5. Le amicizie giuste

1.8K 53 3
                                    


VENERDÌ 2 OTTOBRE 2015

Storia non è la mia materia, quando esco dalla classe dieci minuti prima della fine dell'ora, avendo terminato la verifica con un po' di anticipo, mi complimento mentalmente per la decisione di studiare al bar durante l'ora di religione, che miracolosamente ha dato i suoi frutti. Mentre scavo nel mio portafoglio, alla ricerca di qualche monetina per fare uno spuntino vengo bloccata nel mio vagare da una mano sudata, la pelle del colore olivastro che solo Marco, tra tutte le mie conoscenze, possiede.

"Che ci fai qui? Da quando salti ore di lezione?"

Rispetto a quando abbiamo parlato neanche due giorni fa, i baffetti che lascia crescere sotto il naso sono diventati più evidenti, rendendolo fin troppo simile ad una copia un po' più carina del Re della cocaina, Pablo Escobar. Marco ha un anno in più di Damiano, eppure i suoi baffi non hanno nulla a che vedere con gli accenni piuttosto evidenti di barbetta che quest'ultimo mostra orgogliosamente sul mento.

Mio malgrado gli spiego della verifica di storia che ho finito in anticipo, e senza farlo apposta mi incastro da sola; mi chiede di accompagnarlo fuori mentre si fuma una sigaretta e mi ritrovo a trafficare con le parole in cerca di una scusa plausibile per non seguirlo, questo fino a quando, quasi come fosse un'apparizione divina, non scorgo la chioma castana di Damiano, oltre il vetro delle finestre che illuminano il corridoio. È girato di schiena, con una Camel tra le dita e le spalle fasciate da una giacca grigio melangiato. Per un attimo mi balenano in testa le parole che Vittorio mi ha rivolto con tanta sincerità e saggezza, qualche giorno fa nel soggiorno di casa mia. Vorrei tanto evitarle, non pensarci, e continuare dritta per la mia strada, come ho sempre fatto, chiudendomi nel mio piccolo spazio, per osservare il mondo dalla serratura di una porta, ma quella dannatissima frase continua a ronzarmi in testa, come se la mia coscienza avesse deciso di farmi sentire in colpa. È proprio per via della mia coscienza, o dello stramaledetto grilletto parlante che si è stabilito nel mio cervello, che in un impeto di coraggio accetto la proposta di Marco, il quale sorride eccessivamente soddisfatto e si fa seguire fino alla porta di uscita, mentre ha già portato una mano al pacchetto di sigarette nella tasca posteriore dei suoi jeans.

Non ho neanche il tempo di stilare mentalmente una lista di possibili scuse che potrebbero servirmi a rivolgere la parola a Damiano – chiedergli una sigaretta o un accendino, scusarmi nuovamente per l'ultima lezione di ginnastica, confessargli la mia eterna cotta per lui – perché Marco, invece di fermarsi al muretto basso dove pensavo ci saremmo seduti a chiacchierare, si dirige sicuro verso Damiano e la ragazza dai capelli ricci al suo fianco; il mio cuore perde un battito, quasi mi esplode nel petto quando la mano di Marco e quella di Damiano si congiungono in un saluto amichevole, perché non avevo minimamente considerato la possibilità che si conoscessero.

"Lei è Yoanna e loro sono Damiano e Marghe" pronuncia Marco in tono vanaglorioso dopo aver salutato anche la ragazza riccia al fianco di Damiano e io sono così imbarazzata che il massimo che riesco a fare è un sorriso forzato, di quelli che spacci ai parenti alla cena di Natale.

Marcolì, mica m'aspettavo delle presentazioni... sembra che tu mi stia presentando ai tuoi genitori.

"Chiamami Margot" lo interrompe enfatica lei, sorridendomi in un gesto caloroso. Ha due occhi azzurri come il cielo sopra la Catalogna e le guance rossicce, è robusta e sembra più grande di me, ma questo forse lo dico per le sue tette enormi che sembrano fissarmi mentre cerco qualcosa di intelligente da dire.

"Margherì, smettila co' sta storia"

"Non rompere, mi piace di più Margot"

"Yoanna? Ma che nome è?"

Damiano | Limerenza e DissimulazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora