{ sεcοnδα sτοrια }
Cuore di pietra.
Volontà di ferro.
Lei é l'ultima Falconiera .
La piccola e giovane Clarissa ha vissuto di tutto. Ha visto cose orribili in ogni angolo. Cose che nessun essere umano dovrebbe vedere. É sopravvissuta ad ogni sera...
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Stacco la mano di Alec dal mio braccio mentre osservo quel cavallo meraviglioso. Un intenso sapore di sale e ferro si insinua nella mia bocca. Chiudo gli occhi, lasciando che i ricordi riaffiorano. Ricordi che profumano di sale e fiori esotici. Lascio che il vento mi scompigli i capelli, facendoli ondeggiare davanti al mio viso. Mi lascio andare a quella serie di emozioni, facendo un passo verso il lago. Increspo le labbra in un sorriso mentre, con le gambe compio un altro passo verso quello specchio di acqua limpida. Non mi rendo conto di quello che sto facendo, é come se io non fossi più nel mio corpo, come se mi stessi librando in aria senza la minima intenzione di posare i piedi a terra.
Ormai l'acqua mi bagna le caviglie. Rabbrividisco quando l'acqua si infiltra negli anfibi, inzuppando i calzini. Una sensazione calda, però si irradia dalla mia spalla. Sento qualcuno pronunciare il mio nome, ma la sua voce è così ovattata che sembra me lo stia sognando. Mi sento strattonare per un braccio, nel vano tentativo di portarmi sul terreno della radura. Mi agito, emettendo alcuni versi contrariati. Compio un altro passo nell'acqua mentre cerco di liberarmi da quella presa. A poco a poco apro gli occhi. I raggi lunari illuminano la criniera candida di quel cavallo straordinario. L'animale, con estrema eleganza, volta la testa verso di me osservandomi con i suoi occhi scuri. Mi sporgo verso l'animale, staccando i talloni del fango. Alzo le mani, nel vano tentativo di afferrarlo. Urlo, imprecando contro il mio aggressore.
Porto le mani sulle braccia che mi circondano la vita. Mi agito, cercando di liberarmi da quell'abbraccio soffocante, ma tutto quello che provoco sono schizzi d'acqua che mi bagnato i capelli e i vestiti. Emetto dei versi disperati, cercando in tutti i modi una via di fuga. I muscoli iniziano a farmi male per lo sforzo, ma il mio aggressore non vuole lasciarmi. Alzo una mano cercando di prendere quell'anima bellissimo. Mi agito per un ultima volta, disperata, prima che il mio aggressore mi afferri più saldamente per la vita e mi cacci dall'acqua. Vengo issata sulla spalla di qualcuno, come un sacco di patate. Batto i pugni contro la sua schiena, implorandolo di lasciarmi andare. Lui, di rimando, continua a camminare, ignorandomi. Allungo il braccio, puntando lo sguardo su quello splendido cavallo che mi osserva ancora, e stringo le dita come per prenderlo. Quando mi accorgo che non posso, abbasso la mano scontenta.
La persona che mi sta trasportando continua a camminare, e io continuo ad osservare la sua schiena coperta da un giubbotto nero. Batto ancora i pugni sulla sua schiena, lasciando che il sapore di sale e ferro svanisca. Quando riesco a riprendermi e a calmarmi, poso i palmi delle mani sulla sua schiena e chiudo gli occhi. Inizio a ragionare su quello che é appena successo.
" Era un kelpie. Mi stavo lasciando andare ad un kelpie" , penso lasciandomi sfuggire un sospiro. " Se non c'era Alec, sarebbe stata solo una questioni di secondi e mi sarei ritrovata ad affogare in un qualsiasi mondo parallelo. Il mio corpo sarebbe stato la cena di qualche fata. "
É questo quello che fanno i kelpie. Appaiono di notte in un bosco qualsiasi e aspettano, sulla superficie di un lago, la loro vittima. I kelpievengo spesso visti nelle vesti di uno splendido cavallo grigio o bianco, con la sua bellissima criniera che gronda acqua mentre, con gli zoccoli neri, sfiorano la superficie cristallina della loro trappola. Molto spesso queste fate si mostrano sotto i panni di un bellissimo ragazzo in riva al mare. Fino ad ora non avevo mai incontrato questa fata, ma da quello che ho capito, popolavano i lagni e i fiumi solitari scozzesi, ma poi hanno iniziato a vagare per tutto il mondo, comparendo di tanto in tanto e catturando le loro vittime per poi portarle nella loro " tomba acquatica". Si dice che, chi sia riuscito a scampare ad un kelpiesia impazzito tanta era la voglia di seguirlo e, che poi sia morto a causa delle continue visioni di cavalli che grondavano acqua e di ragazzi con un inquietante sorriso.
