Capitolo 7- Infanzia

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- Ohi, è tutto ok? Ho sentito gridare- Maximilian mi fece letteralmente saltare in aria

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- Ohi, è tutto ok? Ho sentito gridare- Maximilian mi fece letteralmente saltare in aria.

"Cacchio. Mi è uscito senza che me ne rendessi conto. Idiota"

-Sí, sì... É tutto ok. Stavo.. stavo rischiando di perdere l'equilibrio, ecco- inventai, muovendomi a vestirmi, per poi tastarmi ripetutamente le orecchie.

Erano... Ruvide e... Il solo toccarle mi faceva solletico.

Smisi immediatamente.

Odiavo il solletico, era maligno.

Uscii dal bagno, sistemandomi i capelli ad un lato della testa, mordicchiandomi il labbro.

Il vestito non era male, ma... Mi sentivo in ansia... Nella mia testa non potevo non chiedermi come mi trovasse.

Ero abbastanza carina? O no?

"É un gioco, dacci un taglio, i pg sono praticamente portati tutti a provare attrazione nel giocatore. Non devo farmi tutte ste domande"

Eppure, continuavo a sperare, in una piccola parte, che Maximilian lo pensasse davvero, non che fosse obbligato dalle idee dei creatori del gioco.

Lui era già sulla soglia ad aspettare.

Appena mi vide, lo notai rimanere lì per lì immobile, con la bocca socchiusa per la sorpresa, come se fosse rimasto improvvisamente senza fiato, impressionato dal mio aspetto.

Un brivido di emozione, mi costrinsi ad inghiottire la saliva, nonostante tutta la sensazione che mi diceva che mi si era incastrata in gola semplicemente persisteva.

Lo raggiunsi, non riuscendo a smettere di torturarmi i capelli.

-Stai... davvero bene- disse in un filo di voce.

"Sto morendo dentro, aiuto"

-G...G...Grazie- balbettai.

Quell'oro che mi scrutava, quasi fossi la cosa più bella che avesse mai visto.

Quell'espressione.

Il mio stomaco stava sfarfallando per l'emozione, assistendovi.

-Uh... Ehm- tossicchiò appena, come imbarazzato, cosa che mi strappò un sorriso lieve.

Il mio cuore batteva all'impazzata, come se richiedesse ossigeno... E a quanto pareva lui era l'ossigeno che necessitavo.

Mi trovai al suo fianco in quattro e quattrotto, le mani che tornavano a ricadermi sui fianchi.

-Andiamo in salotto? Dopotutto devi vedere un po' tutto l'appartamento, non il semplice aspetto generale. E poi magari é meglio aspettare che smetta di piovere se stiamo seduti su un divano, non se stiamo in un corridoio-

-Ah, beh, immagino di sì- lui sorrise e io feci lo stesso, di rimando.

Lo vidi aprire una porta sulla sinistra, poco lontana dal bagno, spalancando la stanza più grande, con un divano nero, un tappeto, un armadio di vetro e legno con uno specchio che aderiva perfettamente alla parete.

Il lampadario sembrava un sole per la forma.

Mi piazzai proprio al centro, quasi facendo una giravolta mentre mi osservavo attorno, studiandone ogni dettaglio, gettando poi uno sguardo alla finestra chiusa, con le tende e quella che appariva una barriera per evitare eventuali piogge in casa.

-A quanto mi sembra di capire, questo posto ti piace-

-Decisamente! É magnifica. Non posso crederci che è davvero mia-

-Eh, però lo è- sorrise -Diciamo che hai scelto bene. Non che le altre non siano belle, però... Questa casa ha un fascino tutto suo- appoggiò la mano ad un muro -Mi ricorda quella in cui abitavo tempo fa. Era piccola. Ma piena di calore-

E mentre lo diceva, posò lo sguardo su di me.

Mi misi seduta sul divano, quasi invitandolo a fare lo stesso.

-Sai, da piccolo io e mio fratello eravamo parecchio poveri. Mamma e papà non avevano mai un pasto intero da darci quando tornavano - prese fiato, con espressione persa -Tornavano a casa tardi, ma i capi li pagavano poco e niente. Dopotutto io e mio fratello siamo di Hegyst. Nessuno vorrebbe pagare a pieno delle persone che, soprattutto all'inizio, non capiscono perfettamente come funziona la società moderna. Ingannare viene facile. E i miei genitori erano stupidi, cercavano di farci sembrare che tutto fosse perfetto. Ma più stupidi di loro ero io, che ci credevo davvero. Dopotutto... questa é Miracle, tutto é possibile, no?- fremette appena, un tremolio lieve che lo portò a distogliere lo sguardo.

E si interruppe di colpo, portando una mano tra i capelli -Non so perché te lo sto dicendo... Forse ti sto pure annoiando con la mia depressione, scusa-

-No...- aggrottai la fronte, sentendo una sensazione di tristezza e di ansia che mi piegava lo stomaco.

L'idea di un infanzia simile mi faceva sentire in colpa.

In colpa perché io avevo sempre detto su ai miei genitori, li avevo sempre insultati... Mentre lui... Lui li aveva persi perché avevano cercato di renderlo felice.

Per qualche motivo, sentivo che una volta dopo aver salvato... Li avrei chiamati.

Avevo bisogno di chiamarli, anche solo per sentire la loro voce ed assicurarmi che stassero bene.

- Va bene per me... - asserii ancora, prendendo fiato -Non mi da fastidio. Se vuoi andare avanti fai pure, sennò puoi anche interromperti-

-Non so cosa mi sia preso. Di solito non ne parlo . Non lo ho mai detto a nessuno- fece una pausa, tornando a guardarmi - Sarà perché mi sembri una persona speciale di cui posso fidarmi-

Sussultando impercettibilmente, percepii il cuore perdermi un battito, soprattutto quando si avvicinò, andando ad accarezzarmi delicatamente la guancia.

Per una decina di secondi, non riuscii a respirare, completamente in tilt.

Boccheggiai appena: avrei voluto dire qualcosa, ma non ci riuscivo.

Era come se la route fosse già iniziata, per me, eppure era ancora il tutorial e io sentivo il pieno desiderio di cristallizzare quell'istante, con lui che mi accarezzava come se fossi stata davvero speciale, come se fossi stata preziosa per lui.

Un fiotto di calore mi percorse la bocca dello stomaco e la superficie della schiena, lungo tutta la spina dorsale, raggiungendo il petto ed il viso ad una rapidità incredibile.

-Maximilian...- sussurrai solo questo.

Riuscii a sussurrare solo e soltanto questo.

Il suo nome che suonava come una musica, mentre desideravo mi accarezzasse ancora e che si avvicinasse.

Volevo abbracciarlo... E lo feci, di istinto, lasciando che si permettesse di appoggiare la fronte all'incavo del mio collo.

Il mio cuore batteva, folle, partito in una corsa disperata, mentre lui era lì.

Chiusi gli occhi, beandomi del suo calore e della pioggia che scendeva in una sorta di cauto sfondo piacevole, come quello della penna che andava a scontrarsi con la carta.




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