Sapevo che la presenza di Elena avrebbe costituito un ostacolo questa sera, ma non potevo certo vietarle di vedere i nostri amici, che sarebbero stati presenti al Lennon come tutte le sere. Questa senza dubbio sarà una serata trafficata: nello stesso pub di tutti i sabati sono presenti sia i miei soliti amici, che si incontrano al Lennon come sempre, sia tutti quelli nuovi che ho conosciuto grazie a Marco e Margot e in più, come scopro poco dopo, c'è anche Jacopo, il fratello di Damiano, con il suo gruppo, a completare il quadretto. Avevo sperato che per qualche impegno dell'ultimo minuto la mia amica Elena non si facesse viva – e mi sento anche penosamente in colpa per i miei pensieri – ma purtroppo non è stato così, e lei è stata proprio la prima ragazza che abbiamo salutato arrivando al locale, con annesse le presentazioni che Damiano aveva chiaramente richiesto. Questa volta non ho potuto sfuggire come dopo la gara di atletica: li ho presentati e ho ascoltato Damiano ripetere più di una volta il nome della mia amica mentre ci parlava assieme, approfittando del fatto che, tra le sue labbra, i nostri nomi suonino dannatamente bene. Le ha stretto la mano e mi ha sorriso sornione, finalmente soddisfatto, per poi trascinare di nuovo i suoi occhi calamitanti sulla bocca di Elena, aperta in un sorriso gentile. Ora quasi a volermi punire per la mia ingenuità stanno chiacchierando amichevolmente, da ormai una bella manciata di minuti, e non c'è nulla che io possa fare se non evitare di tenere lo sguardo fisso su di loro come fossi sotto ipnosi. Margot al mio posto non si sarebbe fatta nessun problema ad ostacolare qualcosa che non le giovava, esattamente come ha fatto con Alice e Riccardo, ma io non sono lei, e me ne sto qui, a sguazzare nel casino in cui mi sono cacciata, con questa sensazione di impotenza che mi pervade.
Per il resto la festa ha proceduto esattamente come doveva: gli invitati tutti puntuali, Riccardo è arrivato accompagnato da un suo amico e a giudicare dalla sua espressione di stupore, la sorpresa è decisamente ben riuscita, poi c'è stato il regalo, tante bottiglie di birra, spumante e quant'altro. Verso l'una, gran parte del gruppo ha ingerito più alcolici di quanti ne bastino per essere appena un po' brilli; Damiano, Margot e il festeggiato sono quelli che ho visto bere di più. Fortunatamente il ragazzo dei miei sogni si regge ancora quasi saldamente sui suoi piedi nel momento in cui ci ritroviamo l'uno di fronte all'altra, a giocare a calcio balilla. Io, Vitto, Sara e Damiano ci eravamo ritrovati vicini, con un calcetto libero a due passi da noi e avevamo subito colto l'idea di metterci a giocare. Era stato Vitto ad insistere ripetutamente per stare in squadra insieme, non so se più perché sa di aver molte più possibilità di vincere con me che con Sara come compagna – e a Vitto piace davvero tanto vincere – o perché non mi vuole vedere insieme a Damiano, spalla contro spalla. Ad ogni modo quello che per me è abbastanza evidente, mentre Vitto non sembra notare – o non vuole farlo – è che Sara non è per niente contenta della sua insistenza.
"Ammazza! Spigne!" esclama Damiano riferendosi agli ultimi due punti che sono riuscita a segnare pur giocando in difesa. Anche lui era stato irremovibile nel voler avere la parte esattamente contro di me, anche se ora probabilmente sta rimpiangendo la sua scelta, dato che la porta con Sara è praticamente scoperta. Solo dopo un po' capisco, credo, le sue intenzioni – anche da ubriaco è tremendamente furbo e pieno di sé – la posizione che ha scelto, gli permette di distrarmi e segnare più di un goal di seguito, cosa che non avrebbe potuto fare se davanti avesse avuto Vittorio; seppur consapevole di quel che sta facendo gli lascio fare il gatto che gioca col suo gomitolo, lo lascio prendere tempo prima di tirare, e mi perdo ad osservare i movimenti delle sue mani avvolte ai pomelli, o delle sue labbra pressate nella concentrazione.
Sei n' maghetto Damià. Un illusionista. Un incantatore di quelli bravi.
È da quando ci siamo sentiti al telefono prima di venire qui che alterno momenti in cui lo strozzerei, ad altri in cui mi fa scoppiare il cuore nel petto. Prima mi risponde male, poi vuole che andiamo alla festa insieme, poi ancora fa il provolone con Elena, a due passi da me, per poi lanciarmi uno sguardo prolungato quando, una volta entrati all'interno del locale, mi tolgo il cappotto di dosso, mostrando il vestitino che avevo comprato qualche settimana fa con mamma, per le vie illuminate del centro. Uno sciame di farfalle mi ha riempito lo stomaco quando i suoi occhi hanno deciso di soffermarsi sulle mie gambe, strette nelle parigine di lana, per poi passare alla forma dritta del mio vestito verde petrolio, il cui bordo arriva a coprire fino a metà coscia. Alla fine mi sono convinta ad indossarlo, per vedere che effetto facesse a me, ai miei amici, ma soprattutto a Damiano e sono quasi sicura che una differenza in me l'abbia notata, anche se, diversamente dall'altra volta in discoteca, è stato più cauto nell'osservarmi, non mi ha lanciato occhiatine furbe, quasi ironiche, ma sembrava più che altro preoccupato di dare troppo nell'occhio; sarebbe inutile dire che non era certo il tipo di atteggiamento che mi aspettavo dal solito sfacciato Damiano, da lui mi aspettavo piuttosto qualche battutina stupida e insensata riguardo al mio aspetto, non di certo che spostasse lo sguardo appena dopo aver notato che cozzava col mio e in silenzio riprendesse a fare ciò che stava facendo prima di bloccarsi su di me e sulla mia metamorfosi serale.
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Damiano | Limerenza e Dissimulazione
FanfictionÈ come se con quello sguardo riuscisse a dirmi che ha notato i miei capelli sciolti e il trucco sul mio viso, e nel silenzio del suo osservare si stesse complimentando. Come era già successo altre volte con lui, il tempo si espande, dandomi motivo d...