Capitolo 41- Nessuno ti riconoscerà

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"C'è sicuramente qualcosa sotto a questo suo improvviso cambiamento

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"C'è sicuramente qualcosa sotto a questo suo improvviso cambiamento. Sembrava molto, forse troppo  sicura di sé, soprattutto in mia presenza. Rispetto al nostro primo incontro, ha fatto un salto troppo grosso. Ma non importa" penso, accucciandomi nel mio nascondiglio, aspettando ancora che quella esca dal negozio.

Mi guardo attorno, nel frattempo, cercando di osservare ciò che mi circonda il più possibile.

Nessuno di troppo importante, né di minaccioso.

Tengo d'occhio anche a ciò che vi è dietro di me, ma fortunatamente non vi è nulla se non una minuscola stradina che porta direttamente al dietro del negozio.

Ricordo quando ci sono entrato, rubando un 'crea passaggi' da un uomo disattento, semplicemente stordendolo.

Avevo faticato per raggiungere il dietro del negozio, soprattutto dopo l'attacco iniziale che mi aveva fatto sbattere la schiena contro il suolo.

Ora il 'crea passaggi' é molto probabilmente esploso insieme a tutte le altre armi che sono andate al diavolo quando il fratello maggiore dei due Grimm mi ha fatto saltare quasi in aria, prima che Klaus comparisse.

"Chissà dove cavolo sta adesso quel visionario" mi chiedo, tornando sull'attenti in mezzo secondo al più piccolo rumore, andando a portare la mano allo stivale, per poi sentire un -Giú- asserito con un filo di voce, notando la rossa che spunta e lancia i vestiti su degli scalini in marmo non troppo distanti da dove mi sto nascondendo, coperto da una pianta.

Lascio schizzare lo sguardo ovunque prima di provare anche solo a muovere un piede in avanti.

Non c'è proprio nessuno: magari quella non vuole davvero tradirmi... O magari vuole farlo in un posto dove non posso scappare.

"Ma bene..."

Allungo il braccio, mi sollevo leggermente ed afferro gli abiti, tornando subito a rintanarmi dietro alla pianta per cambiarmi.

Getto via la maglia sporca e non posso non notare quanto la mia pelle sia coperta da tagli e lividi, con qualche cicatrice.

Tolgo anche i pantaloni e procedo nell'indossare in tutta fretta i nuovi vestiti, cercando di non fare caso all'orrendo abbonamento tra nero e giallo in certi punti che comunque mi ricorda un ape.

"Ma qualcosa di meglio, proprio no, eh. Preferivo i miei abiti sporchi, piuttosto"

Questa risulta decisamente molto, molto larga rispetto a me, ma le maniche lunghe almeno coprono le bende.

La parte inferiore si può salvare: pantaloni jeans di un grigio scuro.

Mi ha preso poi una mascherina bianca, di quelle che ricordano i periodi in malattia di mia madre.

Ha preso perfino un paio di occhiali ed un cappello con la visiera con un laccio che mi permette di nascondere i capelli.

Posso dire tranquillamente che non c'é nulla, ma proprio nulla, di mio, se non gli stivali con il coltello e cosa ancora più importante, l'unico pezzo di pelle visibile é il collo.

Nemmeno io mi riconoscerei così conciato se mi piazzassi allo specchio.

Esco dal buco in cui mi nascondevo, cercando di afferrare gli altri vestiti alla bell'e meglio e arrotolarli, permettendo quindi alla rossa di prenderli, seppur con sfiducia, piazzandosi dentro alla borsa.

-Nessuno ti riconoscerà- asserisce convinta e non posso non darle ragione mentalmente: sembro un misto tra un fissato con i germi, un teppista, una persona con pessimo gusto nella moda ed, ultimo ma non ultimo nelle definizioni, un rifiuto della società.

Manca solo una collanina d'oro con su scritto YOLO e mi sarei definito lo scempio più totale.

Non apro bocca per mostrare il mio disappunto nel vestire, semplicemente rimango zitto e inizio a camminare tra strade che, prima di adesso, immaginavo di poter percorrere solo nei sogni, soprattutto non alla luce del sole.

Osservo i passanti, tenendoli d'occhio con accuratezza, cercando di captare anche solo il più piccolo dei discorsi.

Se avessero anche solo accennato qualcosa tra di loro, cercando di non farsi sentire, coprendosi la bocca per evitare di farmi capire dal movimento di essa ciò che stavano dicendo, avrei iniziato sicuramente a preoccuparmi... E non poco.

Fortunatamente vedo persone che quando mi notano si limitano a fare espressioni perplesse per poi tornare alle conversazioni precedenti.

"Sono tutti robot. Tutti programmati. Basterà che io apra bocca per dire anche solo 'A' far capire loro chi sono."

Il mio sguardo guizza alla ragazza al mio fianco: appare stranamente naturale, non sembra dare cenni di nervosismo, eppure sono sicuro di star notando benissimo che c'è qualcosa nel suo sguardo che non mi convince.

"E questa avrebbe davvero fatto l'effetto farfalla? Mi sembra solo una ragazzina testarda che deve ancora crescere e che non vede l'ora di svignarsela, ora che ci sono io. No, perché prima qualcuno schiattava, ma ovviamente il gioco ti attira a sé come una calamita, ma se poi ci sono io, diventa di colpo tutto il contrario. Stupidi feromoni da coniglio che si mischiano alla spinta che i demoni incubus lasciano ad inizio e fine settimana"

Di colpo mi trovo ad osservare una bambina che si è fermata davanti a me: mi guarda con aria vacua, portandosi la mano alla bocca e chiedendo al genitore -Papà. Perché il signore é vestito così? Oggi a scuola ho letto che le persone non possono tenere il viso completamente coperto-

-In effetti é così, tesoro, é la legge- l'uomo mi guarda, assottigliando gli occhi.

Un brivido gelido mi percorre dalla testa ai piedi.

Anche Natalie si é fermata e ha un espressione che dice decisamente 'oh, cazzo'

Mi ritrovo a trattenere il respiro, per poi sentire qualcosa toccarmi il braccio.

L'istinto mi grida 'pericolo' e faccio per piegarmi a cercare il coltello, ma poi realizzo che é solo la rossa che mi ha fatto prendere un accidente, afferrandomi la mano.

Nel frattempo, però, nel movimento mi scivolano gli occhiali in avanti.

Cadono a terra.

L'unica cosa a cui posso pensare é il fatto che sono totalmente nella merda, siccome riconoscono non solo la mia voce, ma anche i miei occhi.

Chiudo di scatto le palpebre, cercando gli occhiali al buio, sentendo la consistenza della plastica sotto i polpastrelli e quindi afferrando al volo le lenti, piazzandomele davanti agli occhi e iniziando subito a correre, con Natalie che mi tira il braccio in avanti, spingendomi ad accelerare il passo.

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