LUNEDÌ 2 NOVEMBRE 2015
Sto mangiando carciofi e purè di patate quando, dalla mia posizione a tavola, scorgo il telefono illuminarsi poco più in là.
"Come si chiamava quel posto che dicevi?" Recita il testo del messaggio che leggo poco dopo, proveniente da Margot, la quale deve aver litigato di nuovo con Riccardo a giudicare dall'urgenza con cui mi scrive.
Mamma non è molto contenta del fatto che io neanche una mezzoretta dopo cena decida di uscire – Yoanna! Ma che ti prende? È lunedì sera, domani hai scuola! – mi ricorda stizzita seguendomi fin sulla porta, ma non mi faccio fermare dalla sua reticenza: non mi va di tirarmi indietro con Margot dopo essere stata proprio io a proporle di vederci fuori da scuola, al pub vicino a casa mia, in più ho voglia di vedere Vitto e gli altri ragazzi del mio gruppo. Il mio migliore amico però forse non la pensa allo stesso modo, perché quando suono al campanello di casa Fabbris, fuggendo dalle prediche di mia madre in ciabatte sul pianerottolo, lui mi rivolge uno degli sguardi più sconcertati di sempre: non si aspettava di vedermi con i miei soliti pantaloni di ciniglia neri e il maglione scuro della Vans, pronta ad uscire di lunedì sera. Vittorio esce sempre perché all'università di martedì ha lezione solo al pomeriggio, perciò per lui oggi è una sera come tante altre, ma io non mi presento mai di lunedì sera e probabilmente è questo il motivo del suo stupore. Tuttavia nel momento in cui, giunti all'interno del solito pub, noto una ragazza, che non avevo mai visto prima, chiacchierare animatamente con Flavio, uno dei miei amici di infanzia, per un attimo penso che l'espressione di Vitto davanti alla porta poco fa non fosse unicamente sinonimo di stupore.
"Piacere Sara!" si presenta quando li raggiungiamo, e io mi aspetto, rimanendo inevitabilmente delusa, che qualcuno si prenda la responsabilità di dire "è amica mia! Ci siamo conosciuti qualche mese fa"; invece nessuno interviene e l'idea che potrebbe essere stato proprio Vitto a invitarla e tenermela nascosta sembra sempre più sensata. Non ho tempo di chiedere chiarimenti o di indagare perché vengo letteralmente assorbita da Margot, che appropriandosi di due sedie in fondo al pub mi lascia a malapena il tempo di chiedere a Vitto due birre, prima di cominciare a parlare come un treno.
"Avevo ragione. È uno stronzo"
"Ci hai parlato? – annuisce – che ti ha detto? Ha negato?"
"No appunto – io sono interdetta e non riesco a figurarmi come possa succedere una cosa del genere, ossia che lui baci lei in pubblico, ma poi si senta in diritto di frequentare un'altra – ha detto che era un invito da intendersi in amicizia, ma chi ci crede! Poi calcola, mi fa che non pensava che me la sarei presa perché tanto io e lui non stiamo insieme"
"Che str... - mi trattengo dal dire cosa penso, stupendomi di me stessa e del fatto che Riccardo ormai stimola tutta la mia antipatia – almeno è stato sincero" concludo alla fine, più come se parlassi con me stessa. La constatazione comunque non piace granché a Margot.
"Allora perché non me l'ha detto prima e ha aspettato lo scoprissi?"
Io faccio spallucce... e lo chiedi a me Margot? Ti sembro una che ne sa qualcosa di queste dinamiche?
"quando gliel'ho chiesto direttamente ha blaterato un po' sul fatto che voleva aspettare che lei confermasse, ma non gli credo. Non gli credo più, mi ha rotto con tutte queste balle sul non stare insieme"
Margot trangugia tre quarti della birra e nel tempo di pausa dal suo fiume di parole mi ritrovo a chiedermi se mai arriverà il momento in cui anche io avrò qualcosa da raccontare, che non sia solo "sono cotta di un ragazzo che ha scoperto della mia esistenza solo un mese fa". Non le invidio il dolore, la rabbia, le ansie, però qualcosa di certo le invidio, anche se non so ancora bene cosa. Non sono mai stata il tipo di persona da intavolare una discussione incentrata sui miei sentimenti, come invece sta facendo lei da vera esperta, eppure mentre Margot mi propina tutta la tragedia nei dettagli non posso fare a meno di ripensare all'amarezza che mi ha lasciato in bocca l'ultimo incontro con Damiano, il suo sguardo seccato e il mio sentirmi completamente fuori luogo, e a desiderare per un attimo di sputare fuori tutta la verità riguardo a quello che provo, dopo anni che rimane chiuso qui, dentro il mio petto.
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Damiano | Limerenza e Dissimulazione
FanfictionÈ come se con quello sguardo riuscisse a dirmi che ha notato i miei capelli sciolti e il trucco sul mio viso, e nel silenzio del suo osservare si stesse complimentando. Come era già successo altre volte con lui, il tempo si espande, dandomi motivo d...