40. Uno spazio stretto

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MARTEDÌ 5 APRILE 2016

"Non lo puoi decidere tu cosa provano gli altri!"

È la prima volta che Elena perde la pazienza con me, le biglie che ha al posto degli occhi sono più grandi del solito mentre mi guarda strabuzzandoli, nel bel mezzo dello spogliatoio deserto. Vittorio aveva perso la lucidità quando le aveva chiesto di parlare, qualche giorno prima, mostrandosi patetico e disperato, rovesciandole addosso tutto quello che a me non era riuscito a dire, dato che scappavo puntualmente. Riesco ad immaginarmelo mentre le parla strizzando gli occhi e lisciandosi le dita sudate, le sue braccia muscolose che in quel momento non potevano niente contro le sue fragilità.

"Ho sbajato tutto Elenuccia, e ora è troppo tardi, non so che cosa fare. Sono stato uno stupido... m'o dici eh, che cosa devo fare?"

Gli è sempre piaciuto chiamarci con questi diminutivi, a me Yoannina, che poi è diventato Annì, ad Elena Elenuccia, o Elenù, chissà se aveva dato un soprannome anche a Sara o a lei l'aveva risparmiato.

Dalla fine dell'allenamento di atletica sto cercando di spiegare alla mia amica che Vitto non è realmente innamorato di me, ma per qualche motivo stupido è caduto in questa convinzione, forse per l'attrazione letale che le cose complicate esercitano su noi esseri umani, forse perché il fatto che la sua Yoannina abbia per la prima volta al suo fianco un ragazzo che col tempo potrebbe capirla meglio di come fa lui, l'ha spaventato fino a fargli credere di provare qualcosa di simile all'amore.

Ma n'è così, Nena. L'animo umano a vorte inganna.

Dopo interminabili discussioni mi ha sbraitato contro, per poi inspirare rumorosamente e guardare verso il basso rassegnata.

"Tu lo conosci mejo di me, Yo" ammette sospirando, e i dieci anni che ho passato al fianco di Vittorio mi slittano davanti agli occhi per qualche secondo.

"Però questo non sta a significà che poi esse' certa di quello che sente o nun sente..."

Mi piacerebbe dirle che si sbaglia, ma con lei per prima non ero stata in grado di capire cosa sentiva; non solo non sapevo il nome della persona che la attraeva, ma non ne avrei indovinato neanche il sesso, prima che me lo dicesse, così mi lascio andare su una delle panche di legno dello spogliatoio, le mie labbra secche e lo sguardo spento le bastano per capire che ho capito.

C'hai tutte le ragioni del monno, Nena, nun posso pretendere di sapè che cosa prova. Eppure ce sta quarcosa dentro de me che m'impedisce di crede' ne li sentimenti che dice di provà... quella parte di me 'o negherà fino alla morte.

Soprattutto da quando Damiano mi ha detto che mi vuole fare una sorpresa e Vittorio finisce per comparire sempre al momento sbagliato, credere ai suoi sentimenti per me è diventato ancora più faticoso. Sono giorni che Damiano mi fa penare, sapendo quanto sono curiosa, ma ogni volta siamo costretti a rimandare, e bisogna ammetterlo: non è sempre colpa sua. Una volta per i miei allenamenti ad atletica, l'altra per colpa di Vitto che si presenta senza maglia sul pianerottolo che condividiamo o sul balcone comunicante con il mio, poi il sabato sera Damiano va in discoteca e non mi chiede neanche di venire perché sa che non mi piace, e io vado al Lennon a giocare a calcetto fino all'una di notte, per scrivergli un misero messaggino prima di andare a dormire, al quale lui puntualmente risponde la mattina dopo. E così la fantomatica sorpresa salta da un giorno a quello dopo come una cavalletta, senza che io sia ancora riuscita ad afferrarla.

SABATO 9 APRILE 2016

Oggi che è di nuovo sabato Damiano andrà a sfasciarsi di super alcolici con i suoi amici che ancora non ho conosciuto, ma prima di tutto ciò c'è l'ora di ginnastica e ci sono i suoi pantaloncini da basket in poliestere che ultimamente non dimentica più tanto spesso a casa. È aprile, le nuvole sono ammucchiate ai lati del cielo mentre nel centro spicca un sole tiepido. Nonostante le ore che passo sotto il sole con tutti gli sport che pratico, la mia pelle è delicata come un foglio di velina e dopo oggi si colorerà di un imbarazzante rosso. Eppure non è il sole che sento scottare la mia pelle in questo momento, quanto gli occhi penetranti di Damiano, che dall'altra parte del cortile riesce comunque a passarmi attraverso, mentre corro nella mia corsia superando gli ostacoli. Non ascolta il suo professore, guarda solo me e i miei leggins sportivi, che mi fasciano stretti i muscoli. Lui non ha problemi a coordinare i movimenti, io invece per guardarlo finisco contro qualcuno, ruzzolando praticamente a terra. Solo quando Alessandro si scusa, dicendo che è colpa sua, mi sento un po' sollevata.

Damiano | Limerenza e DissimulazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora