SCONTRO NOTTURNO
seconda parteAvevo un piano ben preciso nella mia mente : scavalcare la finestra dello studio di Marco e colpire quelle orribili creature alle spalle. Avevo in mente un bel colpo di scena per farle fuori. Beh, peccato che il colpo di scena l'abbia subito io.
Poso la suola dei miei stivali sull'erba del giardino sul retro. Non ho il tempo di guardarmi intorno, benché meno di avvertire la presenza di qualche fata, quando un corpo massiccio e ricoperto di una pelliccia scura si abbatte su di me. Cado sulla schiena e mentre mi sento trascinare sul tappeto erboso gli afferro la pelliccia morbida. Alcuni sassolini mi lacerano la pelle. Sbatto la testa contro un masso e mi mordo la lingua per soffocare un grido di dolore. Sopra di me c'è un cane, il più grosso che abbia mai visto. Se fossi in piedi, mi arriverebbe al petto e senza doversi alzare sulle zampe posteriori. La pelliccia rossastra ondeggia luccicante alla fioca luce della luna. Ne posso intravedere le poche goccioline di pioggia che brillano sulla sua schiena. Gli occhi brillano di un rosso accesso, riversano su di me tutto il suo odio e la sua rabbia.
Ho già incontrato una fata del genere, il suo ricordo non fa che portare a galla altri frammenti di ricordi.
" Un cù sìth", penso. Un ghigno mi incurva le labbra
Resto immobile mentre la bestia mi annusa furiosamente, come per assicurarsi che io sia proprio la persona che stava cercando. La sua vittima preferita. Rivolgo gli occhi a quel pallido cerchio che illumina il cielo notturno. Cerco di pianificare qualcosa. Qualcosa con cui possa salvarmi.
Stringo la pelliccia della creatura, ci affondo le dita. So per certo che mi ucciderà non appena avrà la certezza che sono proprio io. Devo togliermelo di dosso, ma é troppo pesante. Sono sicura al novanta percento che più di cento chili mi stanno togliendo il respiro in questo momento. Sento il battito del mio cuore nelle orecchie, un ritmo che si fa sempre più forte. Il cù sìth ispira un'altra volta, poi apre gli occhi e ringhia. Sa chi sono. Che cosa sono. I suoi denti sono appuntiti, affilati come rasoi. Ho il respiro affannato, non potrei muovermi neppure se lo volessi. Le iridi della fata brillano di un rosso accesso, ardente. La saliva mi sgocciola sulla pelle. Le zanne mi sfiorano la carne. Solo le mie mani che gli affondano nel collo gli impediscono di uccidermi. Incanalo tutta la mia forza, stringo i pugni in una stretta più forte. La pelliccia é dura e pesante, folta come una corazza. Cerco di creare un varco tra me e la bestia, un varco abbastanza ampio da darmi la possibilità di prendere uno dei miei coltelli. La bestia posa una delle sue zampe sul mio petto, mi spinge giù bloccando ogni mio movimento. Continuo a cercare di allontanarlo da me. Sbuffo per lo sforzo immane. Più cerco di allontanarlo da me e più i suoi artigli affondano nella mia pelle. Reprimo un urlo e cerco di sollevare le gambe, le piego sotto la sua pancia. Sento le rotule scricchiolare quando stacco una mano dal suo collo. La sua pancia inizia a premere sulle mie gambe e temo che prima o poi si spezzeranno. Affonto le unghie nella carne della bestia, cercando di allontanare il suo viso dal mio. Più cerco di distendere il braccio e più la fata spinge la sue enorme testa verso l'incavo del mio collo. La fata preme la sua zampa ancora di più sul mio torace, gli artigli si affondano ancora di più nella carne. Un rivoletto di sangue inizia a scorrermi lungo la pancia. Sbuffando e cercando di non urlare, avvicino la mano ai miei stivali. Chiudo gli occhi e spero con tutta me stessa che questa non sia la mia ultima notte. Il braccio mi sta quasi per cedere e io non sono riuscita ancora a raggiungere il mio coltello. La fata preme la zampa contro il mio torace, altro sangue inizia a scivolare sulla mia pelle e ad imbrattare i suoi artigli. Sento alcune costole incrinarsi o, almeno, il dolore fa pensare ad una loro rottura. La sua saliva ormai mi bagna la pelle del collo. Reprimo un verso di disgusto. Cerco di spingere la sua testa lontano da me, ma non ho più forze. Quando penso che ormai sia troppo tardi, le dita sfiorano l'impugnatura di un coltello. Sospiro e cerco di sforzarmi ancora un po'. Sento il suo naso umidiccio sfiorarmi il collo. É solo una questione di secondi, ormai. Tra un momento all'altro mi azzannerà al collo o peggio. Non glielo posso permettere. Non posso permettergli di uccidermi ora. Devo proteggere Michael. Non posso permettere che questa fata entri in casa. Non posso permettere che Marco e Monica perdano loro figlio di nuovo. Io non posso...Un guaito lacera il silenzio notturno. Apro gli occhi e lancio uno sguardo al cane. I suoi occhi, prima lampeggianti di odio, ora si stanno velocemente velando. Un suono acuto gli sfugge dalle labbra prima di accasciarsi al mio fianco. Aggrotto la fronte per quell'improvviso suono. Il mio coltello mi sfugge di mano quando la fata si accascia al suolo. Mi alzo a sedere e punto lo sguardo sulla pancia traslucida della fata. Al centro del ventre della bestia spunta l'impugnatura del mio coltello. Il sangue nero della fata sgocciola dalla ferita al terreno. Mi alzo in piedi, il braccio stretto al petto per fermare la fuoriuscita del sangue. Osservo dall'alto la scena. Lancio uno sguardo ai tagli sulla mia maglia. Il sangue continua a fuoriuscire più copioso di prima, ma sembra che non ho subito gravi danni. Sono sopravvissuta ancora. Sospiro e mi abbasso sul cadavere mezzo decomposto della fata. Non mi abituerò mai alla velocità con cui si decompongono le fate. Sfilo il coltello dal ventre della fata e ripulisco la lama dal sangue. Inspiro l'aria umida della sera. Cerco di calmare i battiti del mio cuore, ma non ci riesco perché l'aria é intrisa di un odore a me molto familiare : odore di agrumi.
Mi guardo intorno. Monica non ha alcun albero da frutto, né lei né i vicino, quindi da dove proviene questo profumo?
Mi volto, le dita strette attorno al manico del coltello. Il respiro mi si blocca in gola quando vedo un ombra poggiata contro il muro della casa. La stessa ombra che mi osservava nel cortile dell'Istituto. Quest'ultima fa un passo in avanti, uscendo dalle tenebre. Resto paralizzata per la scoperta. I raggi lunari tracciano il contorno di una figura a me familiare : mio fratello.
<< Jas >>, sussurro.
<< Ciao, sorellina >>, risponde schiudendo le labbra in un sorriso.
Sento le mie labbra incresparsi in un sorriso, ma questo prima di venir sbattuta contro il muro. Sbatto violentemente la testa. Cado al suolo e tutto quello che successe dopo fu avvolto dal buio.
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THE FALCONER 2
Fantasy{ sεcοnδα sτοrια } Cuore di pietra. Volontà di ferro. Lei é l'ultima Falconiera . La piccola e giovane Clarissa ha vissuto di tutto. Ha visto cose orribili in ogni angolo. Cose che nessun essere umano dovrebbe vedere. É sopravvissuta ad ogni sera...