43. La mia metà sbagliata

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Io vorrei alzarmi e corrergli incontro, baciarlo da togliergli il fiato, ma mi trattengo a fatica. Mi fa innervosire che forse in minima parte il suo scetticismo nei confronti di Vittorio possa essere stato influenzato da quello che gli ha raccontato Viviènne in gita. Sembra che quella ragazza riesca a mettermi i bastoni fra le ruote anche quando ci parliamo a malapena.

Perché l'universo intero sembra volerci dividere, dopo che siamo già stati lontani così tanto e vicini solo alla lontana?

"Non puoi dire 'niente' se ve siete baciati" ribadisce quando con un groppo in gola cerco di negare qualunque tipo di rapporto diverso dall'amicizia.

"Na vorta, Damià, eddaje! – esclamo con il cuore in gola, perché so che gli sto dicendo una bugia. Lui mi guarda storto e io mi ricordo che in realtà lui dei nostri baci ne conosce già due: quello a cui ha assistito al Lennon e quello che anni fa ha diviso me e la mia migliore amica, che con tutta probabilità gli è stato solo raccontato, così mi correggo – ok, due..." sempre più amareggiata dalle mie bugie. Io e Vittorio ci siamo baciati molto più di due volte, ma dei suoi baci non me n'è rimasto neanche uno, invece quelli di Damiano me li porto dietro continuamente, anche quelli che non mi ha dato, che ci sono sfuggiti tra litigi e nascondigli, stuzzicamenti e vendette. Se per me quei baci non esistono, a che scopo raccontarglieli?

Damiano sbuffa alla mia risposta e io non resisto più e mi avvicino, con Pulce alle calcagna pronta a riprendere il suo concerto di guaiti; per farmi guardare cerco di poggiare un palmo sul retro del suo collo, dove i tendini sono tesi come sbarre d'acciaio, ma lui mi allontana infastidito.

"Cos'è che non riesci a capire del fatto che per me al mondo non esisti che tu? Quante altre ore di lezione devo zumpà, quanti pomeriggi di studio devo annullare – quante amicizie devo mandare a farsi fottere – per farti capire che sei l'unica cosa che conta davvero nella mia vita? Probabilmente lo trovi patetico, ma io lo penso pe' davero... mi chiedessi di mollare la mia vita a Roma, trasferirmi in Norvegia a pescare merluzzi over dieci chili, così su due piedi, 'o farei Damià, verrei co' te ovunque" E mi spaventa...

Lui si lascia sfuggire una minuscola risata, leggermente sollevato, anche se forse ha notato che in verità non gli ho risposto.

"Ti giuro Dami, non c'è mai stato niente tra di noi... e mi spiace per oggi, io davvero ci tenevo al mio regalo..." mugolo al suo orecchio quando finalmente mi lascia avvicinare e abbassa un po' le palpebre insieme alla guardia, cedendo per un attimo e guardandomi di sfuggita.

"Il regalo? 'A sorpresa voi dì? – mi corregge scostandosi di poco, solo per guardare ancora Pulce in cagnesco – zitta Parassita" le intima scrollandosela di dosso, ma questa volta gli sfugge un sorriso sotto i baffi, così non riesco a prendermela per come la tratta e per il nome che ha scelto.

"No, proprio il mio regalo... cioè te – lo osservo puntare gli occhi al cielo dopo questa frase da cioccolatini – comunque sì, intendevo la sorpresa" concludo incantata dal candore del suo viso, per poi posargli un bacio sul collo, dove i suoi muscoli si tendono, facendomi chiudere gli occhi in adorazione per qualche secondo. Una scia di nei si curva sulla sua pelle, partendo dal lato destro del collo, scende fino alla clavicola, vicino a nascondersi sotto il tessuto della sua maglietta, e poi risale al centro, fermandosi proprio sotto il pomo d'Adamo, così finisco per baciarli tutti, uno ad uno, mentre lui senza più protestare, solleva il mento, come fa Pulce quando vuole le coccole. Lei ci guarda interrogativa e Damiano scoppia a ridere quando capisce che la piccolina è infastidita dagli schiocchi delle mie labbra sulla sua pelle, dato che lancia un guaito ogni volta che sente quel suono.

Damiano | Limerenza e DissimulazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora