24. Torta di compleanno

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VENERDÌ 8 GENNAIO 2016

Quando i camerieri abbassano le luci nella sala, lasciandoci ad osservarci attraverso una luce fioca, credo che quasi tutti gli studenti sparsi nei vari tavoli abbiano capito che si tratta di una sorpresa o qualcosa del genere, dato che metà delle persone presenti comincia ad ululare ed emettere gridolini acuti; non penso però che il ragazzo di fronte a me si aspettasse una torta di compleanno, con tanto di candela scintillante, a giudicare da come si illuminano i suoi occhi quando uno dei camerieri si dirige sicuro verso il nostro tavolo, in un coro di "tanti auguri a te". Vedere la sua bocca aprirsi in un sorriso a 32 denti è una delle cose più belle che mi sia capitata negli ultimi giorni, soprattutto perché a Roma ultimamente non sorrideva tanto spesso.

IL GIORNO PRECEDENTE: GIOVEDÌ 7 GENNAIO 2016

Le coperte della casa alpina sono ruvide ma tremendamente calde, come i termosifoni che abbiamo tappezzato con le nostre tute da sci umide, per farle asciugare prima della nuova lezione. Quando una delle tre sveglie che abbiamo deciso di azionare in camera suona per la seconda volta, sento che vorrei tirarci il mio cuscino sopra, dalla mia posizione sul letto a castello potrebbe uscirci un bel tiro, ma resisto perché non voglio rovinare completamente un rapporto non ancora nato con le mie compagne di stanza. Sugli orari in gita sono più rigidi di quanto potessi aspettarmi: persino a me, che sono una persona molto abitudinaria, tutta questa precisione riempie d'ansia: per la colazione dobbiamo svegliarci prestissimo, l'orario del pranzo è spaccato al minuto, persino per la merenda che ci offrono al rientro dalle piste ci sono dei limiti di tempo e le uscite notturne sono severamente controllate e di conseguenza molto limitate. L'unico luogo in cui ci è concesso di restare un po' di più è la "sala giochi" del seminterrato, ma anche lì i professori non ci lasciano liberi di giocare fino a tardi, perché tra calciobalilla e ping-pong daremmo fastidio a tutto il – minuscolo – paese.

Al terzo trillo che fa la sveglia, tra lo sbuffare delle mie coinquiline, credo veramente di impazzire, finché un secondo dopo la porta della stanza non viene spalancata e la nostra professoressa quasi ci urla di alzarci immediatamente se vogliamo fare colazione prima di recarci alle piste, per poi richiudersi la porta dietro e ripetere lo stesso procedimento con le nostre vicine di stanza. Sono solo la fame e la consapevolezza che non reggerò cinque minuti sulle piste senza qualcosa nello stomaco, che mi trascinano giù dal letto, mi fanno sostituire il pigiama pesante con l'abbigliamento da sci e mi fanno avviare di sotto con le mie compagne al seguito. Nonostante l'ora per la colazione sia già quasi giunta al termine, la sala è praticamente deserta al nostro arrivo, non saprei dire se perché se ne sono già andati tutti o perché come noi, i nostri compagni hanno avuto problemi con il risveglio. Quello che invece mi è subito chiaro è che Damiano tutto può essere, tranne che una persona mattutina: quando ho praticamente finito la crostatina e del mio caffè non ne è rimasta neanche una goccia, lo vedo oltrepassare la porta d'ingresso, con Alessandro e quelli che penso siano i suoi compagni di stanza, ancora pacificamente a suo agio nel pigiama, mentre la maggior parte di noi è già vestita per andare sulle piste, e un'espressione assonnatissima sul viso. Si viene a sedere proprio al tavolo in cui sono seduta io con le mie compagne di stanza nonché sue compagne di classe, e si stropiccia gli occhi, probabilmente perché la sala pranzo è fastidiosamente luminosa per lui che fino a cinque secondi prima sognava beato al buio della sua camera. Dovrei sentirmi tremendamente fuori posto dato che tutte le persone a questo tavolo si conoscono praticamente da tre anni, essendo in classe insieme, mentre io non c'entro assolutamente nulla, per cui mi stupisco quando mi rendo conto che invece sono completamente a mio agio: le mie compagne di stanza sono molto più simpatiche delle arpie con cui trascorrevo le mie giornate in classe e Alessandro è piuttosto innocuo, non parla granché; poi più osservo gli occhi di Damiano, gonfi di sonno, mentre cerca la forza di aprire una scatoletta di marmellata, più sento che vorrei rimanere qui in eterno, ad osservare la sua chioma scompigliata e la maglia del pigiama che gli fascia alla perfezione schiena e spalle.

Damiano | Limerenza e DissimulazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora