47. Dopo Damiano ovviamente

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Lentamente allontana le labbra dalla mia fronte, abbastanza lentamente da permettermi di assaporare l'odore del suo bagnoschiuma al bergamotto, più intenso del solito, dato che ha fatto la doccia da poco. Mi si insinua tra le narici e io già non ci capisco più niente. Per televisione è cominciato un film, la sigla iniziale di Grease ha il volume basso, ma il salotto è silenzioso e non si fatica a distinguerne le parole, Damiano ridacchia mimando la canzoncina col labiale e il mio viso si illumina mentre mappo le increspature delle sue labbra, le sue smorfie stupende e tutti i suoi dettagli più invisibili. La discussione di poco fa sembra essersi trasformata nella voglia incontenibile di stare più vicini; sembra dirmi proprio questo quando si allunga per darmi un bacio, bloccandosi però a metà strada: mi guarda interdetto e poi abbassa le palpebre, sulle mie labbra schiuse. È come se un pensiero inaspettato lo avesse appena invaso, e mi chiedo se abbiamo pensato alla stessa cosa, così le mie labbra tremano, mentre lui pondera il prossimo movimento. Sono ancora in bilico sulla punta del divano quando si decide, con un braccio mi trascina indietro sui cuscini del divano e incolla le labbra alle mie, delicato ma desideroso, come solo lui ci riesce.

Sei un controsenso David. Con quella pelle candida e il carattere torbido, con il tuo modo infantile di muovere le labbra sul testo di una canzone vecchissima, per poi imprimerle sulle mie, togliendomi l'aria.

Capisco di aver infilato le dita tra i suoi capelli solo quando lo sento sospirare sulla mia bocca e con la stessa mano con cui mi aveva avvicinata, adagiarmi sui cuscini del divano, senza riuscire però a staccare le labbra dalle mie. Rotola al mio fianco e circonda le mie spalle come in gita, con il gomito puntellato sul bracciolo però si appoggia al telecomando, alzando per sbaglio il volume; le battute della prima scena di Grease risuonano rumorose nel salotto, che tra i nostri baci era temporaneamente scomparso. Il volume della televisione ora è talmente alto che se decidessimo di parlare non ci sentiremmo, proprio come alle feste in discoteca. Quando il telecomando gli cade dalle mani – dato che non ha osato smettere di baciarmi mentre lo afferrava per riabbassare – sbuffa infastidito, controvoglia si stacca da me, rossa in viso per tutti i suoi baci. Lui mi sorride mefistofelico dopo aver constatato che il telecomando, caduto dal divano con un tonfo secco, è ormai troppo lontano. Si cala giù passandomi sopra e poi mi raccoglie come fossi un fiore, le sue braccia si fanno muscolose più del solito per sollevarmi come una principessa e portarmi così lungo il corridoio della zona notte, io che nascondo il viso tra le pieghe della sua maglietta bianca. In camera sua la televisione si sente ancora, ma decisamente meno rispetto a prima e io non riesco a fare a meno di ridere, arrossendo imbarazzata da questa situazione, da lui che mi deposita sul letto come fossimo due sposi la notte di nozze. Nella stanza le tapparelle sono per metà abbassate, probabilmente Damiano non ci mette piede da stamattina, quando è uscito per venire a scuola. Il disordine regna sovrano come sempre, ma la falsa oscurità di un pomeriggio tremendamente assolato oltre i vetri della porta-finestra, fa somigliare i cumuli di vestiti a delle strane costruzioni decorative, mentre i buchi nelle tapparelle disegnano un reticolo di stelline luminose sulla parete blu dietro il letto. Come poco fa, dubbi ed esitazione transitano nuovamente sul suo viso, prima che si decida a raggiungermi sul groviglio di lenzuola blu su cui mi ha posata. Io tento invano di nascondere il rossore quando si blocca con un ginocchio sul materasso e un piede ancora stabile sul pavimento, si sfila la maglia bianca osservandomi di sbieco come a chiedermi se mi va bene. Le ossa svettano scheletriche sul suo fisico di pietra, i muscoli del suo addome sembrano marmo, mentre al contrario di questo materiale io emano calore nell'osservare la V sul suo basso ventre, che sparisce nell'elastico della tuta. Lui si bea della mia stupefazione per poco tempo, si abbassa e bacia l'osso della mia mandibola, lecca il mio collo come fosse il suo dolce preferito, con la mia spina dorsale che si contorce di brividi. Ha il respiro spezzato quando ritorna al mio viso, il ciuffo castano gli scende sulla fronte e mi sembra di ritrovarmi tra le coperte ruvide della casa alpina, solo che allora i suoi occhi dispensavano minuziosamente calma e tranquillità, ora invece sono un turbinio di emozioni confuse, potenti e distruttive, ondeggiano tra il desiderio e qualcosa di spinoso che ancora lo blocca.

Damiano | Limerenza e DissimulazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora