23. In partenza

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MARTEDÌ 5 GENNAIO 2016

Oggi per la prima volta in tutti gli ultimi tre anni io e Damiano riusciamo ad arrivare a scuola quasi puntuali, anche se sempre in contemporanea. Ieri sono finite le vacanze di Natale, casa mia è stata in fibrillazione per almeno tre giorni, prima della partenza, con mia madre in ansia perché sarò "lontana" per un'intera settimana e io che dall'altra parte sentivo salire l'agitazione per la partenza, aumentata dalla mia fissa di pensare a tutto fino nel minimo dettaglio. Solo mio padre sembrava non rientrare in questo circolo dell'ansia, ma le raccomandazioni che mi ha fatto stamattina prima di andare al lavoro, mi hanno fatto capire che in fondo anche lui non era del tutto indifferente alla mia partenza. Così una volta chiusa la valigia e caricata l'attrezzatura in macchina, ci siamo dirette verso scuola, con il mio stomaco che faceva le acrobazie.

Oggi davanti ai cancelli non c'è il vuoto desertico che troviamo io e Damiano tutte le mattine, ma un gruppo anche troppo numeroso di studenti e genitori, accumulati intorno ai due bestioni con le ruote, parcheggiati lungo via di Bravetta. Sono le sei e trentacinque del mattino e non mi capacito ancora di essere in piedi sulle mie gambe a quest'ora – in effetti né io né Damiano siamo stati tra i primi ad arrivare, anzi di questo passo saremo gli ultimi a salire in pullman – ma quando scorgo la sua figura longilinea poco più in là, vicino a quello che penso sia il padre, capisco che una motivazione più che buona per essermi alzata dal letto ce l'ho. Da come si parlano non mi è ben chiaro se abbiano fatto pace o meno, l'unica cosa che capisco per conto mio è che l'ha accompagnato per fare in modo che non dovesse abbandonare lo scooter davanti a scuola per una settimana intera. Mia madre invece mi ha accompagnata perché a differenza di Damiano avevo con me tutta l'attrezzatura, che tra sci, racchette, casco e scarponi probabilmente pesava più di me. Credo proprio che il ragazzo dei miei sogni abbia acquisito punti in simpatia con mia madre quando, dirigendoci verso il mucchio di ragazzi pronti a riempire la stiva con i propri bagagli, si propone di portarmi metà delle cose, lasciandomi alla fine unicamente con la mia valigia contenente i vestiti in una mano, e nulla nell'altra. Con il viso rosso lo lascio fare, per poi notare poco dopo, lo sguardo soddisfatto di mia madre mentre lo osserva da lontano. Mi chiedo se l'abbia fatto soltanto per convincere il padre rendendo più plausibile il fatto che stessimo insieme; non gliel'ho mai chiesto in modo diretto, ma dopo quello che mi ha detto la notte della festa di Riccardo ho buoni motivi per pensare che stia volutamente facendo credere ai suoi che abbiamo una relazione. Ma se ha chiesto il numero a Nena – e stando a quel poco che so delle sue relazioni precedenti probabilmente non avrà perso tempo e ci sarà già uscito insieme più di una volta – perché non può semplicemente dir loro che è lei la sua ragazza, invece che metter su tutto sto teatrino?

Il "ciao " che rivolge al padre quando finalmente ci tocca salire sul pullman, è parecchio lontano dagli abbracci affettuosi che ci scambiamo io e mia madre, già ridotti da me al minimo dato che mi sentivo un po' osservata; in effetti poco dopo Damiano non ha dimenticato di sfottermi: "pulcino mio, divertiti!!" ha pronunciato imitando alla perfezione la voce di mia madre, che se l'avesse sentito avrebbe immediatamente revocato i punti che da poco gli aveva assegnato, e guadagnandosi comunque uno spintone da parte mia, che non lo smuove granché. Se noi certamente eravamo state troppo sdolcinate, d'altra parte i suoi saluti col padre erano comunque nella media un po' freddi, anche se forse questo dipende dal papà, che anche con me è stato distaccato e sulle sue; dopo averlo visto solamente una volta non sono in grado di inquadrarlo, però continuo a domandarmi se sia silenzioso di natura o come il figlio al mattino fatichi a mettere insieme delle parole in una frase sensata e per questo motivo preferisca restare zitto.

Quando, dopo essere saliti in pullman, Damiano prosegue dritto verso il fondo, per andare ad occupare il posto che probabilmente i suoi amici gli avevano tenuto, capisco che la sfida di questa gita sta giusto per cominciare. La convivenza. Per miracolo riesco a trovare due posti liberi verso metà, purtroppo anche abbastanza vicino a Viviana e ai miei compagni di classe, ma dovrò accontentarmi. Il pullman finalmente mette in moto, accodandosi a quello davanti, e io sventolo la mano salutando mia madre, tirando un sospiro di sollievo per il posto di fianco a me, che è rimasto libero anche dopo l'appello e l'arrivo degli ultimi ritardatari, salvandomi da compagnie forzate e non gradite che sicuramente mi avrebbero rovinato il panorama. Se con me ci fossero state Margot o ancora meglio Elena, ometto Vitto perché ultimamente è l'ultima persona con cui mi vada di parlare, sarei stata felicissima di trascorrere il viaggio in compagnia. Ma tra le persone sedute in questo pullman, a parte Damiano che ovviamente ha di meglio da fare che sprecare il suo tempo con me, non c'è proprio nessuno che mi vada di avere di fianco. Così a qualche minuto dalla partenza decido di soffocare gli schiamazzi dei miei compagni di scuola sotto la musica del mio Ipod, appoggiare il viso al palmo della mia mano e godermi il viaggio, osservando le case basse rispetto al bestione su cui sono seduta, sfrecciare sempre più velocemente lontano da me, a tratti offuscate dall'ondulare dei primi prepotenti raggi di sole della giornata.

Damiano | Limerenza e DissimulazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora