32. Litigi e chiarimenti

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MARTEDÌ 1 MARZO 2016

È il primo giorno di marzo, mancano una decina di giorni al suo compleanno, quando Viviana decide, con una frase del tutto casuale, di farmi tornare in mente quello che è successo in gita e che io avevo cercato in tutti i modi di rimuovere. Stavo guardando fuori dalla finestra, come faccio sempre ultimamente durante le lezioni di francese, la stagione che pigramente si dirige da inverno a primavera e quella quasi corporea luce del sole che brilla ribelle sopra il verde del cortile. Con le finestre chiuse non la si può sentire, ma basta la vista limpida che si staglia al di là della vetrata a farmi percepire l'arietta che soffia leggera appena oltre i vetri, niente a che fare con quella pesante e appiccicosa che si accumula in aula dopo cinque ore passate a scambiarci i germi tra compagni di classe. Qui basta che uno di noi si prenda un maledetto raffreddore e di giorno in giorno ce lo passiamo tutti, ora tocca a Viviana, che ha il banco coperto di fazzoletti. Ero quasi riuscita a dimenticare quella notte in cui la mia ex migliore amica si era ubriacata in gita e aveva blaterato cose senza senso, anche se non sono riuscita a rimuovere allo stesso modo la sensazione di poca fiducia nell'intera umanità, soprattutto dopo averla persa consecutivamente nei confronti di Viviana, Damiano, e infine Vitto, l'unico di cui mi fossi sempre fidata. Se non altro, fino a poco fa, avevo completamente messo da parte la battuta che mi aveva fatto Viviana quella stupida sera, la quale mio malgrado è tornata immediatamente a perseguitarmi quando chiacchierando con le sue amiche si è lasciata sfuggire un commento al riguardo; "quella è stata una sbronza tremenda" ha ammesso ridacchiando, "ma mi ha permesso di andare molto vicina alle labbra di David" ha concluso con un sorriso furbo, godendosi gli sguardi di quel branco di arpie, le quali a stento trattengono l'invidia; deve essere per questo che quella sera non si sono preoccupate minimamente del suo stato pessimo e l'hanno abbandonata a se stessa, magari speravano di prendere il suo posto tra le braccia di Damiano. La sua risata divertita e quella assurdamente falsa delle sue amiche mi hanno poi fatto domandare, in un impeto di rabbia, perché si ricordasse perfettamente di aver strusciato contro Damiano fino quasi a toccargli la bocca, ma non le sovvenisse minimamente della chiacchierata che aveva avuto poco dopo con me. Il dubbio mi ha fatto prudere le dita così tanto che alla fine gliel'ho chiesto senza troppi giri di parole, richiamandola mentre uscivamo dall'aula con gli zaini in spalla. Damiano mi aveva ripetuto più volte che dovevo cercare un confronto e io mi ero sentita giudicata e criticata, da qualcuno che non sapeva niente di me e della nostra amicizia, eppure voleva darmi consigli; mi ero data dell'immatura da sola perché non sapevo reagire in altro modo davanti a lui che con tutta probabilità voleva solo aiutarmi, ma allo stesso tempo non riuscivo proprio a immaginare di ritrovarmi davanti a Viviana a prendere un discorso del genere dopo anni in cui ci scambiamo al massimo il saluto, per questo motivo la evitavo a tutti i costi. E invece ora contro ogni aspettativa non ho avuto ripensamenti nel bloccarla, ho parlato chiaramente e mi sembra quasi di non percepire l'imbarazzo. Dopo lunghe spiegazioni, mentre scendevamo lentamente le scale per raggiungere i cancelli di scuola, le ho più o meno ripetuto le sue parole di quella sera, soprattutto quelle in cui mi giurava che si sarebbe fatta Damiano, e la sua reazione mi ha fatto capire che sul serio non si ricordava nulla di tutto ciò.

"Gesù, ho detto davvero così?" ha chiesto imbarazzata, con una mano picchiata sulla fronte per enfatizzare il suo stupore, prima di estrarre l'ennesimo fazzoletto e soffiarsi il naso arrossato.

Tante cose mi ero immaginata su un nostro possibile chiarimento ma sicuramente non che andasse così; a parte brevi momenti di imbarazzo abbiamo parlato come due persone civili, in qualche movimento mi sembrava ancora di rivedere la Viviana di qualche anno fa, durante i lunghi pomeriggi che passavamo insieme dopo scuola, la sua abitudine di scrocchiarsi le dita ogni tre secondi e quella di portarsi i capelli dietro le orecchie che non è mai cambiata. Per qualche istante torna la mia migliore amica, e il pensiero è dolce ma aspro allo stesso tempo, perché se davvero non è cambiato niente di niente, se davvero fra di noi c'è stato solo un fraintendimento, allora abbiamo sprecato tanto di quel tempo da farmi rabbrividire, allora ho sprecato tanto di quel dolore e di quelle lacrime da desiderare piuttosto di litigare con lei, pur di non catalogare come insulsi e insignificanti gli ultimi anni della mia vita. Ormai convinta di trovarmi davanti di nuovo la mia migliore amica, decido imprudentemente di spiegarle che ne ho parlato con Vitto, è così che ho scoperto della loro pseudo relazione, e allora la sua disponibilità va a farsi benedire in mezzo secondo, mentre le sue orecchie svettano rosse più delle mie guance quando sono con Damiano.

Damiano | Limerenza e DissimulazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora