28. Fuggitivi

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LUNEDÌ 11 GENNAIO 2016

Ieri sera quando ho affondato la testa nel cuscino esausta, dopo aver messo a letto Viviana, non riuscivo a smettere di pensare a Damiano e alle sue labbra improntate sulla mia guancia in fiamme, e anche ora, mentre si abbuffa di pasta al pomodoro seduto nel posto di fronte al mio, non posso non guardarlo con malinconia. Senza che io me ne sia resa conto, la gita è praticamente finita, oggi è l'ultimo giorno che trascorriamo per intero qui in casa alpina, e non posso evitare di sentirmi estremamente nostalgica. Sono successe così tante cose belle, una di seguito all'altra, talmente vicine tra loro che è quasi come se non me le fossi gustate a pieno; so di essere quel tipo di persona che per razionalizzare ciò che le sta succedendo ha bisogno di ore di tempo, in completa solitudine, e l'ambiente aperto insieme all'atmosfera di continua evoluzione della gita, non mi ha dato assolutamente la possibilità di fermarmi a pensare. Avrei voluto anche raccontare a Nena tutto quello che stava succedendo, però ogni volta che arrivava un suo messaggio mi si annodava la lingua, l'idea di chiamarla per raccontarle delle piste da sci, di Alessandro, delle nostre battaglie di neve nel cortiletto davanti alla sala giochi, delle mie compagne di stanza e soprattutto di Damiano, mi suonava strana, ripensando a ciò che è successo alla festa di Riccardo, che ormai sembra appartenere ad una vita fa. L'unica cosa che sono riuscita a confessarle per messaggio, è stata la chiacchierata con Viviana, dato che avevo tremendamente bisogno di un suo parere dal momento che non ci avevo capito niente.

"magari non te l'ha mai detto ma le piaceva Vitto"

"però perché avrebbe dovuto arrabbiarsi? Io e Vitto siamo amici, al massimo avrei dovuto essere io a innervosirmi perché aveva messo gli occhi sul mio migliore amico, senza neanche dirmi nulla"

"Non è che magari vi ha visti darvi un bacetto o una cosa simile? Così si è sentita tradita... può essere che Vitto abbia fatto il doppio gioco?"

Elena sa della relazione insolita che c'è fra me e Vittorio, anche se non ha mai approfondito chiedendomi cosa ci fosse davvero tra di noi, probabilmente immaginando che fosse tutta una conseguenza dell'abitudine di Vitto ad avere relazioni aperte – in passato per qualche tempo anche loro due si erano frequentati.

"No assolutamente no. Non mi mentirebbe mai su una cosa del genere. In più se fosse stato così allora dovrei essere io quella offesa, dato che mi avrebbero mentito entrambi"

"Non lo so Yo, perché non senti Vitto?"

Alla fine avevo dovuto chiudere lì la discussione, o avrei anche dovuto spiegarle come mi sentivo pensando a Vittorio, dopo l'ultima serata al Lennon. Aldilà di quello che è successo ieri sera, le cose che sono successe qui in gita le ricorderò per sempre, e ci ripenserò tutte le notti, arrotolandomi nel piumone morbido del mio letto, desiderando di rivivere tutto da capo. Però ancora non è tutto finito: devo convincermi a comportarmi come stanno facendo tutti gli altri, e non pensare che questa è l'ultima cena che ci servono qui in casa alpina, questa è l'ultima sera in cui mangerò allo stesso tavolo di Dami, Franci, Sara, Roberta e Ale, e che quando avremo finito, invece di correre in sala giochi, per appropriarci del calcio balilla prima degli altri, dovremo trascinarci in stanza e fare le valigie, perché domani mattina lasceremo l'Abruzzo e torneremo a Roma, dando il cambio all'altro gruppo di terze. So già che quando vedrò Margot salire sul pullman, pronta per la sua settimana bianca, desidererò più di qualunque altra cosa di essere al suo posto, e rivivere questi giorni in eterno, ma devo accettare che è un desiderio irrealizzabile.

Neanche Viviana è riuscita propriamente a rovinarmi la gita, anche se ieri sera l'ho dovuta assistere, portare di nascosto in stanza, trascinarmela sulle scale arrancando, con il terrore di far rumore, e automaticamente rovinarmi l'ultima parte dell'unica serata che ci era stata concessa dai professori. Ieri notte non c'era verso di avere risposte serie da parte sua, ma la curiosità mi ha divorata per tutta la notte e oggi, con un'intraprendenza non molto tipica di me, ho cercato di parlarle, in modo da avere chiarimenti, per scoprire soltanto che non si ricordava una virgola di tutto ciò che è successo ieri sera, così ho resistito dal tirarle uno sci in testa e ho respirato, forte, andando via. È mai possibile che ho passato anni senza avere la minima idea del perché non fossimo più amiche, e ora che sembra trapelare qualcosa, lei non si ricordi neanche quello che ha detto, o fatto? Arrabbiarsi però serve a poco, l'unica cosa che posso fare è fingere che non mi interessi e risalire le scale con le mie amiche, mentre ci lamentiamo del fatto che domani purtroppo sarà l'ultima mattina in cui ci risveglieremo tutte insieme. Per fortuna non ci mettiamo troppo a raccattare tutta la nostra roba alla rinfusa e a buttare tutto in valigia, mentre la nostra stanza ritorna un po' triste e vuota come quando siamo arrivate; nonostante io odi il disordine, avevo cominciato ad amare il caos della nostra stanza, le tute ammucchiate sui termosifoni, il trovare vestiti degli altri nella propria valigia e viceversa, per poi finire ad imprestarsi magliette e pantaloni. Quando scendiamo in sala giochi per goderci l'ultima sera tutti insieme, troviamo i ragazzi già lì, anche se immagino che a questo punto loro le valigie le abbiano fatte per finta; purtroppo però dopo appena un'oretta, che mi è sembrata durare pochissimo, i professori vengono a rispedirci nelle stanze, ricordandoci che domani dovremo liberarle entro le nove. Così mi ritrovo a infilare per l'ultima volta il pigiama di pile e sotterrare la testa sotto montagne di coperte, dopo una lunga chiacchierata a luci spente con le mie compagne di stanza.

Damiano | Limerenza e DissimulazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora