VENERDÌ 29 APRILE 2016
Alle sette del mattino, quando ci si è appena svegliati, capita spesso di rincorrere pensieri strani, assurdi e un po' sconclusionati, di quelli che sembrano girare su loro stessi come un cane che si morde la coda. La mia fase 'appena sveglia' purtroppo va dal momento in cui il trillare acuto sul comodino mi fa tremare le pupille sotto le palpebre a un momento non ben definito tra la prima e la seconda ora di lezione a scuola, così sono condannata a struggermi con pensieri insensati più o meno per tutto il tragitto dal letto al mio banco, compresa la tratta in pullman. Me ne resto schiacciata tra la porta d'uscita e i separatori in vetro, stordita dal rumore assordante del motore, così assente da non rendermi nemmeno conto di quando la gente mi sposta passando, nella confusione di zaini, borse e quant'altro. Se mi ricordo di scendere quando il pullman si ferma davanti ai cancelli del Montale è soltanto perché ho ripetuto questa routine per così tanto tempo che il mio corpo sembra svolgere le azioni più come un automa, che guidato veramente da un essere pensante.
È assurdo pensare che siamo obbligati a ripetere per cinque lunghissimi anni della nostra vita le stesse identiche azioni, alla stessa ora, nello stesso posto, è assurdo pensare che ripeto questo percorso da tre lunghi anni, eppure una cosa così uguale mi sembra anche così diversa: i mattoncini del muretto di ingresso sono sempre gli stessi, con le stesse scritte e le stesse rughe, ma il ragazzo che vi si appoggia contro aspettandomi ora mi bacia quando mi vede e non devo più sfuggire dal suo sguardo come una ladra. Questo è solo uno dei tanti pensieri che si mordono la coda mentre raggiungo Damiano e ci incamminiamo verso l'ingresso, ciondolanti di sonno. Uno dei primi pensieri che mi investono invece quando finalmente passo alla fase reattiva è quello di Margot e di come non avessi mai dato troppo peso agli aspetti meno piacevoli del suo carattere, mentre ora sembrano contare solo quelli. Credo che si sia inventata la storia di Marco che mi sparla dietro perché per qualche motivo non le vado più a genio, così ha sfruttato le debolezze che è riuscita a scovare nei mesi trascorsi insieme. La spiegazione non molto accurata che Damiano mi aveva dato al Mango mi era bastata per rendermi conto che gli atteggiamenti di Margot erano perfettamente calcolati, eppure non l'ho affrontata di petto come probabilmente avrei dovuto, ho semplicemente smesso di fidarmi di lei come amica, e ora mi accorgo che ormai le sono allergica; lo sono diventata ancora di più dopo l'ultima chiacchierata con Riccardo che qualche giorno fa mi ha chiesto di nuovo consulenza per la sua vita di coppia che ormai sta cadendo a pezzi. Ci siamo ritrovati di nuovo nella sua macchina, mi ha spiegato che Margot gli ha chiesto una pausa e lui ha pensato bene di tornare da me come si torna in analisi dopo una ricaduta. Anziché pagarmi per come ho strizzato il mio cervello per trovare una soluzione, mi ha offerto di nuovo un passaggio in macchina fino a casa, probabilmente solo per prolungare di una manciata di minuti la precisa descrizione di come si sentiva. La volta precedente avevo rifiutato in automatico, senza neanche rendermene conto; l'ultima invece ho accettato la sua offerta perché in fondo a Margot non devo proprio nulla, e non mi importa se sapendolo potrebbe ingelosirsi. Così mentre mi accompagnava a casa a bordo della sua Volksvagen bianca, gli ho posto i miei interrogativi, amareggiata dall'egoismo della mia – ora non più – amica, ricevendo solo l'ennesima conferma alle mie ipotesi: "Margot vive per se stessa, e non crede di doversi scusare con il mondo se fa i suoi interessi senza pensare agli altri"
La sua risposta non aveva chiarito molti dei miei dubbi, infatti la si poteva leggere in due modi: da una parte c'era il classico 'non prenderla male, fa così con tutti' e dall'altra c'era il sottinteso 'se non giochi come lei, non ha proprio senso esserle amica, tantomeno riporre in lei la tua fiducia'. In pratica ero di nuovo davanti ad un bivio: il compromesso o l'integrità? Con tutte le cose che mi ha raccontato nei dieci minuti di intervallo, cinque giorni a settimana per mesi, potrei sfasciare il suo rapporto con Riccardo in qualunque momento, ma sono fatta così? Vorrei fregarmene e pensare solo al profumo buono di Damiano e le sue labbra sempre amare di sigaretta, invece me la ritrovo davanti ad ogni intervallo e fingere diventa sempre più difficile. Spesso arrivo a pensare che potrei lasciar scivolare la nostra amicizia insulsa nell'oblio, come ha fatto Viviana con me, però questo non significherebbe appoggiarsi unicamente su Elena e Damiano come ho fatto in passato con Vittorio, rimanendone delusa?
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Damiano | Limerenza e Dissimulazione
FanfictionÈ come se con quello sguardo riuscisse a dirmi che ha notato i miei capelli sciolti e il trucco sul mio viso, e nel silenzio del suo osservare si stesse complimentando. Come era già successo altre volte con lui, il tempo si espande, dandomi motivo d...