28. Un po' di Fortuna

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Il mattino dopo, Fred e Hermione si risvegliarono dove si erano addormentati la sera precedente, sul divano di fronte al camino nella sala comune dei Grifondoro.

— Per la barba di Merlino, ma che ore sono? — esclamò il rosso, stiracchiandosi.

— Ssh... — sussurrò la riccia, rigirandosi e stringendosi di più a lui.

Fred la guardò, e si ritrovò a sorridere: i capelli le sparavano da tutte le parti, le guance erano arrossate, e su di una c'era il segno del suo maglione.

— Granger, è sabato: abbiamo la gita a Hogsmeade - ora che sei del terzo anno hai il permesso, ricordi? - e se non ci diamo una sistemata, o se non ci togliamo da qui, chissà cosa potrebbero pensare... —

In quel momento, Hermione spalancò gli occhi, rendendosi finalmente conto della situazione in cui si trovavano.

— Oh, cavoli! Ehm, be', vado in camera mia a prepararmi, ci vediamo dopo! — schizzò in piedi, ma prima che potesse andarsene lui la fermò.

— Herm! Aspetta: non credi che dovremmo parlare di ciò che è successo? — disse torcendosi le mani dal nervosismo.

— Ti ho già detto di no; e poi, sei stato tu a dirmi di parlartene quando fossi stata pronta! — rispose l'altra guardandolo confusa.

— Sì, certo. Solo che non intendevo ciò che è successo ieri: io mi riferivo a quel giorno nella Stanza delle Necessità... — spiegò guardandola così intensamente, che per entrambi fu come tornare a quel preciso momento, in cui le loro labbra erano entrate in contatto per la prima volta.

— Oh — riuscì a dire lei, deglutendo e sentendo un'improvvisa ondata di calore.

— Ti va se lo facciamo davanti ad una Burrobirra ai Tre Manici di Scopa? — le propose con un sorriso dolce.

Hermione cercò una via d'uscita meno imbarazzante di quella, ma non poteva fare altro che rispondere con un: — Va bene. A dopo, allora —.

Accennò un sorriso, per poi correre su per le scale del dormitorio.

Fred riprese fiato, e andò a prepararsi.

***

— Ehi, buongiorno! —

Leanne si voltò e, non appena vide Ron avvicinarsi con quel sorriso che adorava, si sciolse come un gelato esposto al sole.

—  'Giorno... — disse lei timidamente e dandogli un bacio veloce sulle labbra.

— Dormito bene? — le chiese abbracciandola.

— Sì, grazie. Dai, raggiungiamo gli altri. —

Si spostarono verso il portone principale del castello, unendosi al resto della scolaresca.

— Guarda, guarda, sono arrivati i piccioncini! — annunciò George con tono cantilenante.

Ron e Lea risposero con una smorfia e, quando furono tutti - mancavano solo Harry e Hermione -, si avviarono finalmente verso la loro meta.

***

— Cos'è quella faccia? — chiese tutto ad un tratto Lavanda alla riccia, che le camminava accanto.

— Mmh? — mugugnò lei, guardando fisso la schiena del rosso davanti a lei.

— Herm! — ricominciò Lav, strattonandola per un braccio.

— Cosa? —

— Ti ho chiesto: cos'è quella faccia strana che hai da quando siamo andati via da Hogwarts — riformulò con sguardo indagatorio.

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