☆Capitolo 4 - parte 3☆

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Ho urlato "Non chiamarmi più così", prima di tornare in me e fuggire via da lui.
Torno a casa correndo senza sosta per almeno tre chilometri, con le scarpe in mano.
Quando arrivo, i miei piedi sono neri e un pó spellati.
Non sento dolore.
Sono impregnata di sudore e di pessimo umore.
Peggio, sono triste. Devastata.
Non capisco. Le sue spiegazioni non significano nulla.
La sua vita è complicata, gli piaccio, vuole baciarmi... e poi mi dice di avere un'altra!
Sono stronzate!
Non ci credo per un secondo.
Non può passare da "La mia vita è complicata" a questa storia di coppie.
No! È una bugia! Deve esserlo.
La mia testa trabocca di pensieri negativi. Le lacrime mi offuscano gli occhi. La mia fretta di fuggire dal pub mi aveva aiutato a trattenerle.

Salgo le scale che portano al mio appartamento in completo stato confusionale.
Mi tremano le gambe e il cuore mi batte all'impazzata.
Non vedo altro che il volto di Adam distorto dai miei ricordi.
Sembrava così confuso, eppure tutto quello che ha detto ha solo reso me ancora più confusa.
Che senso aveva tutto quel discorso?
(Perché darsi tanta pena? Tornare da me, dirmi che gli piaccio, per poi fingere di avere qualcuno nella sua vita?)
Non ci capisco niente!
Ha detto di non essere sposato, per poi dichiarare di avere qualcuno nella sua vita.
Non ha alcun senso!

Premo l'interruttore, quando la luce delle scale si spegne, immergendomi nel buio, ma non funziona.
Brontolo, rassegnata a salire lentamente, guidata solo dalla luce al neon rossa della scritta "exit", su ogni piano.
Faccio un profondo respiro, la testa bassa.
Arrivata alla fine delle scale, mi blocco di colpo.
È lì, poggiato alla mia porta, le braccia incrociate al petto!
La tromba delle scale è immersa nell'oscurità, ma riesco a vedere il suo sguardo opalescente fisso su di me.
Avanzo e mi fermo di fronte a lui, pronta ad inserire le chiavi nella serratura, come se non esistesse.

Jess:" Tornatene a casa. Sei stato abbastanza chiaro, prima.
Non ho altro da dirti."
Adam:" Forse non avevo finito.
Non mi sono perso sul tuo pianerottolo. Avevo bisogno di vederti."
Jess:" Ok. Io no. Vattene!"
Adam:" Jess, ti prego..."
Jess:" Cosa? Che vuoi ancora?!
Non sono una delle tue groupie, una di quelle che ti puoi rigirare ogni volta. O stai con me o stai con un'altra. O mi baci e resti nella mia vita, o trovi di meglio da fare e sparisci!"

Qualcuno batte contro il muro e grida:

???:" Hey, andate a litigare da un'altra parte. C'è gente che cerca di dormire!"

Adam impreca, mentre io emetto un lungo sospiro.
Infastidita, lo tiro per la cintura e lo spingo da parte.
Lui si lascia spostare senza battere ciglio.
Apro la porta e gliela chiudo in faccia.
Senza un minimo di rimorso, mi chiudo la porta alle mie spalle.
Non gli lascio il tempo di aprir bocca.
Ma Adam sembrava aspettarselo.
Infila il piede nella fessura e mi costringe a tornare indietro per lasciarlo entrare, sussurrando:
"Ssssh".
Ci fissiamo, a un metro di distanza.
Incrocio le braccia al petto.
Non ho intenzione di cedergli un minimo di terreno.
Anche se i suoi bellissimi occhi azzurri mi intorpidiscono un pó il cervello, provocandomi un'ondata di desiderio, è fuori questione che gli permetta di avere la meglio su di me!

Avanza verso di me, come un predatore. Come se potesse abbindolarmi così facilmente!
Lo fulmino senza muovermi.
Si ferma di fronte a me, le mani affondate nelle tasche dei suoi pantaloni.
Il suo sguardo non si sposta da me.

Jess:" Come sei arrivato così in fretta?"

Preferisco fare una domanda su una questione meno delicata, per ritrovare un pó di contegno.

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