9. Prendere confidenza

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SABATO 24 OTTOBRE 2015

Forse per la prima volta nella vita questa mattina è capitato che i miei occhi fossero già aperti ancor prima del trillare acuto della sveglia. Per quanto io abbia cercato di costringermi a liberare la mente ed addormentarmi, anche contando le pecorelle, non c'è stato verso di bloccare il film che si ripete come un moto perpetuo nella mia testa da ieri sera. Ho ripercorso ogni singolo istante un centinaio di volte, e sembra che comunque non siano mai abbastanza per assorbire ogni dettaglio. Vorrei aver filmato tutto, vorrei riscrivere il pomeriggio trascorso sui muri della mia camera, vorrei poter fermare tutto così com'è, impedendo alla mia testa di omettere dei dettagli nel creare i ricordi che mi porterò dietro per sempre, oppure di aggiungerne qualcuno, frutto della mia fantasia onnipresente. Questi ricordi devono rimanere intoccati, oggettivi come la realtà, e invece li sto già sciupando, perché i ricordi non possono essere oggettivi, sono sempre una fetta della fantasia che si proietta per qualche secondo nella realtà, una fantasia di cui mi sono sempre nutrita e che ora vorrei disconoscere, come se avvertissi il modo in cui a volte ha offuscato lo stesso Damiano, vertice generatore di tutti i miei pensieri. Nonostante ciò, dopo l'intervento acuto della sveglia, rimango lo stesso ancorata al materasso finché mia madre non urla come una forsennata da sotto, minacciando di salire a scovarmi. So che non salirà perché è troppo pigra per affrontare quella scaletta di mattino, ma so anche che prima o poi dovrò scendere, mal che vada lascerò i miei pensieri sul cuscino, per riprenderne il filo al mio ritorno, esattamente dove li ho lasciati, ossia al momento in cui Damiano mi lancia un sorriso sghembo dopo aver sottilmente commentato il fatto che io tenga sempre i capelli legati. La sola consapevolezza che ci abbia fatto caso riesce a mettermi in subbuglio lo stomaco. Nonostante il suo consiglio però, prima di uscire di casa, cerco un nuovo elastico ed intreccio i capelli su una spalla perché, dica quello che vuole, ma così sono di gran lunga più comodi e più facili da gestire.

La temperatura è scesa durante la notte, l'aria gelida mi fa pizzicare il naso quando metto piede fuori casa. Adoro il freddo, ma nel senso che adoro crogiolarmi sotto strati di coperte mentre guardo fuori dalla finestra le persone avvolgersi nelle proprie sciarpe; invece un po' controvoglia mi ritrovo a trangugiare caffè bollente per riuscire ad aprire gli occhi di qualche millimetro in più, i quali mio malgrado sono ancora praticamente socchiusi quando giro l'angolo di via di Bravetta, calpestando le foglie secche autunnali, che sembrano marmellata d'arancio spalmata sui marciapiedi, per trovare oltre il muretto che delimita la scuola l'unico vero motivo che mi ha fatto abbandonare il letto stamattina. Damiano è stato più previdente di me e indossa un maglioncino grigio melangiato, con il collo alto e voluminoso, sotto una giacchetta verde aperta sul davanti. Lascia uscire un ultimo sbuffo di fumo dalle labbra, che dato il clima è molto più corposo del solito, prima di gettare la sigaretta finita, salutarmi e dirigersi con me verso le scale di ingresso. Per qualche motivo quella che lui già considera la normalità per me è ancora un qualcosa di straordinario e salutarsi così pacificamente ogni mattina mi fa scaldare le guance, le quali anche senza il suo aiuto svettano rossicce sulla mia pelle lattea, per via del freddo del mattino.

"Sei carico?" gli domando prendendo un po' di coraggio, riferendomi ovviamente alla verifica che dovrà sostenere di qui a poche ore.

"A molla – risponde sarcasticamente prima di sbadigliare in modo abbastanza teatrale, mentre con una mano si sposta il ciuffo indietro - C'ho un sonno che me se sta a portà via"

E pure co' i' occhi gonfi e i capelli arruffati fai invidia al mondo intero. Guardati, hai le sfumature dell'autunno, ce caschi a pennello in 'sto pandemonio di colori, in mezzo a sta sfilza d'alberi con lo shatush.

Mentre compiva il gesto di infilare le dita tra le ciocche castane ho notato, con un tuffo al cuore, che il mio elastico marroncino è ancora lì, saldo attorno al suo polso; non posso fare a meno di domandargli, in un impeto di euforia, se ha intenzione di usarlo come portafortuna.

Damiano | Limerenza e DissimulazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora