Capitolo 29- Il porto è stato sbloccato

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- Ma che

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- Ma che... Dov'è finito?-

Guardai ripetutamente le sedie con le route, come studiando una scena del delitto.

Improvvisamente il posto di Klaus, ovvero la route che avrei dovuto iniziare, seguendo l'ordine che mi ero predisposta, era sparita nel nulla.

Le sedie erano solo tre.

"Okay. Sono leggermente un po' tanto confusa, ora. Perché é sparita? Non ci ho fatto nessuna route con lui, non lo ho neppure iniziato,e che cavolo!"

Turbata, mi avvicinai alla sua schermata, vedendo la scritta 'non disponibile' che mi lasciò abbastanza esasperata.

Davvero, che aveva questo gioco? Un virus? Era per questo che aveva dei simili svolgimenti?

Era per questo che mi aveva dato della bugiarda con Nicholas?

Che fossi finita in uno di quei fantomatici giochi fantasma delle creepypasta che mandavano al suicidio le giocatrici ?

Beh, poteva anche essere fattibile, se dovevo proprio ammetterlo: il sangue c'era e stavo diventando abbastanza instabile di umore.

Un attimo prima ero incazzata, quello dopo mi deprimevo come non mai, quello dopo ancora ero determinatissima a scoprire che cosa diavolo ci fosse sotto.

Sospirando, mi spostai in direzione della sedia del pirata biondo, rileggendo lentamente le informazioni, andando poi a premere lo 'Scegli Philip',   confermando questa mia scelta senza troppi fronzoli.

Erano le undici, questo voleva dire che in un ipotetico domani, sempre che non mandassi a cagare tutto prima, avrei avuto sempre un ora in più rispetto al tempo nella route di Nicholas.

Presi fiato, cercando di mantenere anche solo un minimo di contenimento.

Con lui mi dovevo comportare da... 'non farò nulla che tu mi chieda' ... Ma per quanto tempo? Un giorno non permetteva molto, se dovevo essere sincera.

Era già strano il fatto che non fossi riuscita a resistere dall'affezionarmi a Max e a Nicholas così tanto da andare in crisi totale, come se li conoscessi da una vita.

Se dovevo poi aggiungere il dettaglio, era anche strano il fatto che i miei sentimenti esplodessero da tutte le parti in questo gioco.

Ero emotiva come non mai: fuori con i ragazzi ero la cosiddetta giovane che non faceva che ripetere 'siete tutti uguali' con tono uguale.

Forse era perché il gioco aveva dei personaggi fantastici, forse perché le loro storie mi coinvolgevano in maniera dannatamente innaturale...

Ancora immersa in tali pensieri, mi ritrovai a fissare il muro della stanza di salvataggio, alzandomi dal letto solo dopo parecchi secondi, notando di colpo la borsa a tracolla appoggiata ad un mobile, la quale si illuminava leggermente.

Irritata, la afferrai, cercando di contenere il nervosismo che mi diceva di prendere a calci quello stupidissimo quaderno di missioni.

Lo tirai fuori e lo aprii.

La prima pagina diceva chiaramente " il porto è stato sbloccato. Dirigiti lì"

Mi grattai leggermente la testa, stringendomi nelle spalle con un 'okay' mentale.

Cercai rapidamente qualche cosa con cui vestirmi ed indossai una maglia bianca a righe azzurre, seguita da jeans, stivali ed il solito laccio per i capelli.

Tornai a sistemare la borsa di malavoglia, chiudendola e cercando la mappa nel quaderno, reprimendo anche degli insulti mentali nei riguardi di tutto quello che si scontrava con l'argomento "missioni".

Uscii dall'appartamento con passo spedito, come eclissandomi mentalmente, non dandomi il permesso di guardare ciò che mi stava attorno se non per essere sicura di star facendo la strada giusta che mi mostrava quella cartina, con il porto evidenziato in un giallo acceso, continuando ad avanzare per non seppi esattamente quanto.

Seppi di aver seguito positivamente la strada quando l'odore di salsedine e lo stridere dei gabbiani iniziò a farsi man mano più presente.

E mi trovai davanti alla baia anche prima di quanto potessi sperare da me stessa.

La spiaggia dorata era percorsa da onde che fragorose andavano a scontrarsi con gli scogli, con tre ricchissime navi attraccate al porto, circondate da uomini che facevano un continuo via vai, uscendo ed entrando dalla nave, chi con bottiglie di rhum, chi canticchiando allegramente qualche musica, chi ancora faceva entrambe le cose, singhiozzando per la propria poca sobrietà.

Qualcuno dei pirati si girò e si trovò a guardarmi, sbattendo più volte le ciglia dalla sorpresa, andando poi a tirare gomitate ad un compagno era sussurrargli qualcosa .

Riuscii, seppur con qualche difficoltà, a catturare una parte di un discorso.

-Ma non era quella che...?-

-Quella che si era rifiutata di dire il proprio nome al comandante Philip!-

-Cosa ci farà qui? Avrà cambiato idea?-

-Chiamate il comandante! Ditegli che è qui-

Un uomo di quelli si avvicinò a me: aveva dei capelli di un tinto e pungente verde pistacchio, tintura che si notava palesemente dalla ricrescita corvina che sbucava nella chioma, la pelle tendente ad un color caramello e la mascella abbastanza squadrata.

Aveva entrambe le mani composte da delle sottospecie di piccoli cannoni.

-Cosa ci fate qui, signorina?- chiese con tono morbido, ma morbido in una maniera falsa, almeno a mio scettico parere.

Lo guardai, particolarmente distaccata e distante sia nell'atteggiamento, sia nello sguardo stesso.

-Cos'é? Una ragazza non può venire a guardare il mare? Non mi sembra una cosa così piena di novità-

La stizza sembrava uscire da tutti i pori.

Okay, forse mi dovevo dare un po' una calmata... Però in effetti era l'aria che dovevo dare con Philip, quindi non stavo neanche sbagliando così tanto.

-Ah, beh, diciamo che è raro che le donne vengano sulla spiaggia a quest'ora , siccome è rinomato in tutta la città che questo è il cosiddetto orario dei pirati- asserí una voce che non mi era troppo sconosciuta al di sopra di una delle imbarcazioni, con un mezzo sorriso sulle labbra che, a detta mia, era facile da voler prendere a schiaffi per quanto risultasse vittorioso nelle sue sfumature.

Vidi Philip scendere dalla nave più grande, lasciandosi scivolare lungo uno dei corrimani del ponte, slittando come se il legno fosse oliato, le gambe posizionate in uno accavallarsi che risaltava nettamente la loro struttura  lunga e snella, quasi femminile.

"Quando si dice fare entrate di scena con stile..." Pensai istantaneamente, trovandomi davanti a quel celeste magnifico e alla grazia che sembrava contraddistinguerlo .



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