19. Fredde presentazioni

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SABATO 5 DICEMBRE 2015

I due chilometri di via del corso, da qualche settimana o poco più, sono infestati da una miriade di luci bianche, quelle che sui giornali hanno chiamato 'diamanti di neve', ma a me sembrano più degli enormi occhi che vegliano sullo shopping natalizio. Ho sempre storto il naso davanti all'eccessivo dispendio di energia, in decorazioni sfarzose e così colorate da far girar la testa: quelle catene di luci – soprattutto le blu mi infastidiscono – sono brutalmente innaturali, come ragnatele si ramificano tra i palazzi, oscurando il cielo e i suoi disegni, ma non riuscendo neanche alla lontana nell'intento di eguagliarne la bellezza. Natale per me vuol dire riposo e Roma ricoperta di luci led è tutto tranne che una città che ti lascia prendere fiato, anzi te lo blocca in gola, mentre sbatti le palpebre rimpiangendo le tapparelle della tua camera e le delicate striscioline di luce che si infiltrano nel buio pesto. Eppure lo spettacolo che si estende imperioso qualche metro sopra la mia testa e il pon-pon del mio cappello di lana, è qualcosa di diverso dal solito inquinamento prenatalizio: è maestosamente bello, quasi destabilizzante, mi fa venire in mente Damiano e il luccicare delle sue pupille. Percorre la via come una guida, da piazza Venezia, agorafobica e immensa, più luminosa che mai, fino all'obelisco flaminio, dove la scia di bianco si conclude in una scala lucente protesa al cielo. Nonostante siano appena passate le quattro, il sole si sta già adagiando sui tetti delle case e delle costruzioni che fanno da contorno a via del corso, pronto a spegnersi lentamente, cedendo il posto ad un appuntito e ancora evanescente spicchio di luna, che fa capolino tra le sfumature azzurrine che striano il cielo nella parte bassa. Oltre all'accanirsi di luci ingiustificatamente sparpagliate per tutte le strade, o abbarbicate ai balconi delle case, nutro un odio a tratti esagerato anche verso la folla che riempie via del corso come un fiume in piena, mentre cammino a braccetto con mia madre, opponendo resistenza per non essere trasportata via, eppure questo tripudio di bianco-abitodasposa sembra cancellare anche la mia insofferenza, mentre illumina il cammino di tutti questi pellegrini in cappotto, come una scia di briciole magiche, insieme alle insegne luminose dei negozi in lontananza.

Dicembre sembra aver imposto a Roma il freddo, come una regola da rispettare per poter vivere in questo emisfero, così il gelo mi fa ghiacciare le narici e lacrimare gli occhi, che in poco tempo finiscono per mischiare le luci in un impasto sfocato e confuso, finché io e mia mamma insieme non ci rintaniamo al numero 435, accalorate dall'aspetto soffice dei maglioni esposti in vetrina. Brandy Melville si affaccia timido sulla via, quasi non sapesse se può davvero farne parte, e poi al suo interno si spiega come la mappa sgualcita di un castello, in un incastonarsi di vie segrete e scale aggrovigliate.

Con l'avvicinarsi dell'inverno tendo a sviluppare un amore malsano e ossessivo verso i maglioni, ogni volta che entro in un negozio finisco per dimenticarmi della pila di lana che già riempie il mio armadio da cima a fondo. Così anche oggi mi trascino in camerino qualche indumento dall'aspetto confortevole, insieme ad un vestitino che mia madre ha prontamente buttato in mezzo alla mischia, prima che potessi anche solo pensare di ribattere. Non che ci sia mai stato l'intento da parte sua di cambiare il mio stile – quale stile? – con gonnelline a quadretti e vestitini con le balze, è soltanto che proprio non riesce a farne a meno: quando cedo a indossare qualcosa di più elegante del solito mi guarda con gli occhi che brillano, come se improvvisamente avesse davanti una principessa; per qualche secondo divento la sua bambola di porcellana. Di solito devo mettere alla prova la mia fantasia e trovare una scusa buona per riportare gli abiti al loro posto sull'appendiabiti; oggi forse no: il vestito che mi sono trovata addosso dopo i due maglioni e l'ennesimo pantalone con l'interno felpato, è verde petrolio, semplice e dritto, con le maniche lunghe che scendono fino alle nocche e l'orlo a metà coscia. Devo ammettere che ha classe, ma non saprei comunque quando indossarlo. Ogni volta che mi vedo con qualcosa di un po' più carino addosso non riesco a non pensare a Damiano. Se ci fosse lui adesso, incastrato nello specchio, ad osservare le mie gambe lattee, scoperte come quel giorno a casa mia con l'asciugamano lilla, cosa passerebbe per la sua testa? Potrei dire di averci fatto occupazione almeno per un secondo? Non riesco a fare a meno di chiedermi se noterebbe qualcosa di diverso, o rimarrebbe totalmente indifferente, come se davanti avesse il nulla, o peggio, la solita Yoanna, i pantaloni della tuta e il maglioncino di lana che indossavo a casa sua qualche giorno fa. Quel giorno incastrato nel suo divano è stato così bello che l'avrei ripetuto in loop tutti i giorni della mia vita, e invece una volta scesa dal suo scooter è stato come se Roma fosse precipitata in un blackout. Vivo in uno stato di perenne squilibrio da più di un mese ormai: quando siamo insieme lo sento così vicino da potergli toccare il cuore, condividerne i battiti, poi torno a casa e mi sento spersa. Damiano purtroppo non è come Vittorio ed Elena, loro insieme ai miei genitori, sono i miei punti fissi e io so perfettamente dove trovarli. Nonostante l'importanza che riveste Damiano per me, di lui non si può dire la stessa cosa: è evanescente, come la luce diafana di un'alba caduta d'inverno, come il pallido chiarore lunare su via del corso poco fa; io gli scriverei anche miliardi di messaggi al giorno come faccio con Elena quando non ci vediamo, o mi presenterei in camera sua come faccio con Vitto a fine giornata, però so che sarebbe totalmente inopportuno. Damiano non è il mio ragazzo, non ha neanche manifestato il desiderio di volerlo diventare, e anche se in un certo senso vorrei, non posso far finta che lo sia; così finisco per incatenarmi nei miei sentimenti, che come mesi fa non sono corrisposti, solo che qualcosa dentro di me ha più fame rispetto a qualche mese fa.

Damiano | Limerenza e DissimulazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora