Capitolo 54- Okay

152 26 26
                                    

Quando i sensi mi si riaccendono, un dolore tremendo mi percorre dalla testa ai piedi

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Quando i sensi mi si riaccendono, un dolore tremendo mi percorre dalla testa ai piedi.

Mi ritrovo in un letto - ancora. Che presto torni ad essere un abitudine? Chi lo sa- ma questa volta non è quello dell'appartamento della rossa.

Metto a fuoco ciò che mi sta attorno, o almeno lo faccio prima di notare la ragazza che si stringe le gambe al petto, seduta su una sedia nel silenzio più totale.

Provo a tirarmi su, volendo semplicemente cercare di chiederle dove siamo, ma l'unico risultato che mi esce é uno spasmo mentre il dolore mi assale.

Cerco di non farmi scappare neppure un fiato, ma non vi sono risultati: gemo appena, sentendo come se la spalla mi andasse a fuoco, lacerandomi dall'interno.

A questo verso di troppo, vedo Natalie che alza il capo con un espressione particolare: il viso quasi completamente arrossato, con gli occhi spalancati in una sorpresa plateale e le labbra socchiuse.

Mi fissa per qualche breve attimo e posso benissimo notare come i suoi occhi si inumidiscano di colpo, diventando lucidi.

Questa reazione mi agita, ma mi agita ancora di più il fatto che di colpo mi si avvicina e va a cingermi le spalle in un abbraccio, iniziando a singhiozzare rumorosamente.

Già al semplice contatto fisico iniziale, sussulto, cercando di non mostrare il mio imbarazzo e la mia confusione totale.

-E...ehi...- borbotto, appoggiando delicatamente la mano alla sua testa, non avendo la più pallida idea di cosa stia succedendo.

Ho le idee parecchio confuse, se devo dirlo e questo tipo di atteggiamento nei miei confronti non me lo sarei aspettato nemmeno tra cinquant'anni.

Lei non alza la testa e non smette di piangere: semplicemente rimane lì, così stretta a me da farmi sentire strano, piangendo come non avevo mai visto fare a nessuno.

Cerco di scuoterla leggermente, reprimendo la debolezza fisica che mi afferra di colpo, facendomi sentire spaesato.

E poi realizzo, mentre vedo ennesime garze e bende andare a ricoprirmi, tanto che se continuo così potrei davvero diventare una mummia.

Le immagini prendono a saltare su, una dopo l'altra, con il combattimento, il sangue che mi era schizzato sugli occhi, la visuale offuscata e la sensazione della totale perdita di sensi che ha decisamente chiuso il sipario, per poi gettarmi in questa stanza.

"Com'é possibile... Che io sia ancora vivo?" Mi domando, turbato, prima di udire la voce della rossa, la quale si stacca dall'abbraccio, ma rimanendo sempre con lacrime che vanno a bagnarle il volto e con singhiozzi che le scappano dispettosamente dalle labbra e che non sembrano voler diminuire.

-Scusa- fa, andando a coprirsi gli occhi con le mani, strattonando i propri capelli -Scusa, scusa, scusami tanto!-

Altri singhiozzi. Non so cosa rispondere a questa frase che, davvero, aumenta soltanto il mio essere turbato, portandomi ad aggrottare la fronte, cercando di parlare, ma rimanendo poi in completo silenzio.

-É tutta colpa mia!- trema, si irrigidisce mentre i singhiozzi cercano di 'mangiarsi' la sua voce e prende fiato, emettendo un lamento distorto -Se fossi stata più attenta... Forse nulla sarebbe accaduto. Invece stavi per morire ed era solo per... Perché avevo pre...preso quello stupido pulsante- cerca di calmare i fremiti, con i risultati che semplicemente si ritrova a tremare anche di più -E mi ero pure scordata di dove lo avevo lasciato-

Tacqui, sentendo che avrebbe continuato a parlare, che avrebbe proceduto nel suo discorso.

In ogni caso, poi, anche se non avesse aggiunto più nulla, non avrei saputo proprio cosa dire.

A quanto pare avevo avuto ragione: quel radunarsi improvviso di guardie non era stato affatto una coincidenza.

-Mi sento... Così idiota... E stupida... Non ricordavo proprio di averlo messo lì, dopo... E credimi, non avevo intenzione di sfiorarlo neppure con un dito. Lo avevo preso all'inizio, quando dubitavo di te, ma non... Non avevo più intenzione di usarlo. - torna a levare le mani dalla faccia, mostrando la retina arrossata ed altre lacrime che continuavano a scendere, nonostante cerchi di cacciarle via.

-Mi dispiace così tanto.-

Più lei parla e più semplicemente aumenta in me la sensazione che fosse davvero sinceramente dispiaciuta: la sua espressione mostra già tutto e decisamente basta a farmi sentire come se finalmente potessi definitivamente crederle.

Non so se questa cosa si possa davvero definire buffa, ma in parte mi fa ridere il fatto che, non so quante ore prima rispetto a questo momento, ero quasi morto per colpa di una persona, ma che non stavo affatto prendendo a scappare da essa, anzi.

Cioè, mi fa ridere perché é una cosa estremamente stupida per uno come me, ma non avevo e non ho proprio intenzione di fuggire.

-Okay- rispondo soltanto, portandola ad alzare la testa con sguardo confuso, come se non si aspettasse minimamente questo tipo di risposta.

Beh, non so esattamente che tipo di cosa si immaginasse alle sue scuse, ma a me non è venuto nient'altro in mente se non quel semplice 'okay'.

Lei continua a guardarmi, tirando su col naso, con le ultime gocce che scendono prima di concludersi completamente.

-Okay?...- chiede, leggermente spaesata.

Annuisco alla sua espressione confusa, con i suoi occhi che mi fissano, da cui scappano due ultime lacrime, estremamente rapide.

-É tutto okay- aggiungo frettolosamente, cercando di non essere in imbarazzo, cosa di cui non capisco il motivo, stringendomi nelle spalle, con l'unico risultato che quella colpita mi protesta a dietro, costringendomi a mordermi il labbro per non farmi uscire versi di dolore.

Mi sento... Meglio.

Non di corpo, di certo, ma di mente.

Sono più sollevato, forse, dal sapere che a qualcuno importava, che poteva starci bene o male e che non sarebbe semplicemente stato indifferente.

"É davvero diversa dalle altre" penso di colpo, vedendola comunque preoccupata, tanto che, mentre molteplici domande vanno a colpirmi la testa prima che io mi lasci appoggiare nuovamente al cuscino per il giramento che é nuovamente saltato su, immergendomi di nuova debolezza dalla testa ai piedi, va a scuotere la testa ripetutamente, schiaffeggiandosi la faccia per ben due volte di fila, come per svegliarsi.

"E che cazzo... Mi hanno davvero ridotto così male?" Mi chiedo di colpo all'ennesimo lamento della mia gamba quando provo a spostarla, seppur di un minimo.

Il mio corpo sembra protestare ad ogni cenno di movimento che io provi a fare, quindi devo calcolarlo come un sì.

E mentre penso a questo, vedo una figura non del tutto sconosciuta oltrepassare la porta ed entrare nella stanza come se il legno non ci fosse mai stato.

"Le porte esistono per essere aperte, non per essere attraversate, cavolo. Spero vivamente che non si comporti così anche nei bagni..."

Ventiquattr'oreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora