Capitolo 60- Non posso farlo

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"Non posso

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"Non posso... Non posso farlo" pensai, sentendo le mani che tremavano, sudando vistosamente a contatto con la pistola.

Non riuscivo a muovermi, sentivo solo il petto che veniva distrutto dal mio battito cardiaco e dalla fatica per mandare giù la saliva.

Sentivo poi un brivido gelido che mi percorreva la schiena, quasi camminandovi sopra, attraversandola in ogni singolo punto, tanto che proprio non riuscivo a prendere neppure un accenno di fiato.

Sapevo che anche il fratello di Max era parte del gioco, che anche lui avrebbe sicuramente tentato di fare fuori Lysander, ma non riuscivo a tenere il braccio fermo, né ad apparire probabilmente sicura di quello che stavo facendo.

Serrai la mandibola, vedendo lo sguardo dell'uomo che mi scrutava con piena attenzione, con un aria altamente pericoloso.

La coincidenza era che poco prima di entrare, Max stava pienamente prendendo a girarsi e a seguire l'ordine dato... Ma poi era arrivato lui e la situazione era degenerata, portandolo a ritornare alla posizione originale e soprattutto portando questa situazione.

Klaus, dalla posizione in cui era, non diceva nulla, ma sentivo, ogni tanto, le sue occhiate sulla schiena, sapendo perfettamente dunque quanto mi tenesse d'occhio.

Lysander invece era appena arrivato, a testimoniarlo vi era stato il rumore dei passi ed il fatto che fosse fermo immobile sulla soglia.

Ciò che subito notai fu l'enorme computer che sollevava e che sinceramente non capivo come ci riuscisse, a sollevarlo.

Mi rendevo pienamente conto del fatto che eravamo ad un punto morto e che molto probabilmente era colpa mia se lo eravamo, ma a mia discolpa, uno, non avevo mai toccato un arma da fuoco in vita mia, due, nessuno mi aveva insegnato come stare calma con davanti qualcuno quando impugnavo un arma da fuoco.

Lanciai quindi un ennesima occhiata ai due, uno che era impossibilitato a muoversi con quel computer e l'altro... L'altro aveva gli occhi che di colpo diventavano visibili anche dietro gli occhiali da sole, illuminandosi di una luce rosata e particolarmente accesa.

"Ma non aveva detto che non poteva farlo o..." Bloccai istantaneamente il pensiero, guardandolo non priva di shock.

Vidi l'albino avvicinarsi a Lysander, portando la sua mano alla mia e così mettendoci in posizione, sempre con le armi puntate.

Passarono alcuni secondi scarsi prima che il terreno sotto di noi tornasse a svanire nel nulla, come se non ci fosse mai stato, proprio come con l'attacco dei 'poliziotti' di questo posto.

C'era però una strana sfumatura rossastra nel buco nero, qualcosa che essenzialmente all'inizio non notai per nulla, ma che poi iniziai a notare sempre di più ogni secondo di più che passava.

*

Quando raggiungemmo la destinazione, ci ritrovammo a volteggiare, ma questo per pochi secondi, anche perché poi crollammo immediatamente a terra.

Lysander gemette al di sotto del peso decisamente non da piuma del computer, io invece mi limitai a sibilare per lo scontro del mio sedere con il terreno.

Le armi da fuoco erano sparite nel nulla, tutte tranne, strano ma vero, la mia pistola, la quale me la misi nella tasca, ma non era questa la cosa che subito riuscí a sconvolgermi e a lasciarmi totalmente senza parole.

Lo stregone volteggiava in aria, immerso in uno strano scudo trasparente che luccicava, agitandosi.

"Lo aveva detto che usare i suoi poteri nel negozio poteva portare questo genere di complicazioni..." pensai, alzandomi istantaneamente e guardando l'uomo, il quale era così immobile da non far sembrare neppure che respirasse.

"Anche questo é per colpa mia, vero?" Pensai, sospirando, lievemente esasperata e vedendo il corvino dietro di me che appoggiava delicatamente il computer a terra, guardando a sua volta Klaus, ma senza dire nulla.

Prese a guardare attorno a sé, in silenzio, aprendo una borsa che decisamente non avevo visto e mostrando prima due scatole ed infine una serie di cavi che non finivano mai.

-Aiutami a trovare una spina- asserí il corvino con tono incomprensibile.

-Ma... Klaus...-

-Non possiamo fare niente per aiutarlo. E non credo che accetterà di venire appoggiato a terra o su una qualsiasi superficie così volteggiante. Non abbiamo più molto tempo. Il primo giorno é ormai portato completamente a termine-

Seppur decisamente poco convinta, mi ritrovai ad annuire.

Dal suo sguardo era assolutamente incomprensibile che cosa gli stesse passando per la testa.

Prendemmo dunque a cercare una presa a cui attaccare il computer, trovandola fortunatamente non troppo lontano e non troppo tempo dopo.

Cominciammo dunque ad attaccare i vari fili presi, attaccandoli al computer uno dopo l'altro insieme al mouse e riuscendo dunque a collegare in seguito quella matusa alla spina.

Lysander premette perciò il tasto di accensione, portando così l'attivarsi di esso, tirando fuori dalla tasca la chiavetta.

Io invece ero andata ad afferrare le due scatole, guardando spesso lo stregone con pieno rimorso e senso di colpa.

Se solo fossi stata più esperta e meno timorosa, magari la situazione si sarebbe svolta diversamente.

La mia mente poi tornò a Max e istantaneamente mi venne da sorridere, seppur non con piena allegria, anzi, in maniera più malinconica.

Mi riscossi da tali pensieri, cercando di tornare mentalmente qui e soprattutto di non aumentare il peso che sembrava aggiungersi sulla mia coscienza ogni secondo di più.

Mi sentivo in colpa per chiunque, per Max perché avevo puntato una pistola sia contro di lui che contro suo fratello, per Lysander perché non ero stata in grado di assicurare una protezione e una via di uscita siccome mai avrei potuto premere quel grilletto e non riuscivo a non rendermene conto, per Klaus perché era colpa mia se si era ridotto in un simile stato.

Nervosa, trafficai con la prima scatola, non tentando però di aprirla, lasciandola quindi a terra e tornando dal corvino e dal computer che finalmente si era caricato.

-Ti sta chiedendo una password?- chiesi, andandogli affianco.

-No. Non ancora almeno. Vediamo tra poco- fu la risposta decisamente distaccata di Lysander prima di far calare un lungo silenzio in cui nessuno di noi proferiva parola, ma semplicemente ci limitavamo a fissare lo schermo.

O almeno così finché non fu lui a parlare.

-Mi dispiace- disse, andando a circondare le proprie gambe con le braccia, lo sguardo sempre puntato sul computer, finendo col sospirare -Non penso sia bello andare contro a quello che ti piace.-

-Eh?...-

-Fa niente. Ignorami. Qualsiasi cosa che dico, mi esce di bocca senza che io lo voglia davvero. Quindi ignorami.-

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