SABATO 16 GENNAIO 2016
Quando avevo messo piede sull'asfalto grigio del marciapiede in via di Bravetta, scendendo dal pullman che ci aveva riportati a Roma, con le orecchie che ancora fischiavano e la bocca impastata dal sonno, ero così malinconica da voler scoppiare a piangere, ma allo stesso tempo anche troppo stanca per farlo. In più la gola dolorante, il naso chiuso e forse anche qualche linea di febbre, probabilmente le conseguenze di una nottata passata al freddo, non miglioravano la situazione. Non riuscivo a togliermi dalla testa il pensiero che l'ultima volta che avevo toccato quell'asfalto non conoscevo minimamente la metà delle persone che stavano scendendo dal pullman in quel momento, non parlavo con Viviana dal 2014, non conoscevo Alessandro, che mi ha aiutata a portare l'attrezzatura fino alla macchina, sostenendo sia la sua che la mia, non avevo mai fumato una canna, o bevuto quasi metà di una bottiglia di vino alle tre di notte nel bel mezzo del nulla, non avevo assolutamente fatto entrambe le cose nell'arco della stessa serata, ma cosa più importante di tutte, non avevo mai pensato neanche lontanamente di dormire attorcigliata a Damiano, e invece ora, se mi fermo un attimo, posso sentire ancora il suo profumo nella mia mente.
Sai di quei posti che se vedono 'na vorta sola nella vita, Damià. Quej'odori che cogli in vacanza e sai che poi devi partì e nun li poi sentire più; quej'odori che te vivono dentro, che tiri fuori ogni notte, li annusi e li richiudi dentro di te, co' 'a paura che se disperdano nel buio. Hai il profumo dell'alba, quanno la trovi e nun lo sapevi che sarebbe stata lì, oltre il finestrino del treno, fermo alla prima stazione dopo 'na tratta notturna che è stata eterna; scosti le tende, spesse come pellicce, fai scorrere il vetro meno rumorosamente che puoi e il cielo è rosa fenicottero lì fuori, la terra desolata e silenziosa, l'aria sa di te Damiano e di nessun altro.
Non avevo tutti i torti quella notte, l'ultima della gita, quando avevo temuto che quegli abbracci in cui mi aveva stretta mi sarebbero stati strappati via come se non fossero mai stati miei, perché al mattino, oltre a sparire dalla mia stanza senza dire più di due parole biascicate, Damiano mi aveva praticamente evitata per tutto il viaggio. Avevo continuato a chiedermi per la metà del tempo quanto fossi stata fuori di me quella notte, se non avevo reagito in alcun modo particolare quando si era infilato nel mio letto, mi aveva svestita delicatamente, accarezzandomi il viso e prendendosi cura di me. Normalmente se mi fossi trovata in quella situazione, con Damiano che voleva dormire nel mio stesso letto, abbracciati come due cozze, avrei dato di matto, perché di normale non c'era veramente nulla; al contrario, invece che essere grata e imbarazzata, mi ricordo anche di averlo respinto in qualche occasione, tra la confusione che mi aveva creato quello stupido tiro di canna. Era stata l'esperienza in assoluto peggiore della mia vita, giuro che non fumerò mai più, non mi sono mai sentita così mentalmente instabile e quella sensazione di non avere il controllo mi aveva stracciata sia fisicamente che mentalmente. Però mi aveva anche portata a Damiano, mi aveva fatto scoprire che, nonostante sembra che non gli sia meno indifferente di tante altre persone in questa scuola, tiene ancora gelosamente al braccio il mio elastico per capelli.
Quando avevo visto che l'idea di venirsi a sedere al mio fianco come all'andata non gli era balenata per la testa neanche per un secondo, avevo deciso di fare un passo avanti e chiederglielo esplicitamente, con le dita delle mani che si massacravano per l'ansia nelle tasche; non avevo ottenuto niente, se non una strana smorfia quando, passando casualmente al mio fianco in pullman, aveva notato che il posto affianco al mio non era più vuoto. Alessandro si era presentato dopo tre lunghi quarti d'ora di viaggio e senza troppe cerimonie aveva chiesto se mi andava di stare vicini, nascondendo il disagio della serata da Mimmo chissà dove. Le sue spalle quadrate sono il posto più comodo in assoluto su cui dormire, e dopo una breve chiacchierata con le palpebre che calavano, mi ero addormentata senza ritegno su di lui, per risvegliarmi all'arrivo con una sua carezza leggera. Tutto ciò non aveva fatto altro che ricordarmi del minuscolo e impercettibile sorriso che mi aveva rivolto Damiano appena sveglio, prima di nascondersi dalle mie compagne di stanza, diventando un tutt'uno con muro e letto, e ricoprendomi inevitabilmente di una tristezza infinita.
STAI LEGGENDO
Damiano | Limerenza e Dissimulazione
FanfictionÈ come se con quello sguardo riuscisse a dirmi che ha notato i miei capelli sciolti e il trucco sul mio viso, e nel silenzio del suo osservare si stesse complimentando. Come era già successo altre volte con lui, il tempo si espande, dandomi motivo d...