Quando Alec mi mette giù mi rivolge uno sguardo di rimprovero. Io incrocio le braccia al petto, arrabbiata. << C'era proprio bisogno di sollevarmi come un sacco di patate? >>, sbotto guardando i lineamenti del suo viso indurirsi. << Ti ho salvato la vita, Will. >>, sibila tra i denti. Alzo gli occhi verso il cielo che si sta man mano schiarendo. << Me la potevo cavare benissimo anche da sola. >> Lui sbuffa stizzito. Mi passa accanto, urtandomi una spalla e si incammina per uscire dal bosco. Mi scosto qualche ciocca bagnata dal viso e inizio a correre per raggiungerlo. Devo ammettere che aveva ragione. Se lui non mi avesse portata via di peso, io sarei morta stasera. Ma, d'altro canto, non voglio ammettere che lui abbia ragione. In quel momento le parole di Yvonne, la baobhan sìdhche mi ha attaccata la settimana scorsa mi riecheggiano nella mente:<< Ti pentirai di non averlo ucciso prima. >> Porto lo sguardo sul profilo di Alec. Guardo le lunghe ciglia che gettano nel loro ombre sui suoi zigomi alti, le labbra sottili che a volte si increpano nel suo solito sorriso malizioso, il naso sottile e la mascella pronunciata. " Perché devo pentirmi di non averlo ucciso prima? Stasera poteva lasciarmi morire e, invece, mi ha salvata", penso increspando le labbra in un sorriso. << Grazie per il rude salvataggio. >>, sussurro. Lui contrae la mascella e incrocia le braccia al petto. Io continuo a sorride sapendo di averlo infastidito.
Le fate, oltre ad essere creature centenarie ed esseri spietati, odiano essere ringraziati. Si irritano al solo sentire la parola " grazie", il perché Derrick non me l'ha voluto mai rivelare.
Rido per la sua espressione imbronciata, dimenticandomi del fatto che poco fa stavo per annegare. Lui mi rivolge uno sguardo di traverso, ma dopo pochi minuti gli angoli della sua bocca si alzando all'insù in un sorriso sincero. Gli do una leggera spinta con il fianco e lui esplode in una risata fragorosa. É così bello sentirlo ridere, chissà perché non lo fa mai? Osservo le sue gote colorarsi leggermente di rosa. Sembra un normale ragazzo di diciannove anni in questo momento. Infilo le mani nella tasche fradice del giubbino, continuando ad osservarlo. Ma, il mio sorriso svanisce quando un nuovo sapore di sale e ferro si insinua nella mia bocca. Mi blocco e poso una mano sul braccio di Alec. Lui si ferma, il sorriso ancora stampato sulle labbra che man mano svanisce quando vede la mia espressione. << Will? >> << Un altro kelpie. >>, mormoro osservando la luce che, a poco a poco, schiarisce le tenebre che ci circondano. << É impossibile, ci siamo già allontanati dal lago. >> << Non abbastanza, però. >>, replica guardandosi intorno. << Dobbiamo muoverci. Dobbiamo allontanarci quanto più possiamo dall'acqua. >> Detto ciò inizia a correre. Mi guardo un ultima volta alle spalle, sentendo quel sapore salato aumentare. Sembra che le mie papille gustative stiano andando a fuoco. " Si sta avvicinando", penso. Mi volto verso il sentiero e inizio a correre.
I muscoli delle gambe che scattano, permettendomi di correre più veloce. Le braccia che fendono l'aria mentre le muovo avanti e dietro. Salto qualche masso che potrebbe farmi cadere ed evito di scivolare su qualche foglia umida. Non presto attenzione al rumore che le foglie secche producono quando le schiaccio. Continuo a correre mantenendo una certa distanza da Alec. Il potere della fata continua a scivolarmi in gola, il sapore di sale e ferro aumenta di passo in passo. Mi guardo intorno, cercando di scorgere qualche movimento nella penombra del bosco, ma fino ad adesso non ho ancora visto niente. Premo il palmo della mano contro un albero, cercando di non scivolare. Continuo a correre e a guardarmi le spalle. Il cuore che pompa velocissimo e una fitta mi attraversa il fianco sinistro, costringendomi a fermarmi. Continua a correre, ma all'improvviso Alec si ferma. Lui distende un braccio e mi afferra subito, impendendomi di cadere. Annaspando in cerca d'aria, alzo lo sguardo verso il suo viso cercando di capire perché ci siamo fermati. Lui guardo dritto davanti a sé senza spicciare parola. Apro la bocca per parlare, ma una voce argentina mi interrompe. << Ciao, Alexander. Da quanto tempo. >> Con estrema lentezza lo sguardo sul sentiero in penombra e poi sulla figura quasi umanoide. Davanti a noi c'è la figura di un ragazzo alto. Un ragazzo dai folti capelli bianchi e dagli inquietanti occhi blu oceano. Lui mi osserva con la testa leggermente inclinata. Quando incontra i miei occhi increspa le labbra in un sorriso, rivelando la sua lunga fila di denti affilati.