DIECI

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I RESTI DI UNA SERATA

<< Cosa ti dovrei spiegare? >>, dice incrociando le braccia al petto

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<< Cosa ti dovrei spiegare? >>, dice incrociando le braccia al petto. Sposta il peso da un piede all'altro, come se fosse agitato. Infilo le mani nelle tasche del pantalone e sposto lo sguardo sulle punte rovinate delle scarpe da ginnastica. Piego le ginocchia e mi siedo a terra, a gambe incrociate.
<< Che ne dici di iniziare dall'inizio >>, sussurro posando le mani in grembo. << Perché sei qui? Voglio dire, come ci sei finito all'Istituto? >>, gli chiedo. Ho sempre voluto fargli questa domanda, ma non ho mai avuto il coraggio di formularla. Adesso però ho una scusa; voglio sapere chi ho davanti. Posso sembrare logorroica o ficcanaso, ma non voglio essere sorpresa alle spalle.

Lui sospira e lascia cadere le braccia lungo i fianchi.
<< Ti ha mai detto nessuno che sei una gran rompiscatole? >>, sibila a senti stretti. Faccio un piccolo sorriso e porto le mani ai lati dei fianchi.
<< Mi é giunta voce >>, rispondo allungando le gambe e agitando i piedi. Le punte delle scarpe sbattono provocando un rumore sordo che riecheggia in tutta la stanza.
<< E non ti sei mai chiesta il perché? >>
Alzo le spalle e punto lo sguardo oltre le punte delle scarpe. << Non mi é mai interessato quello che pensano le persone >>
"  Perché so già cosa pensano" , vorrei aggiungere.

Non alzo lo sguardo per paura di incontrare i suoi occhi. Sento il suo potere cambiare. Il gusto che mi scivola in bocca diventa amaro e disgustoso e mi corrode dentro. Sembra qualcosa andato a male o che abbia bevuto dell' acido per cena. Mi sento tutto il tubo digerente andare in fiamme. Sento le viscere che si contraggono e qualcosa che le dà fuoco. All'improvviso, il gusto schifoso della bile mi sale in gola, minacciando di farmi rovesciare il contenuto dello stomaco. Non credevo che le emozioni di Alec potessero mutare così in fretta. Mi chino in avanti, tenendomi lo stomaco.

Alcuni passi mi vengono incontro e la figura di Alec mi appare davanti. Piega le ginocchia e si siede sul pavimento freddo della palestra. I suoi occhi sono completamente mutati dalle emozioni. Le sue iridi non sono più del colore del prato, ma si avvicinano al colore del cielo durante una tempesta. Leggo del rancore in essi e, non posso fare a meno, di domandarmi il perché.
<< Sono qui per colpa di un Mortale; ero al posto sbagliato al momento sbagliato >>, sussurra posando le mani sulle ginocchia.
<< Ironico >>, dico evitando di vomitare. Accenno un sorriso, fingendo che sia tutto okay. << Io sono qui per colpa di una fata e tu per colpa di un ragazzo. Divertente, no? >>, aggiungo facendo una smorfia quando sento l'esofago contorcersi su sé stesso.
Lui aggrotta le sopracciglia, preoccupato, e posa il mento sul palmo di una mano.
<< Già, a volte l'Universo si diverte con poco >>, commenta pensieroso. Socchiude gli occhi e mi osserva. Distolgo lo sguardo, evitando di prestare attenzione al giramento di testa.
<< Perché ti sei unito alla Caccia Selvaggia? >>, gli chiedo. Osservo la linea di bordo campo, la seguo con gli occhi. Respiro a fatica. Osservo il pavimento ondeggiare sotto il mio peso. Guardo le pareti della palestra iniziare a girare e non posso far a meno di chiedermi se sia io a girare o é il mondo che ha iniziato a girare più veloce.
Lui alza gli occhi al cielo e, con tono scocciato, spiega : << Quando ci fu la guerra tra sidhe e Falconiere, i miei genitori mi restarono a casa. All'epoca ero solo un bambino >>.
Fa una pausa e dopo aver preso un profondo respiro continua.
<< Loro  non fecero più ritorno. Credevo che mi avevano abbandonato e così iniziai a vagare tra i Mondi Magici >>
Incontra i miei occhi e aspetta che io lo inciti a continuare. Faccio un respiro profondo, evitando di vomitargli addosso.
<< Incontrai Kieran e mi convinse a partecipare ad alcune battute di caccia. Quando mi presentò a quel gruppo tutti mi accolsero a braccia aperte >>, spiega dopo aver sbuffato. Abbassa lo sguardo sulle proprie mani. << Entrare a far parte di quel gruppo mi sembrò la scelta giusta >>, sussurra. Non alza più lo sguardo su di me, come se avesse paura che possa giudicarlo. Ma, poi penso che Alec non ha paura di niente e di nessuno e forse non vuole solo alzare lo sguardo.

THE FALCONER 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora