ma credevo che eravate arrabbiati con me >>, provo a giustificarmi.
<< Arrabbiati con te? Ora siamo arrabbiati con te, Clary >>, sospira.

THE FALCONER 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora