7. Epifania

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"Fratè, ma te la posso chiedere una cosa? Perché ti piace questa Yoanna?"

"Ma che ne so zì, tu lo sai perché ti piace Stefania? No, ti piace e basta"

"No zì, tu lo sai che Stefania ha undici anni in più di noi?"

"Ma che vor dì Damià! Poi se devo essere proprio sincero non è neanche tanto bona"

Il cuore mi galoppa nel petto quando capisco che la ragazza di cui parlano è la barista, tinta di rosso mogano.

"Ma vuoi mettere con l'esperienza?"

"Esperienza o no se poi nun te se drizza fratè! Te Yoanna nun l'hai vista in piscina... Anche a me pareva 'na suora co' quei vestiti, t'assicuro che è molto mejo senza"

Le parole di Marco mi fanno improvvisamente tornare in mente il sorrisetto che aveva fatto quel giorno d'estate, allo Juventus nuoto club, quando me l'ero trovato davanti, con la cuffia in mano, i peli del petto gocciolanti d'acqua al cloro e due ragazze che probabilmente sono al quarto anno con lui, che gli lanciavano addosso delle occhiatine imbarazzate, ma soprattutto sconsolate.

Lo scrosciare dell'acqua contro le pareti della vasca centrale è forte e scandito da intervalli regolari, rimbomba nella piscina semi vuota, per cui mi è difficile capire cosa mi stia dicendo questo sconosciuto.

"Frequenti il Montale?" ripete scandendo le parole e un boccolo nero come il carbone gli si affaccia sulla fronte, prima di essere ricacciato indietro. È uscito dall'acqua da poco, le sue amiche sono ancora accucciate a bordo piscina, ha i baffetti umidi e le mani coperte di pieghe, mentre mi parla sicuro di sé. Io annuisco cercando di dare un nome al suo viso, che osservandolo bene ha qualcosa di famigliare, come la sua pelle scura e abbronzata. Il suo nome me lo dice poco dopo – "Marco, piacere" – ed è chiaro quindi che ho ragione a non essermelo ricordato: non ci eravamo mai presentati prima.

"Yoanna" ribatto leccandomi nervosamente le labbra, come sempre screpolate, e rimpiango di non potermi portare il burro cacao dietro, con questo costumino striminzito. Quando poi finisco la mia ora e ritorno agli spogliatoi, attraversando l'intera piscina, sento uno sguardo frugarmi addosso, nel tessuto bagnato del costume, fisso come quello di un avvoltoio. Marco è dall'altro capo della vasca, con un asciugamano blu notte legato in vita, mi sorride pretenzioso, i suoi denti spiccano sulla carnagione scura, contornati da un paio di grandi labbra carnose, mentre mi saluta con un cenno della mano.

È ormai chiaro che il cambiamento repentino che ha avuto nei miei confronti dopo l'incontro in piscina di quest'estate non è stato generato da altro se non da una strana sorta di epifania esclusivamente fisica. Non mi aveva mai degnata di uno sguardo finché il mio corpo coperto dal solo costume intero striminzito che si indossa in piscina non gli ha fatto pensare a me in modo diverso da come aveva sempre fatto, o da come non aveva mai fatto, perché escludo di aver occupato la sua mente prima di quel fatidico momento.

'Anche a me'... 'suora'... 'senza vestiti...' queste parole non fanno altro che rimbombarmi nella testa come impazzite mentre guardo Damiano e imploro perché il mio stomaco smetta di annodarsi. È lui a ribattere, troncando il discorso e tornando alla sua domanda, mentre la sua voce pacata si impasta con il fumo che vedo aleggiare poco dopo sopra la sua chioma castana.

"Sì vabbè, ma quindi? Me lo dici perché ti piace?"

"per il culo zì. Che altro?"

Il mio cuore salta un battito quando Damiano soffia una risata esasperata. Ora l'unica persona che mostrava interesse per me nel gruppo, quella che di fatto ha permesso il mio ingresso strisciante, ha eliminato per sempre l'ipotesi che in me ci fosse qualcosa di interessante. Mi sembra di non aver capito nulla di queste due persone, nonostante negli ultimi giorni avessi avuto la sensazione di cominciare a conoscerli – mi sbagliavo.

Damiano | Limerenza e DissimulazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora