2. Terzo liceo

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SABATO 26 SETTEMBRE 2015

La sveglia di sabato mattina è decisamente la cosa più difficile da affrontare al mondo, soprattutto se il venerdì sera decidi stupidamente di uscire e tornare irrimediabilmente tardi, solo perché i tuoi amici non vanno a scuola al sabato e vuoi fingerti normale come loro, non riuscendoci neanche tanto bene. La colpa è mia perché frequento persone che non frequentano la mia stessa scuola; uno del mio gruppo, Vittorio, quello a cui sono più legata in assoluto principalmente per il fatto che abita di fronte a casa mia, studia già all'università e non ha lezione né il venerdì né tantomeno il sabato. Spesso desidero veramente tanto di aver già finito la scuola: invece di trovarmi a metà percorso, in un lungo e stancante terzo anno di liceo, vorrei essere già iscritta all'università, per gestirmi i miei orari da sola senza dovermi svegliare alle sette del mattino sei giorni su sette. Anche in questo caso però, la colpa è solo mia: avrei potuto dare la preferenza per i pomeriggi in settimana, al posto del sabato, come hanno fatto i tre quarti della scuola, e invece ho scelto di proposito la mia disgrazia. Dal terzo anno in poi sono solo due le sezioni con il sabato, ed è stata forse la speranza di ritrovarmi in classe con Damiano – sapevo che avrebbe scelto il sabato per via dei suoi impegni sportivi – e di liberarmi di Viviana, a guidare la mia scelta; invece mi sono sbagliata due volte perché, se da un lato io e Damiano anche quest'anno abbiamo dovuto proseguire il nostro percorso divisi, in due classi diverse, e quasi a sfottere la mia ingenuità le uniche due col sabato, dall'altro Viviana contro ogni mia aspettativa ha scelto di evitare i pomeriggi proprio come me e ci siamo ritrovate costrette a finire gli ultimi tre anni di liceo ancora nella stessa classe. Cerco giornalmente di convincermi che non sarà insopportabile, nonostante la nostra amicizia si sia piano piano affievolita fino a ridursi al minimo gesto di salutarsi al mattino e all'uscita, neanche tutte le volte che ci incrociamo, ma solo quando è davvero strettamente necessario. Quando di recente, con un impeto di coraggio non molto tipico di me, mi sono sentita finalmente in grado di affrontare la questione, almeno con me stessa, me la sono spiegata così: abbiamo preso due strade diverse, dopo le medie abbiamo scoperto di essere piuttosto differenti l'una dall'altra e forse quasi incompatibili, che è abbastanza nella norma se si considerano gli enormi cambiamenti che subisce un qualunque adolescente in questi anni. Tutto ciò però ha preso una piega leggermente tragica quando mi sono ritrovata a stare alla larga da tutte le persone che bighellonavano con lei e il suo gruppetto – che per mia disgrazia è quasi interamente in classe con noi – senza un motivo preciso se non quello che, per qualche forza dentro di me, proprio non sopportavo stare in sua presenza. Questo ovviamente mi ha svantaggiata dal momento che, già di mio sono lenta a fare amicizia e generalmente poco socievole, soprattutto alle prime chiacchierate, in più ci si mette anche il fatto che al mio contrario Viviana è diventata la persona estroversa che mai pensavo si sarebbe manifestata e perciò mi sono trovata costretta ad evitare un consistente numero di persone, dal momento che lei conosce la maggior parte degli studenti in questa scuola, compreso Damiano, la mia unica vera cotta mai dimenticata e mai neanche vicina all'essere realizzata. Se non altro il loro rapporto non è dei più profondi, anzi da quello che so si saranno parlati al massimo una o due volte, grazie a qualche amico in comune, perciò non sono propriamente costretta ad estendere la zona minata anche a lui.

Sono queste le considerazioni che mi seguono fuori dal letto e incastrata nel 98 che saetta verso scuola, fin quando, alzando lo sguardo dalle mie Superga rosa confetto, non colgo proprio il profilo di Damiano, appoggiato al muretto, con la solita sigaretta Camel tra le labbra e le gambe strette nei jeans attorcigliate una all'altra. Ci siamo solo io e lui davanti a scuola, entrambi come sempre in ritardo imperdonabile e come sempre io mi perdo ad osservarlo segretamente. I suoi capelli sono decisamente più lunghi di quel primo giorno di prima liceo, più mossi e ribelli, ma soprattutto chiari, grazie a tutto il sole che ha preso in spiaggia durante l'estate, sul tacco dello stivale, dove i raggi solari sono più forti. Oggi indossa una maglietta a righe bianche, turchesi e bordeaux che evidenzia la sporgenza delle sue scapole ossute sulla schiena, mentre sul davanti gli ricade morbida, nascondendo sotto le pieghe quello che so, da tutte le foto che ho scovato su Facebook, essere un ventre estremamente piatto. Ad ogni anno passato l'ho osservato diventare sempre più bello, superando di volta in volta ciò che l'anno prima avevo definito insuperabile; con il tempo ha perso quel visino da quattordicenne, seppur già maturo e angoloso allora, con gli zigomi alti e la mandibola sporgente. Ora sembra aver trovato tutto il suo stile, nelle giacche di jeans, nelle sue magliette infilate dentro ai pantaloni attillati, in quelle scarpe strane e nella barbetta che di tanto in tanto lascia crescere sul mento.

Damiano | Limerenza e DissimulazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora