VENTIDUE

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LA CONFESSIONE DI UN DAOINE SÌDH

E così ero di nuovo in casino più grande di me

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E così ero di nuovo in casino più grande di me.

Appena sveglia credevo che il giorno precedente fosse stato solo un brutto sogno, uno strano incubo, ma questa mia speranza si era infranta quando avevo varcato la soglia dell'Istituto. Tutti gli studenti mi osservavano come non avevano mai fatto prima. Ogni volta che passavo davanti ad un gruppetto di ragazze, queste ultime smettevano di parlare di chi avesse più compiti e si concentravano su di me. Sentivo la schiena andarmi a fuoco. Per una frazione di secondo ho sperato che mi osservavano solo perché avevo qualcosa sul viso o nei capelli, o che avessi una macchia ambigua sui pantaloni. Invece, anche quella minuscola e debole speranza é stata distrutta quando nella mensa il mio sguardo é stato catturato dalla rossa dagli occhi verdi. Veronica Collins mi osservava, con il solito sorrisino sulle labbra, mentre io arrancavo in quella marea di sguardi odiosi. Sussurri smorzati e facce sgomente mi hanno dato a capire che quello del giorno precedente non era un incubo : era la pura verità.
E, con assoluta certezza, sapevo che quella giornata sarebbe stata solo un susseguirsi di disastri. Questa giornata sarebbe stata un vero incubo e Veronica Collins sarebbe stata una dei tanti spettatori che se l'avrebbero goduta in prima fila.

Ogni sguardo che mi rivolgevano, ogni sussurro che veniva smorzato, mi convinceva ancora di più della scomparsa di Emma. Ogni faccia sgomenta mi convinceva ancora di più che loro sapessero. Le voci erano cominciate a circolare e, non chiedetemi come, tutto l' Istituto da oggi in poi avrebbe saputo che razza di mostro ero. Tutto l' Istituto, d'ora in poi, mi avrebbe squadrato dalla testa ai piedi. Non che non lo facessero già, sia chiaro.
Tutto stava andando secondo i piani di Veronica e il sorrisetto che mi aveva rivolto in mensa non faceva che confermare i miei pensieri.

La giornata era volata così : tra spiegazioni e occhiatacce, tra sussurri e compiti, tra dubbi e riflessioni. Non avevo visto Derrick per tutta la mattina, le sue parole di ieri sera mi riecheggiavano ancora nella testa. La conversazione avuta con Maureen, per quanto inutile si era rivelata, mi ha ossessionato per tutta la giornata.
Tutti i dubbi che avevo fin'ora si erano confermati in una sola notte. C'è davvero una fata che vaga nell'edificio e si diverte a farmi impazzire. C'è davvero una persona che mi osserva nel buio, e questo non fa altro che farmi rabbrividire. C'è davvero qualcuno che continua a darmi la caccia, a giocare con me.
Ma se ribaltassi le regole del gioco ?
Se da preda diventassi cacciatrice, cosa succederebbe ?

Non facevo altro che ripetere questo continuamente, ma purtroppo non ero ancora giunta ad una risposta. Il volto rovinato apparso sul viso della direttrice mi tormentava di notte, le sue labbra erano ancora sporche di sangue mentre mi accusava dell'omicidio di Emma. La pressione aumentava giorno per giorno e non riuscivo ad essere abbastanza lucida per riflettere. Maureen aveva detto che era simile ad uno zombie, ma gli zombie si nutrono di cervelli ed esistono solo nei film. Derrick aveva detto che non sarebbe dovuto esistere. Io, credevo, che quello che avevo visto in quell'ufficio non era un'allucinazione. Finalmente l'avevo capito, ma dovevo capire cos'era e perché era sul viso della direttrice.
Avrei dovuto chiedere aiuto ad Alec, ma la situazione che si era creata tra noi due la sera prima e nei giorni precedenti, non mi metteva per niente a mio agio. Ma, lui restava la mia unica possibilità.
Dopotutto, da domenica sarà lui a vedersela qui in accademia, sarà meglio avvisarlo della presenza di una fata assassina nell' Istituto.

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