Capitolo 64- Cosa diavolo era?!

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Mi sembrava di aver trovato qualcuno

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Mi sembrava di aver trovato qualcuno.

Qualcuno di estremamente familiare.

Qualcuno a cui tenevo.

Chi?

"Non mi ricordo più." Pensai, nervosamente, lasciando scorrere la penna sulla carta del diario che scrivevo da tempo... Beh, da tempo che sembrava a me, anche perché ogni volta che aprivo la prima pagina era sempre vuota.

'Il mio cervello lo ha cancellato. Qualcosa lo cancella. Non so cosa'  annotai in fretta, mordicchiandomi il labbro inferiore, passandomi una mano tra le ciocche bionde con un sospiro.

Non potevo non trovarlo frustrante: ogni volta che chiedevo alla mia ciurma del giorno precedente, la risposta usciva dalle loro labbra con innata naturalezza.

Eppure io continuavo a non ricordare nulla: la mia mente era letteralmente a brandelli, mi rimandava solo la mia storia e gli atteggiamenti, i nomi dei miei compagni... Ma nulla del giorno precedente.

Sinceramente non sapevo nemmeno da quanto tempo fossi a capo della mia nave, né perché non mi sembrava mai di andare davvero per mare.

' Da dove proviene la mia amnesia? A cosa è dovuta? Ogni tanto sento di avere qualcosa di sbagliato. Stamattina mi sono svegliato con un ricordo non mio. Era una struttura. Un edificio buio. Attorno a me c'erano dei fili e un vetro. Cosa significa? Perché non riesco a collegare questa cosa a nulla? Perché lo vedo?'

Tornai ad appoggiare la penna, guardando le mie stesse scritte: la mia calligrafia non è ordinata come al solito, ma è un miscuglio incomprensibile di parole che, sbadate e sbarazzine, occupano la carta.

Battei le palpebre, andando ad afferrare un calice di vino e portandomelo alle labbra con gesto meccanico.

Appena ne presi un sorso, l'alcool andò ad attraversarmi il cervello, accompagnato da una scarica e da un brivido discontinuo.

Chiusi gli occhi, lasciando ciondolare le braccia all'indietro, rimanendo appoggiato allo schienale senza fare niente.

Il mare era piuttosto calmo, oggi: non avevo voglia di uscire all'aperto, non avevo voglia di ascoltare i soliti discorsi che poi, in ogni caso, non mi sarei mai ricordato.

Ad Hunk avevo parlato anche di questi vuoti di memoria, o così mi sembrava di aver fatto chissà quante volte... ma lui, ogni volta, sembrava che glielo dicessi per la prima, preoccupandosi e chiedendomi perché non lo avessi comunicato in precedenza.

"Che io stia diventando pazzo?" Andai ad appoggiare due dita sul ponte del mio naso, stringendolo, quasi per alleviare un emicrania.

Tornai poi al mio essere immobile, gustandomi il rumore piacevole delle onde che si scontravano con la Red Moon.

"Red..."

La ragazza dai capelli rossi nel market mi balenò nella testa così di colpo da farmi sussultare leggermente.

-Ma... Perché avresti dovuto vergognarti? Lui sarebbe stato felice se ti avesse saputo vivo! Ha sofferto tanto e... Perderti lo ha fatto soffrire anche di più!-

"Questa frase..." Inghiottii la saliva a vuoto "Quando... Quando la ho sentita?"

Ed eccolo, nuovamente come il chiodo fisso della mia testa.

" Nicholas "

Riuscivo a sentire ancora la sua voce alla perfezione, a vedere il suo sorriso mentre suonavo affianco a lui...

Riuscivo a vederlo correre affianco a me in un prato.

- Aspetta! Aspetta Nick! Dammi un attimo di fiato, eh-

- Devi prendermi! Se non mi prenderai, non prenderò mai sul serio la tua promessa!-

- Dai, non è giusto, non sono nemmeno allenato!-

-Nemmeno io, e quindi? Se vuoi farti credere, prima di tutto devi...-

- Prendermi - sussurrai, con un sorriso a fior di labbra, sollevando il braccio e aprendo la mano in direzione del soffitto, fissandola con un orrenda sensazione che si impossessava della mia testa.

- Lui ti odia. Ti odia. Avresti dovuto lottare di più. Avresti dovuto impedire che vi dividessero. Anche a costo di uccidere i tuoi genitori. Ti odia. Se sapesse che sei vivo... Ti ripudierebbe in eterno. Riusciresti ad assistere al suo disgusto? -

" No " strinsi le palpebre, andando a strattonarmi i capelli con irritazione, irritando il bruciore che la cute mi rievocava "Non ci riuscirei. Non... Non potrei riuscirci."

Eppure la mia testa mi gridava di cercarlo.

Mi gridava di andare da lui, di stringerlo, di baciarlo come...

"Come quando? Non lo..." Mi alzai di colpo, spalancando le palpebre, portando una mano al mio petto e strattonando la stoffa, fregandomi della possibilità che questa si potesse in qualche modo strappare al di sotto della mia salda presa.

"Non lo ho mai baciato. Non lo ho mai fatto, eravamo troppo piccoli, non mi sarebbe mai nemmeno saltata in testa l'idea... Cosa stavo pensando?"

Serrai la mascella, cercando di riesaminare qualcosa, qualsiasi cosa che potesse darmi anche solo una motivazione di un simile pensiero.

Non ne trovavo. Non ne riuscivo a trovare.

" Philip... Philip, riportalo alla testa. Cosa diavolo era?!"

Sentivo che era importante.

Era davvero molto, troppo importante per poter essere messo di lato, come se niente fosse.

Mi misi in piedi di colpo, facendo cadere la sedia all'indietro, sentendo improvvisamente un capogiro che andava a sconvolgermi la testa, facendomi sentire come se non respirassi, come se non lo facessi davvero da tanto, troppo tempo.

E di nuovo altre immagini.

Io e lui, circa sui quindici, sedici anni, davanti ad una gelateria, accanto a degli alberi di ciliegio in fiore, lui con dei libri in mano, io che mi mettevo sulle punte perché troppo basso per riuscire ancora a raggiungerlo.

A quell'età non mi ero ancora alzato definitivamente di statura,  poi il mio salto di altezza era stato tra i sedici ed i diciotto, diciannove.

Era stato il nostro primo bacio: mi ero buttato, troppo imbarazzato per poter parlare.

Eravamo stati amici di infanzia, i nostri genitori erano stati a loro volta molto uniti, ma non a questo punto, non come me e Nicholas.

Dormivamo insieme, andavamo a casa o da uno o dall'altro per mangiare, andavamo in vacanza insieme: non c'era da meravigliarsi se il nostro rapporto si era così stretto e così sviluppato al punto tale da sbocciare definitivamente diventando amore .

Ricordavo poi anche la prima volta che lo avevamo fatto: al suo compleanno, compiuti i diciotto.

Di età io lo superavo di quattro mesi e sette giorni, io nato il tre Luglio, lui il dieci Novembre.

"Mi ricordo... Tutto" cercai disperatamente di non perdere l'equilibrio per i fremiti che mi stavano prendendo dalla testa ai piedi.

"Nick..."

Spalancai la porta di netto, prendendo a correre verso il ponte della nave, desiderando di scendere da essa il più in fretta possibile.

Ma una volta dopo averla oltrepassata, qualcuno mi sbatté qualcosa in testa, facendomi perdere i sensi, con un enorme Error che mi navigava davanti allo sguardo prima che tutto si facesse nero.




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