TRENTUNO

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FILAMENTI VELENOSI

<< Davvero, quel pixie deve darsi una calmata >>, aggiunge senza staccare lo sguardo dalla finestra

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<< Davvero, quel pixie deve darsi una calmata >>, aggiunge senza staccare lo sguardo dalla finestra. << Secondo me assume troppo zucchero >>.
Un leggera risata mi sfugge dalle labbra. L'immagine di Derrick che inizia a blaterale cose senza senso con Alec mi diverte troppo. Ora so che non sono io quella esagerata: quel pixie é davvero troppo vivace!
Alec mi rivolge un'occhiata di rimprovero.
<< Si può sapere cosa é successo? >>, chiedo cercando di camuffare una risata con un colpo di tosse, ma facendo ciò le ferite ricominciano a pizzicarmi. Cerco di trattenermi dal grattarmi le ferite.
<< É successo che quella sottospecie di topo é piombata in camera mia stamattina ed ha iniziato a parlare molto velocemente. Gesticolava così animatamente che facevo difficoltà a seguire quello che diceva... >>, chiude gli occhi e alza le sopracciglia. <<... Okay, per quello e per il fatto che erano le cinque di mattina >>.
Quando li riapre e incrocia i miei riesco a leggervi la stanchezza che li vela. Poso le mani in grembo e sbatto le palpebre cercando di far svanire tutti quei puntini neri. Mi sento improvvisamente stanca. Forse perché non ho dormito abbastanza in questi giorni.
<< Comunque, quello che ho capito, é che un certo brownie gli ha riferito che hai avuto uno scontro di recente >>. Alec poggia la schiena contro il muro e
continua a prestare attenzione alla pioggia. Passa una mano tra i capelli bagnati e incrocia le braccia al petto.
<< Maureen >>, sussurro ricordandomi il mio incontro con quel brownie di
cui Derrick ha una cotta.
Alec mi lancia un'occhiata stranita, ma continua il suo racconto senza fare domande. << Così mi ha chiesto di venire a vedere come stavi; lui non voleva perdere di vista Meghan >>. Distoglie subito lo sguardo, senza darmi il tempo di capire l'emozione che vela i suoi occhi. Inizia a vagare per la stanza. Senza nessun preambolo, si avvicina alla libreria e inizia ad ispezionare i libri che sono posati sulle mensole. Sono tentata di dirgli di togliere le mani dai miei libri e dirmi cosa vuole, però mi mordo la lingua e lo osservo. Trovarsi qui in piena notte o litigare con Mike non sembra metterlo neanche lontanamente a disagio.
<< Che roba é? >>, chiede con il volto deformato da una smorfia di disgusto. Osservo le sue dita sollevare il coperchio di vetro di una candela. Porta l'oggetto al naso e ne annusa il contenuto. Arriccia il naso e mi lancia uno sguardo alzando il sopracciglio.
<< Non pensavo fossi il tipo da vaniglia >>, dice leggendo l'etichetta del contenitore. La verità é che io odio la vaniglia. Quella candela ce l'ho solo perché l'ha fatta Jo quando abitavo a Skye. La conservo per ricordarmi di lei e di tutte le stupidaggini che facevamo in giro. Ripone la candela sulla mensola e si volta per ispezionare i miei vinile posti su una mensola.
<< Ho cercato di convincerlo a venire lui da te. Ero certo che la sua visita ti avrebbe fatto più piacere >>, mentre lo dice mi lancia uno sguardo con la coda dell'occhio. Ovvio che mi sarebbe piaciuta una visita da parte di Derrick. Almeno lui non avebbe minacciato Michael di strappargli gli occhi.
<< Ma lui é rimasto della sua posizione; voleva rimanere all'Istituto per tenere sotto controllo la situazione >>.
Accidenti a Derrick. Mi pento sempre di più di non averlo portato con me. Almeno adesso non starei in queste condizioni : lui mi ha sempre medicato le ferite più gravi.
Poso le mani sulle caviglie incrociate. Alec prende in mano un vinile dei Blink-182 e ne legge i titoli delle canzoni, poi apatico come sempre prende quello dei Green Day.
<< E così sono venuto qui. Sono meravigliato di due cose : uno che tu abiti con un Veggente e due che tu sia ancora viva. Quel brownie aveva detto a Derrick che sembravi morta ad un certo punto >>. Posa il vinile e poggia la schiena contro il muro. << E devo dire che ha ragione. Non hai una bella cera >>, afferma dopo che mi ha osservato per un po'.
Ma che hanno tutti con il mio aspetto?
Sono soltanto leggermente più pallida del solito e si intravedono delle occhiaie sotto gli occhi, non credo di essere così tanto orribile.
Apro la bocca, pronta a ribattere, ma all'ultimo minuto un eccesso di tosse mi costringe a piegarmi in due. Ho la gola gonfia e deglutire é difficile. Mi porto una mano alle labbra e qualcosa di viscido mi inizia a bagnare i palmi.
<< Will, tutto okay? >>, mi chiama Alec staccandosi dalla parete. Annuisco e mi appoggio a un cuscino finché la tosse non passa. Abbasso uno sguardo sulla mano e con stupore noto che il palmo é macchiato da uno sostanza color cremisi. Mi appresto a pulire la mano con un fazzoletto, ma é troppo tardi. Alec lo nota e si siede sul letto. Mi sfiora il dorso della mano con le dita.
<< Che diamine é successo l'altra sera? >>, mi chiede con la voce più seria di prima.
<< L'hai appena detto tu : ho avuto uno scontro >>, ribatto massaggiandomi le tempie. Questo mal di testa mi sta uccidendo!
<< Avrò preso l'influenza; quella sera si gelava >>.
Lui distoglie lo sguardo dal mio. Distende le gambe davanti a sé e posa lo sguardo sulla porta. Non mostra nessuna emozione che mi fa capire se ha creduto alla balla. Il silenzio cala si sulla stanza ad un certo punto. Distendo le gambe sul letto, sentendo i muscoli indolenziti. Mi lascio scivolare sul materasso e chiudo gli occhi, desiderosa di non vedere più quei puntini che mi offuscato la vista.
<< Will, non sono un idiota. Vedi di non trattarmi come tale >>, borbotta di punto in bianco. << Cosa é successo quella sera? >>
Sospiro e sussurro : << Niente, ho avuto uno scontro con alcune fate. Ho riportato alcune ferite, ma... >>, sbadiglio e mi copro la bocca con una mano. <<... Niente di grave >>, aggiungo sussurrando. Poso una mano sull'addome e inizio a grattarmi le ferite. Apro gli occhi appena mi sento sul punto di addormentarmi. Sono così stanca!
<< Che fate erano? >>, mi chiede dandomi le spalle. Alzo lo sguardo sulla sua testa, stupita del fatto che ha detto" fate". Mi giro su un fianco e porto una mano sotto alla testa.
<< Cù sìdh >>, sospiro.
Lui si volta verso di me. Alzo lo sguardo su di lui. Dall'espressione che deforma i lineamenti del suo viso capisco che ha perso interesse nella porta.
<< Ah >>.
<< Ah? >>, sbotto. << Ho rischiato di morire e come reagisci? Ah? >>.
Alec non mostra nessuna reazione al mio scoppio d'ira. Mi guarda con calma, distaccato come sempre.
<< Ti avevo detto di portarti sempre quel maledetto pixie appresso >>, sibila. Si passa le mani sul viso, per poi fermarle davanti al naso. Come se stesse pregando. Aggrotto la fronte, chiedendomi perché é così preoccupato. Inspira forte e si stacca le mani dal viso. Si volta verso di me e intravedo, per un brevissimo istante, un bagliore strano nei suoi occhi. Colpa? Ma svanisce prima che possa dirlo con certezza. Quando Alec manifesta un'emozione lo trovo sgradevole. Mi sono abituata a gli esseri spregevole e meschini che sono le fate. Mi sono abituata alla loro freddezza. Quando Alec manifesta un'emozione, nella mia testa lo confondo con un normale adolescente. Il peggiore errore che una cacciatrice può fare : confondere una fata con un Mortale. Ogni volta mi devo ricordare che lui non é come me, che non ha davvero diciannove anni ma secoli e secoli. Chissà quante città ha visto sorgere e poi venire distrutte. Chissà quante Falconiere ha incontrato e quante ne ha uccise. Chissà quante guerre ha vissuto.
Ogni volta che penso a tutto questo, quel rapido battito di cuore diminuisce. Non posso provare niente per uno come lui. É soltanto l'ennesimo essere spregevole e meschino.
<< Ti hanno ferito? >>, mi chiede senza incrociare il mio sguardo.
<< Wow, Stewart, sei davvero preoccupato per me? >>, gli chiedo ironicamente.
Un piccolo sorriso gli incurva l'angolo destro della bocca.
<< É questo di cui ti preoccupi? Del mio interesse? >>
Mi giro supina e rivolgo lo sguardo al soffitto bianco. Accenno anch'io un piccolo sorriso.
<< Al momento é l'ultimo dei miei pensieri, questo >>.
Lui si volta completamente verso di me. Incrocia le gambe sul materasso e mi osserva dall'alto. Chissà a cosa sta pensando. Chissà perché vuole aiutarmi ad uccidere. Perché dovrebbe allenarmi ad uccidere i suoi simili?
Questa é una delle tante domande che mi ripeterò sempre nella testa. Non smetterò mai di farlo anche se lui mi fornisce una buona motivazione.
<< E tu, invece, di cosa ti preoccupi? >>, gli chiedo alzandomi sui gomiti. Appoggio la schiena al muro, mi mordo la lingua per non urlare dal dolore. Le ferite pizzicano da morire. Incrocio le gambe davanti a me e resto ad osservarlo. Lui inclina la testa, come per studiarmi. Restiamo per un po' così, troppo presa dai suoi occhi per muovermi. Troppo curiosa di sapere la risposta alla mia domanda.
Alla fine, quando capisco che non risponderà mai, mi alzo dal letto diretta verso la porta. E poi, d'improvviso, la vista mi si offusca e rivedo quei fastidiosi puntini davanti agli occhi. Inciampo. Cerco di afferrare la maniglia della porta, ma le mie dita scivolano. La mia pelle é talmente rovente che mi fa male e le gambe riescono a malapena a reggermi. Tossisco e tossisco e tossisco ancora, tanto che inizia a tremarmi tutto il corpo. Alec compare al mio fianco per sostenermi. Una mano posata sull'addome e un braccio attorno alle spalle.
<< Will, scotti >>. Mi allontana la mano dall'addome : le dita coperte di sangue. Mi rivolge uno sguardo pieno di preoccupazione e confusione.
Merda...

THE FALCONER 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora