{ sεcοnδα sτοrια }
Cuore di pietra.
Volontà di ferro.
Lei é l'ultima Falconiera .
La piccola e giovane Clarissa ha vissuto di tutto. Ha visto cose orribili in ogni angolo. Cose che nessun essere umano dovrebbe vedere. É sopravvissuta ad ogni sera...
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Percorro correndo lo spazio che mi separa dalle scale del dormitorio. La voce baritonale della guardia di ronda mi di fermarmi. Mi abbasso il cappuccio sul viso e continuo a correre, ignorando l'uomo che urla. Sento i suoi passi che schiacciano le foglie secche mentre mi insegue. Aumento l'andatura, ignorando la gola che mi brucia. Mi concentro sulla respirazione mentre attraverso di corsa i pochi gradini della scalinata. << Fermati ragazzina! >>, mi urla quando raggiungo il portone in legno. Impiego più del previsto per aprirlo. Mi tuffo dentro senza badare a quello che urla ancora l'uomo. Appoggio la schiena contro alla pesante porta in legno, la quale si chiude con un sonoro tonfo. Premo la nuca contro i complicati intarsi della porta e guardo il soffitto macchiato di umidità. Cerco di regolarizzare il respiro e di ignorare il dolore alle tempie. << Mi scusi per l'orario, ma la volevo informare che una ragazza ha...>>,sento dire dalla guardia, mi stacco dal portone prima che possa finire la frase. Mi tolgo il cappuccio dalla testa e scosto un ciuffo umido caduto davanti agli occhi. Attraverso l'atrio del dormitorio decorato da affusolate colonne diafane. Passo davanti ai noiosi e tristi quadri ad olio, ma stavolta non gli presto attenzione. Devo raggiungere in fretta il terzo piano. << Direttrice Blan- Sec. >>, la voce dell'uomo riecheggia nell' atrio poco illuminato. Attraverso con ampie falcate lo spazio che mi separa dalla prima rampa di scale. Poso il piede sul primo gradino prima di vedere il portone aprirsi a rallentatore. Inizio a correre, cercando di fare il meno rumore possibile. << Dove é andata? >>, chiede una voce femminile con un leggero accento francese. << Non lo so, ma non deve essere arrivata molto lontano. >>, le risponde la voce della guardia. << Non l'hai vista in faccia? >> << No, mi dispiace. >> Salto l'ultimo gradino atterrando sul pianerottolo del secondo piano. Mi alzo il cappuccio sulla testa e percorro il buio corridoio immerso nel silenzio. Le voci del pian terreno mi giungono in sussurri, le cui parole sono indecifrabili. Continuo ad avanzare, attenta alle assi che scricchiolano. Porto una mano alla testa, cercando di ignorare il martellio alle tempie. Passo accanto all'ultima porta e ricomincio a correre sui gradini. Attraverso di fretta la scala a chiocciola e una volta arrivata al terzo piano mi dirigo verso la mia camera.
Apro la porta un lieve sospiro. Chiudo gli occhi e mi tolgo il parka di dosso. Quando li riapro, davanti a me appare un Derrick agitato che sbatte rapidamente le piccole ali traslucide. << Clarissa >>, squittisce per poi lanciarsi verso di me. Posa i piedini nell'incavo del mio collo, mentre con le braccia mi cinge il collo. << Derrick >>, sussurro sorpresa. Lancio il parka sul l'atto sfatto e passo l'indice su una delle alette. Accarezzo la membrana setosa e ne ripasso il profilo. << Che succede? >>, gli chiedo osservando il letto vuoto e sfatto di Arabella, la mia compagna di stanza. << Dov'è Taylor? >> << É uscita dalla stanza non appena l'ha sentito >>, sussurra con il viso ancora contro il mio collo. Il respiro caldo di Derrick mi sfiora la pelle. Il potere dolce del pixie prende a scivolarmi in gola. Sento i muscoli rilassarsi mentre ingoio quel sapore delizioso. << Che succede Derrick? >>, sospiro. << Abbiamo sentito gridare e lei si é alzata di scatto, uscendo fuori dalla stanza. Quando mi sono svegliato e ho visto che non c'eri ho pensato il peggio >> << Ha notato che non ero nel mio letto? >>, gli chiedo scostandolo da me. << Non ne ho idea, ma tu dov'eri? >> Derrick mi osserva con i suoi occhioni da insetto. Mi allontano da lui e vado verso il letto. Mi sfilo gli anfibi dai piedi e tolgo i calzini bagnati. Afferro il pantalone a quadri del pigiama e vado dietro all'armadio. Derrick si volta e io mi sfilo i pantaloni incollati alle gambe. << Ero fuori ad allenarmi con Alec >>, sussurro infilando i pantaloni. " Ad allenarmi con Alec", penso scuotendo la testa. Appoggio la schiena contro l'armadio e il ronzio di domande, che avevo trattenuto fino ad adesso, prende ad infastidirmi il cervello. Sono successe così tante cose in poco tempo e, dall'espressione di Derrick, credo che non sia finita qui. Sento Derrick borbottare qualcosa all'udire il nome di Alec, ma non capisco cosa dice. << Dov'era diretta Arabella? >>, chiedo alzando lo sguardo sulla sua figura minuta.
