UNDICI

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DI TURNO AL CIMITERO
prima parte

La mattina dopo, come al solito, scendo di corsa le scale perché sono in ritardo

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La mattina dopo, come al solito, scendo di corsa le scale perché sono in ritardo. Mentre tengo d'occhio gli scalini, lego i capelli in una coda alta pregando che non cada per le scale e mi rompa qualcosa. Se non mi muovo mi becco un altro sabato di punizione. Solo io posso prendere una punizione alla punizione!

Sbuffo e lascio che la coda sobbalzi sulla schiena mentre scendo le scale. Porto una mano alla bocca e tolgo il foglio rosa della punizione.

La sera prima, dopo aver promesso ad Alec che avrei parlato con Meghan stamattina, ho cercato di convincerlo ad allenarsi con me, ma lui ha alzato gli occhi al cielo e mi ha rispondo con testuali parole : << Hai appena vomitato l'anima e vuoi allenarti con me in modo che ti rompa anche un braccio? Non se ne parla >>.
La delicatezza in persona!

Comunque ho tentato di tutto. Ho provato a convincerlo ad allenarsi con me minacciandolo, ma niente. In risposta, mi ha issato sulla sua spalla come un sacco di patate e siamo usciti dalla palestra. Nel tragitto dalla palestra al dormitorio gli ho tempestato la schiena di pugni e ho continuato ad urlare minacce, ma lui si limitava a mantenere le mie gambe evitando colpi bassi e a dire che se continuavo ad urlare mi sarei sveglia senza voce.

Mi schiarisco la voce quando mi affretto a riempire la distanza tra le scale del terzo piano e quelle del secondo. Quando passo davanti al corridoio sulla destra non posso far a meno di pensare a quella ragazza. Nell' Istituto gira voce che i genitori volevano denunciare l' Accademia per quello che é successo alla figlia, volevo denunciarli per la poca sorveglianza che c'è. Gira anche voce che la direttrice gli ha fatto cambiare idea, non si sa in che modo però. Un giorno ho incontrato i suoi genitori per le scale, quando sono venuti a sgombrare la stanza della figlia. Erano entrambi distrutti mentre portavo fuori degli scatoloni pieni di cianfrusaglie. Non faccio altro che dirmi che se sarei rimasta qui quella sera, forse, l'avrei salvata e, forse, avrei ucciso la fata che mi perseguita da anni.
Mi schiarisco di nuovo la gola e questa ricomincia a bruciare. Sembra che qualcuno abbia passato della carta vetrata al suo interno durante la sera.
Non lo ammetterò mai davanti ad Alec, ma sì stamattina mi sono svegliata con la voce bassa.

Stacco gli occhi dal corridoio ancora avvolto nel sonno e ricomincio a scendere le scale.

Verso le nove, ieri sera, eravamo già dentro l'atrio. Quando Alec mi ha messo giù mi sono limitata a guardarlo storto e con le braccia strette al petto. Poi mi sono voltata, senza degnarlo di una parola, e mi sono diretta verso le scale. Solo quando lui ha pronunciato : << Sembra che in quella frase non ci credi più di tanto >>, mi sono girata e ho chiesto cosa aveva detto. Lui, con un sorriso sulle labbra, ha ripetuto la frase che gli ho detto la mattina che abbiamo affrontato Kieran : << Mai fidarsi di una fata >>
Ho sentito il sangue gelarsi nelle vene. Un po' perché non pensavo che se la ricordasse, un po' perché temevo dove voleva andare a parare. Mi sono avvicinata a lui e l'ho guardato, supplicandolo di non continuare. Ma, lui ha continuato a parlare.
<< Ti stai iniziando a fidare dei sidhe. Ti fidi di quel topo e stai iniziando a fidarti di me >>, ha sussurrato guardando il mio viso. Vedendo l'espressione che avevo dipinto sul volto, ha continuato : << Voglio dire, se non ti fidavi di me non ti saresti mai incontrata da sola con me nel bosco o in palestra >>
Mentre parlava continuava a sorridere, ma io ho abbassato lo sguardo senza dire niente. Speravo che capisse, senza che io formulassi la risposta. E così é stato.
<< Non ti sei mai fidata, vero? >>, aveva chiesto vedendo che prestavo attenzione più al parquet che a lui. << Per questo mi hai fatto tutte quelle domande prima. Tu non ti fidi di me >>
Quando aveva pronunciato quelle parole una fitta mi aveva trafitto il cuore. Come se qualcuno mi avesse accoltellato e continuasse a rigirare il coltello nella ferita. Senza aspettare scuse, Alec si è voltato sospirando e si é avviato verso l'uscita.
<< Non mi sono mai fidata di nessuno nella mia vita, perché dovrei cominciare adesso? >>, gli ho chiesto alle spalle. Lui ha semplicemente schioccato la lingua e ha sceso i gradini dell'ingresso.

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