Capitolo 97- Dieci minuti

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-Okay

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-Okay. Ora metti il navigatore sull'edificio Coral Game Company- dissi, una volta dopo che, finalmente, mi trovai davanti al cartello con il nome della città.

Bisbee.

Una città dell'Arizona, non troppo grande, ma abbastanza da rendere la ricerca decisamente lunga senza qualcosa o qualcuno che potesse dirti la strada esatta da fare.

E per questo, mio fratello aveva deciso di affidarsi al navigatore.

Ovviamente però c'era il grande, grosso dilemma che, beh, se dovevo essere sincera, quello strumento elettronico non mi sembrava totalmente affidabile...

E parte di me voleva poter provare a chiedere a qualcuno per strada, mentre l'altra aveva paura di scontrarsi nel capo dell'azienda -probabilità bassa. Ma comunque una probabilità. - e quindi avevo scelto di provare a fidarmi di quell'affare , pregando che funzionasse e non ci portasse da tutt'altra parte.

Con l'auto ovviamente parcheggiata sul ciglio della strada, Alex prese a digitare le parole che gli avevo detto, seppure con un espressione abbastanza stranita, schiacciando poi il 'procedi' che semplicemente fece illuminare lo schermo.

Attesi con il fiato sospeso il risultato, arrivando a mordermi il labbro inferiore, fissando la rotellina che ruotava senza sosta davanti ai miei occhi.

E un quasi urlato -Sí!- mi sfuggì di bocca nel momento esatto che sulla superficie luminosa spariva il cerchio , venendo sostituita da tutta la cartina che si formava e da quella sottospecie di goccia al contrario di colore rosso che definiva un punto preciso, la strada da percorrere colorata di verde.

A seconda del navigatore, per arrivare ci volevano dieci minuti di auto... E non era affatto troppo distante da me, non più.

Mi agitai sul sedile, con una sensazione di gioia estrema che mi afferrava il petto, mentre portavo una mano alla stoffa della maglia e la strattonavo ripetutamente, cercando di calmare i fremiti che stavano cominciando a muovere le mie braccia.

"É solo il primo punto. Prima dobbiamo arrivare. Stai calma. Poi ci sarà molto da fare. Quindi, respira" quasi mi urlai mentalmente, inghiottendo a vuoto anche se teoricamente non ne sentivo il bisogno, riuscendo soltanto a seccarmi la gola più di quanto avrebbe dovuto essere.

Un pensiero che non serviva a molto, il mio, anche perché appena Alex tornò al centro della strada, guidando e dando pienamente attenzione agli ordini dello strumento, il mio cervello sembrava sul punto di esplodere dalla tensione.

Guardavo le strade scritte su di esso e guardavo quelle che ci circondavano, poi il mio sguardo si buttava addosso all'autista, pronta a dire qualsiasi cosa se avesse dato segno di distrazione o se mi fosse sembrato magari un po' strano.

I continui 'gira a sinistra tra', 'gira a destra tra', 'prendi la rotonda tra' dopo un po' divennero seriamente insopportabili, anche perché la vocina dell'affare elettronico mi ricordava troppo quella della ragazza nel videogioco, davvero.

E difatti, un po' per questo motivo, un po' per la voglia di arrivare, quelli che dovevano essere solo scarsi dieci minuti, furono i momenti più lunghi ed interminabili della mia intera esistenza, perfino di più della tempistica del viaggio in sé, che alla fine, dopo una quantità di tempo imprecisata, era corso via nel mio rimuginare costante.

Nell'istante in cui il navigatore se ne uscí con un -Sei arrivato alla destinazione- chiaro e tondo, gettai fuori la testa dal finestrino, alla ricerca dell'edificio che teoricamente doveva essere davanti ai miei occhi.

E che, benedizione divina o meno, lo era sul serio.

-Siamo qui- fece Alex, bloccando l'auto e spegnendo il motore, guardandomi con un espressione che diceva palesemente 'allora? Sei contenta? Muoviti, che non ho tutta la giornata' a cui io risposi con un annuire rapido, spalancando la portiera... Ma bloccandomi di colpo.

-Un attimo- dissi, attirando l'attenzione sia di Alex, sia di Summer, la quale, al contrario di mio fratello, mi sorrideva con un aria da 'non vedo l'ora di vederla tornare indietro con il tizio' - lo aveva praticamente scritto in faccia, sul serio -

-Posso chiedervi un ultima cosa prima che io entri?- dissi, facendo fare uno sbuffo ad uno ed un sorridere ancora più interessato all'altra.

-Dica pure- asserí infatti la corvina, dondolandosi su se stessa, le gambe sempre accavallate, cosa che mi spinse all'istante a esporre la mia richiesta.

***

-Beh. Ci vediamo dopo- commentai, chiudendo la portiera alle mie spalle, avviandomi definitivamente verso la fabbrica di videogiochi, sentendo il mio battito cardiaco rimbombarmi nel petto, costringendomi a sembrare calma e a incidere nella mia testa il fatto che o lo ero o rischiavo di mandare tutto al diavolo, riportando alla mente tutte le istruzioni che servivano per tirare fuori Lysander da Ventiquattr'ore, le quali me le aveva dette proprio lui.

-Diceva che bisogna prendere il videogioco originale per tirarmi fuori. Si trova nella mia azienda, nell'ufficio del mio capo. E che se si desiderano risultati, bisogna entrare tra le sei e le sette. Null'altro-

E l'orario c'era, essendo le sei meno un quarto del pomeriggio, quindi... Non dovevano esserci troppi problemi, no?

Già, teoricamente era così, ma il cuore mi esplodeva nel petto a tratti, mentre un caldo tremendo mi prendeva dalla testa ai piedi per il semplice fatto che quell'edificio era davanti ai miei occhi, imponente.

"Aspetta un attimo... Come faccio ad entrare? La porta, molto probabilmente, é chiusa... Che devo fare? Scassinare?" Continuai ad avvicinarmi alla fabbrica, trovandomi davanti alla porta, appoggiando la mano sulla maniglia e provando a tirarla giù.

Come avevo pensato... Era chiusa.

E avevo provato ad aprirla sia spingendo, sia tirando.

"Cazzo! Questo dettaglio non mi era neppure passato per l'anticamera del cervello..." Pensai, alquanto irritata, trovandomi a sbattere il palmo contro la faccia, per poi mordicchiarmi l'interno della guancia, sforzandomi di cacciare un idea al di fuori del mio cervello -abbastanza messo male, quindi era altrettanto difficile-.

Rimasi lì, provando a trovare un idea, fino a che, nel giro di pochi secondi, mi salì l'illuminazione.

"Magari c'é un entrata sul retro?..."

Dire che iniziai a correre, passando per i vicoli attorno alla fabbrica, era la pura verità: non mi diedi tempo di riposare, non mi diedi tempo di cercare altre opzioni possibili, semplicemente feci il giro del perimetro dell'edificio, cercando la porticina, venendone  ripagata, anche perché mi ritrovai davanti ad un' entrata spalancata, seppur con davanti una persona dai capelli praticamente bianchi e con una giacca da medico, intenta a cercare qualcosa nella tasca dei pantaloni, girata di spalle.

Dire che iniziai a correre, passando per i vicoli attorno alla fabbrica, era la pura verità: non mi diedi tempo di riposare, non mi diedi tempo di cercare altre opzioni possibili, semplicemente feci il giro del perimetro dell'edificio, cercando la...

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