Appena scendo al secondo piano, una ragazza dai lunghi capelli biondi sta parlando con la guardia che mi rincorreva e la direttrice dell' Istituto. Mi avvicino e Derrick si posa sulla mia spalla. << Non so cosa sia successo, ho solo sentito gridare. >>, stava dicendo la bionda quando mi avvicino. Gli occhi grigi della donna mi squadrano da capo a piedi per poi annunciare alla bionda : << Dove é successo? >> La ragazza le indica il corridoio a sinistra. I due ci lasciano ai piedi delle scale, ma prima di girarsi la direttrice mi lancia un altro sguardo severo. Sto per seguirli, ma la ragazza mi blocca e mi fa voltare verso di lei. La ragazza in questione é Amber Gardner, una delle ragazze del trio. A parer mio é la meno smorfiosa del gruppetto. Alzo un sopracciglio, con aria interrogativa. << Mi stavo chiedendo se hai visto Arabella o Veronica >>, sussurra con la voce che le trema. Solo ora mi accorgo degli occhi arrossati e del viso umido. La ragazza tira sul col naso e mi stringe il polso nel palmo della mano. Scuoto la testa non sapendo cosa rispondere. << Okay >>, sussurra per poi lasciarmi il polso. Mi allontano da lei, lasciandola da sola mentre si accascia sui gradini delle scale.
Lancio uno sguardo a Derrick ancora appollaiato sulla mia spalla, lui scrolla le spalle continuando a guardare davanti a lui. Passo davanti ad alcune porte anonime, intravedendo un gruppo di ragazze davanti ad una stanza. Quando mi avvicino sento odore di sangue. Mi guardo intorno e vedo alcune ragazze che piangono. Attraverso quel capannello di ragazze. Un leggero gusto di sangue, ferro e zolfo prende possesso della mia gola. Il potere di una fata aleggia ancora in quella stanza, un potere abbastanza familiare. Raggiungo il centro del gruppo e mi fermo accanto ad una ragazza a me familiare. << Meg >>, sussurro. Lei si volta verso di me. Ha le braccia che circondano il torace e mordicchia l'unghia dell'indice. << Che succede? >> le chiedo, ma credo di sapere già la risposta. << Guarda tu stessa. >>, mormora per poi allontanarsi da me e dal gruppo di ragazze. Mi avvicino alla porta e quel sapore disgustoso aumenta, diventano più familiare. Mi appoggio allo stipite della porta e osservo il corpo senza vita di una ragazza. La direttrice guarda con aria severa il corpo straziato della ragazza. La guardia che l'affianca parla al telefono, ma non riesco a capire cosa dice. Vago con lo sguardo sul corpo della ragazza. Osservo i capelli scuri aperti a ventaglio sul cuscino. Le lenzuola macchiate di sangue e il grosso buco al petto. Le hanno tolto il cuore. Poso la testa contro il legno. Alcuni ricordi mi passano davanti come tanti spezzoni di film. Passo la punta dell'indice sulla cicatrice frastagliata appena sotto la clavicola. So quale fata l'ha uccisa.
<< Ragazze, ritornate tutte nelle vostre stanze. >>, annuncia la voce severa della direttrice. Alzo lo sguardo sulla sua figura esile. Lei mi restituisce lo sguardo senza aggiungere niente. Mi stacco dallo stipite, allontanandomi dalla stanza. << Clarissa, hai sentito qualcosa. >>, mi chiede Derrick. Io non gli rispondo. Ho la mente intasata di informazioni. Le tempie continuano a martellare, facendomi gemere per il dolore. Avanzo verso la fine del corridoio, stando in silenzio. Derrick continua a farmi domande, ma lo ignoro. Con la mente ritorno a quando avevo solo nove anni. Ritorno a quella stessa sera. << E tu dov'eri prima? >>, mi chiede una voce femminile. Alzo lo sguardo e incontro lo sguardo scuro di Arabella. La ragazza mi guarda dall'alto con le braccia incrociate al petto.