{ sεcοnδα sτοrια }
Cuore di pietra.
Volontà di ferro.
Lei é l'ultima Falconiera .
La piccola e giovane Clarissa ha vissuto di tutto. Ha visto cose orribili in ogni angolo. Cose che nessun essere umano dovrebbe vedere. É sopravvissuta ad ogni sera...
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L'utilitaria nera di Monica si ferma davanti ad una casa in mattoni nei pressi di Midtown. Un edificio tradizionale, niente di suntuoso o stravagante. Un anonimo tetto a spiovente, delle finestre a listelli bianchi e una porta finestra che dà sul giardino sul retro. Sfioro un ultima volta il ciondolo che sfiora l'incavo del collo. Non posso far a meno di pensare a tutte le catastrofi in cui ho coinvolto Michael. Vorrei che se ne dimenticasse, ma lui non collabora su questo piano. Involontariamente, alzo lo sguardo verso la sua finestra buia. << Clarissa, entra che fuori si gela >>, mi richiama la voce squillante di Monica. Un cenno di assenso, avanzo in quell'enorme casa. Mi chiudo il portone alle spalle e lascio che le mie narici si beano del profumo di cannella. Lascio cadere il borsone sul tappeto color panna che ovatta i nostri passi e muovo le dita in modo che si riscaldino. Mi lascio scivolare di dosso il parka e lo appendo all'appendi abiti dietro il portone. Infilo le mani nelle tasche dei jeans e mi guardo intorno, imbarazzata. Inizio a costatare che tutto é come l'ho lasciato quattro mesi fa. Strano, vista la mania di Monica di spostare tutto. Faccio il primo passo nell'atrio dell'ingresso. Mi avvicino al soggiorno, il divano color cenere e il tavolinetto di vetro sono ancora lì. Le riviste di gossip e quelle del National Geographic sono ancora lì, mezze macchiate di caffè e mezze stropicciate. Un fuoco scoppietta nel camino. Le lingue arancioni e rosse davanzano su uno sfondo nero. La TV, appesa sopra la mensola del camino, trasmette un programma culinario. Seduto sul divano c'è una robusta figura maschile intenta a bere una birra. I capelli brizzolati sono più folti dell'ultima volta, come anche la barba. << Marco >>, lo chiama Monica. Suo marito si china e posa la bottiglia di vetro su una posa bicchiere, si volta verso di noi e i suoi occhi scuri mi fulminano sul posto. << Ciao >>, sussurro alzando una mano in segno di saluto. Abbasso lo sguardo, incapace di reggere il suo. << Clarissa, bentornata >>, risponde con voce rauca. Si alza dal divano e spegne la TV. << É stato bello vivere all' Istituto? >> Alzo lo sguardo e lo vedo portarsi alle labbra la bottiglia. Alza le sopracciglia in un espressione incuriosita. << Marco >>, lo richiama Monica. Questa volta la sua voce é più dura e la guardo contrarre la mascella. Lui sposta lo sguardo su di lei. << Che c'è? Stavo solo chiedendo >>, dice alzando le spalle. Fa un passo avanti e mi squadra da capo a piedi. << Michael é uscito, ritornerà tra un po' >>, detto questo mi supera, ma non prima di avermi lanciato un altro sguardo di traverso. << Io ritorno nel mio ufficio. Devo ancora finire quel disegno >>, detto ciò sparisce oltre una porta scorrevole. Sento la porta dell'ufficio che viene sbattuta e poi tutto ricade nel silenzio. Alzo lo sguardo sui listelli di legno che decorano il soffitto. << Clarissa io inizio a preparare il pranzo, vuoi qualcosa in particolare? >>, mi chiede sfregando le mani. Mi abbasso e prendo le maniglie del borsone. << No, niente di particolare >>, dico. << Okay. Allora, bentornata a casa >>, sussurra lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. Stringe le labbra e piccole rughe ne decorano il contorno. Inclina la testa di lato e incrocia le braccia al petto. << Monica, smettila. Non analizzarmi, mi sento come un germe al microscopio >>, borbotta sfregando la mano sinistra sul braccio. Odio quel suo atteggiamento, mi fa sempre venire la pelle d'oca!