36. Scalata

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Damiano avrebbe dovuto versare una bella cifra per rimborsarmi di tutti i danni che mi ha provocato da quando lo conosco: per lo spavento ho perso almeno cinque anni di vita. Ormai non ci credevo più, sicuramente non pensavo che sarebbe spuntato così, all'ultimo secondo, già pronto per salire sulla parete rocciosa al mio fianco. Invece siamo qui, lui ha consegnato i moduli all'organizzatore, per poi raggiungermi al fondo della parete e farsi spiegare dall'istruttore come sistemare l'attrezzatura. L'ultima coppia ha quasi raggiunto la cima e io non riesco a smettere di guardarlo, lui invece tiene lo sguardo rivolto verso l'alto e continua a spostare il peso da una gamba all'altra e toccare senza un motivo preciso tutte le corde e le imbragature che gli hanno messo addosso, come se pizzicandole potesse farle suonare, o qualcosa del genere.

"Sei sicura che questa roba mi regga?" domanda grattandosi il naso e tornando con lo sguardo alla mia altezza. L'unica mia risposta è uno sguardo di circostanza. Mica pesa cento chili, perché non dovrebbe reggerlo? Quando finalmente gli istruttori ci danno il via, qualche secondo lo perdo ancora ad osservare Damiano, dietro la scusa di assicurarmi che non scivoli, però poi sono costretta a seguirlo su per la roccia e constatare che è persino più veloce di me che arrampico da qualche anno ormai. Vorrei dirgli di rallentare – per uno che non l'ha mai fatto prima, è consigliabile andare più lentamente e stare attento agli appigli e ai consigli degli istruttori, ma Damiano sembra avere fretta e si arrampica come una scimmia, senza fermarsi a guardare in basso, né verso di me né tantomeno verso gli istruttori.

Maledetto, è bravo in tutto quello che fa.

Quando però arriviamo più o meno a metà, con i suoi piedi di mezzo metro più in alto dei miei, avverto la voce lontana di uno dei due istruttori che gli dice di fermarsi. Lui non afferra subito e continua a salire, tutto preso, per ricevere uno strattone poco dopo, che lo costringe a bloccarsi.

"Ch'ha detto?" mi chiede con il fiato corto, mantenendo lo sguardo fisso sopra di sé, mentre accelero per raggiungerlo.

"Dice di stare fermo, probabilmente si è annodata la corda, può capitare" spiego io quando finalmente sono alla sua stessa altezza, respingendo qualche ciuffo di capelli della mia lunga coda di cavallo. Questa volta non può evitare di girarsi e cercare con gli occhi il mio viso, protestando alla mia rivelazione, e mi sciocca un po' vedere il suo sguardo stralunato, le labbra schiuse forse per respirare più a fondo e un piccolo tremolio all'altezza del petto. Guardando di sotto noto che l'istruttore sta trafficando con la corda che proprio come pensavo si è annodata, così do qualche consiglio a Damiano, pronta poi a continuare la mia salita per permettere all'altro istruttore di avere le mani libere.

"Se sei stanco puoi anche lasciarti dondolare, tanto sei appeso, non puoi cadere"

I suoi occhi però, che per poco non schizzano fuori dalle orbite nel sentire le mie parole, mi lasciano di nuovo perplessa. Alla fine lo vedo deglutire rumorosamente per poi chiedermi speranzoso: "Alternative?"

L'unica cosa che posso fare, dopo essermi guardata un po' intorno, è indicargli un appiglio poco distante, con una specie di rientranza nella roccia, più comodo e spazioso di quello a cui si sta aggrappando in questo momento.

"Volendo ti puoi anche appoggiare col fianco" concludo mentre lui lo raggiunge velocemente. Per sicurezza lo seguo anch'io, chiedendomi se sia il caso di lasciarlo da solo... forse capisco a cosa si riferiva suo fratello l'altro giorno, con tutte quelle risatine canzonatorie. Damiano si tiene saldamente alla pietra con le sue mani grandi e i muscoli delle braccia tesi e gonfi, ma mi ripeto che non è il momento di farsi distrarre dalla sua incomparabile bellezza e da quelle due fini ciocche di capelli che si sono attaccate alla sua fronte, non volendo lasciarla neanche quando si alza la brezza. Ha ancora lo sguardo teso e la bocca semiaperta quando lo raggiungo, per poi osservarlo lanciare uno sguardo fulmineo verso il basso, all'istruttore, e tornare poi con gli occhi alla mia altezza. Sulle labbra gli leggo un "Gesù" sussurrato e i miei dubbi diventano certezza.

Damiano | Limerenza e DissimulazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora