{ sεcοnδα sτοrια }
Cuore di pietra.
Volontà di ferro.
Lei é l'ultima Falconiera .
La piccola e giovane Clarissa ha vissuto di tutto. Ha visto cose orribili in ogni angolo. Cose che nessun essere umano dovrebbe vedere. É sopravvissuta ad ogni sera...
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Passai i due giorni successivi in uno stato di incoscienza. La pelle era sempre madida di sudore e calda, nonostante io avvertissi freddo. Le ferite all'addome non smettevano di sanguinare e di pizzicare . Tremavo. Tremavo come un foglia. Le giornate le passavo nella mia stanza seduta sul letto o sulla panca a guardare fuori la pioggia che trasformava la terra in fango. Michael mi copriva come poteva con Monica. Le impediva, non so in che modo, di salire e venire a guardare come stavo. Le ha detto che avevo la febbre, cosa che davvero ho. Ma, nonostante ciò, lui continuava ad assillarmi con la sua idea di andare in ospedale. Non so cosa abbia detto a Marco, ma in questo momento non voglio pensarci. Non voglio pensare a quello che ho visto nel suo ufficio. Non voglio pensare a quello che é successo la sera scorsa. Non voglio pensare a mio fratello.
Tolgo la garza da sopra le ferite. Stringo i denti quando tolgo la parte che si é appiccicata alla pelle. Getto il pezzo di stoffa nel cestino e ripulisco l'addome dal sangue. Il sangue continua ad uscire copioso dalle ferite e mi macchio i polpastrelli. Succhio via il sangue dalla pelle e alzo gli occhi sul mio riflesso. Ho delle occhiaie enormi, gli occhi lucidi e il viso più pallido del solito. Le lentiggini sono l'unico tono di colore sul mio viso, apparte le ciocche di capelli rossi che mi cadono davanti agli occhi. << Devi farti vedere >>, sentenzia una voce alle mie spalle. Sposto lo sguardo sulla figura riflessa dietro di me. Michael é appoggiato allo stipite della porta a braccia conserte in pantaloni della tuta grigi e maglietta dei Pink Floyd. << Ti dico di no, invece >>, sospiro. << No? Guardati, Clary, hai un aspetto orribile >>. << Wow, che bel complimento! >>, esclamo acida. Lancio un ultimo sguardo al mio riflesso. I miei occhi mi osservano apatici, spenti e velati di sonno. Sono un orribile disastro!
Sbuffo e abbasso lo sguardo sul mio addome. Il sangue gocciola sull'elastico dei pantaloni del pigiama. Con un verso esasperato copro le ferite con dell'altra garza. << Smettila di fare la stronza con me! Tu non stai bene, sei un morto che cammina e lo sai >>, ribatte spazientito. Si stacca dallo stipite e fa un passo avanti. << Sei diventata la protagonista di quei film che tanto amavi. Sei diventata uno zombie >>, sospira. A quell'ultima parola, alzo lo sguardo sullo specchio mentre sono intenta ad infilare l'orlo della fasciatura sotto il reggiseno sportivo. Michael é ancora alle mie spalle e guarda la mia schiena con rimprovero. Ignoro tutto quello che ha detto e mi volto verso di lui. Lui mi fissa l'addome fasciato e poi sale con lo sguardo fino ai miei occhi. Apre le labbra per dire qualcosa, ma lo interrompo. << Vuoi restare ancora lì a guardarmi? >>. Lui sospira e chiudendo gli occhi afferma :<< Devo andare in bagno >>. Annuisco e indosso la felpa del pigiama. Senza staccare lo sguardo da lui, rifaccio la coda e poi incrocio le braccia al petto. << Tutto tuo >>, ribatto acida uscendo dal bagno. Non so perché mi stia comportando così. In fondo lui mi ha salvato la vita la scorsa notte e ora mi sta coprendo con Monica e non smette mai di preoccuparsi. Ecco, forse é questo, mi dà fastidio che qualcuno si preoccupi per me. Lo so é un pensiero strano, ma... Mi scontro con il muro e mi prendo la testa tra le mani. L'intero corridoio inizia a muoversi davanti ai miei occhi. I muri ondeggiano e sul pavimento si creano enormi bolle d'aria. Scivolo lentamente a terra. La testa inizia a pulsare e sento la gola talmente secca. Tossisco e tossisco ancora, tanto che mi trema tutto il corpo. << Clary >>. Due braccia forti mi sollevano dal pavimento e mi poggiano con la schiena contro il muro. Porto un mano a coprire la bocca mentre continuo a tossire. << Clary >>, mi richiama Michael scuotendomi. << É tutto okay >>, borbotto con la voce rauca quando l'eccesso di tosse diminuisce. Tossisco per schiarirmi la voce. << Va tutto bene >>, aggiungo puntando lo sguardo negli occhi del ragazzo. Lui mi stringe per un momento le spalle, come se non volesse lasciarmi. E fa bene, sento le gambe come se fossero di gelatina. Ma, deve lasciarmi perché proprio in quel momento il campanello suona. Michael lancia uno sguardo verso la camera dei suoi genitori, in fondo al corridoio. Io lancio uno sguardo al portone. Una sensazione familiare mi stringe lo stomaco. Con fare assente, mi tocco l'addome e inizio a grattarmi le ferite infettate dei cù sìth. Nessuno dei due accenna a muoversi. Il trillo del campanello riecheggia di nuovo per la casa. Michael allenta la presa sulle mie spalle, ma io gli afferro i gomiti. Sbatto le palpebre per scacciare i puntini neri che iniziano ad affuscarmi la vista e mi concentro sullo sguardo del ragazzo. << Non andare >>, lo supplico. Non so perché, ma tutto questo non promette niente di buono. Nei film dell'orrore é sempre così : bussano ad una casa mentre fuori diluvia e, quando i protagonisti vanno ad aprire... Bum! Si trovano a faccia a faccia con l'assassino. Stringo la presa sulle sue braccia, cercando di fargli capire quanto sono preoccupata. La stretta allo stomaco non diminuisce e le mie condizioni non migliorano la situazione. Il trillo di quel maledetto affare torna a farsi sentire. << Clary, per favore >>. Michael si scioglie dalla mia presa. Gli vado dietro, ma le mie gambe non sono così stabili come pensavo. Sembro una ragazza che ha bevuto un bicchiere di troppo. << Mike, andiamo >>, cerco di dissuaderlo. << É mezzanotte passata: non é una buona idea aprire il portone >>. Mi sporgo oltre la balaustra in legno. Lui alza lo sguardo verso di me e aggrotta le sopracciglia. << Le fate non bussano alle porte, vero? Quindi non c'è niente di cui preoccuparsi >>, mi schernisce. Inizia a scendere di corsa gli scalini. Mi lascio cadere a terra. La vista offuscata da tanti puntini neri. Poso la fronte contro la balaustra. << A quanto pare, a volte lo fanno >>, sussurro chiudendo gli occhi. La testa mi gira e non ho le forze necessarie per tirarmi su quando cado all'indietro sul pavimento.