≣ 𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝟑𝟒: 𝐚𝐩𝐫𝐢𝐫𝐞 𝐢𝐥 𝐩𝐫𝐨𝐩𝐫𝐢𝐨 𝐜𝐮𝐨𝐫𝐞

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Jimin si lasciò sfuggire un pesante sospiro prima di concedermi uno sguardo. «È che con accanto Yoongi è diverso, è più facile..» iniziò lasciando il panino sul banco. «Mi tiene d'occhio e mi sprona a non prenderla, oppure me ne concede poca solo per non farmi star male a causa dall'astinenza..» l'ennesimo sospiro e poi si voltò completamente verso di me prendendomi le mani. «Jungkook, sono giorni che non escono dai loro uffici ed io sto cercando con tutto me stesso di non correre dal primo spacciatore a farmi dare qualunque cosa abbia da vendermi, ho bisogno che esca da quel dannato ufficio e mi dia una mano» mi supplicò con lo sguardo e non potei fare a meno che sentirmi empatico per la sua situazione.

«Va bene ho capito, appena finiscono le lezioni torniamo da loro ed entriamo a costo di buttare giù la porta» lo rincuorai e lui accennò un sorriso riconoscente prima di passarmi il resto del suo cibo. «Mangia, nemmeno tu sembri molto in forma oggi»

La campanella suonò, i ragazzi rientrarono in classe ed io tornai al mio posto.

Il resto delle ore per nostra fortuna passarono in fretta ed il fatto che avessero annullato le due ore di laboratorio al pomeriggio non fece altro che giovare alla nostra situazione.

Jimin ed io corremmo letteralmente fuori da scuola e mentre camminavamo a passo spedito verso la pensilina, notammo una macchina seguirci a passo d'uomo; all'inizio non ci diedi peso, non vi era alcun motivo per cui potesse essere un problema, magari stava cercando informazioni, magari si era rotta la macchina.

Poi però ─ anche quando svoltammo in un'altra via ─ questa ci seguì fino ad accostarsi accanto a noi.

Jimin ed io ci paralizzammo mentre lentamente il finestrino iniziò ad abbassarsi.

«Mark?» chiese Jimin non appena intravide il ciuffo castano del ragazzo. «Ci hai fatto prendere un colpo idiota!» urlò tirando un debole colpoalla macchina con la mano, ignorando il fatto che fosse un nostro superiore probabilmente a causadell'ormai imminente crisi. «Che cazzo-»

«Scusate..!» ridacchiò agitato alzando le mani in segno di difesa. «Jaebum mi ha chiesto di venire a prendervi e non ero sicuro dei vostri orari» si portò una mano al collo imbarazzato prima di farci segno di entrare in macchina.

[...]

«Quindi-»

Le porte dell'ascensore per Esprit si spalancarono e di nuovo venimmo catapultati nel caos che da giorni regnava sovrano all'interno dell'organizzazione.

«Ormai tutti sanno che vuoi due siete i più vicini a Suga e V, dovete aiutarci a tirarli fuori dai loro uffici» spiegò demoralizzato Mark accompagnandoci proprio dove ─ giusto ieri ─ Taehyung mi aveva letteralmente scaraventato a terra.

«Non sono usciti nemmeno oggi?» chiese Jimin preoccupato trovando conferma nello scuotere di testa del castano.

Passammo per i vari corridoi e notai come l'organizzazione si fosse letteralmente bloccata a causa dell'assenza dei due, dei loro ordini e di tutto ciò di cui si occupavano come il rifornimento di armi, soldi, droga o anche del reperimento di informazioni. Dobbiamo farli uscire da lì, si stanno scavando la fossa da soli e nemmeno se ne rendono conto.

Il primo ufficio che raggiungemmo fu quello di Yoongi ─ dove Jimin si fermò iniziando a bussare agitato ─ mentre quello successivo fu di Taehyung.

Entrambi stavamo supplicando in tutti i modi possibili i diretti interessati di lasciarci entrare, il mio sguardo rivolto a Jimin ed il suo nel mio, entrambi preoccupati delle condizioni dei due rinchiusi all'interno dei due rispettivi studi; lo vidi appoggiare sconsolato la testa alla porta ma poi questa si aprì di scatto facendolo cadere all'interno.

La porta si richiuse ─ anche se non a chiave ─ ma nessuno osò entrare.

Yoongi ha aperto, Taehyung ancora no.

«Aprimi per favore..» continuai inutilmente. Dovevo forse provare a farlo incazzare come ieri e sperare di riuscire a trascinarlo fuori? Poteva funzionare come poteva prendermi a calci. «Taehyung.. Fallo per me ti prego..»

La musica all'interno si spense e dei passi di fecero vicini, mi spostai dalla porta ed aspettai che questa si aprisse quando in realtà non accadde; rimasi abbastanza confuso ed il tonfo contro di essa che sentii successivamente non aiutò a migliorare la situazione.

«Taehyung..?» tornai a bussare con forza ma dall'interno non proveniva più alcun suono; i colpi aumentarono ma tra la confusione generale gli altri nemmeno si resero conto di tutto il trambusto. «Taehyung ti prego mi sto spaventando..!» urlai di nuovo allontanandomi. «Ora la butto giù, spostati» lo avvisai prima di scagliarmi contro la porta che non accennò ad aprirsi. Provai e riprovai più volte ma nulla cambiò, la porta non si sarebbe aperta né ora né tra altri venti tentativi. «Fanculo»

Sospirai scoraggiato e mi lasciai cadere contro la porta, disperato e massaggiandomi la spalle talmente indolenzita da fare a gara con la cicatrice del proiettile sull'altra; appoggiai la testa alla porta e decisi di aprire il mio cuore a Taehyung sperando che le mie parole in qualche modo avessero potuto aiutarlo.

«Taehyung.. So di non comprendere a fondo ciò che stai provando, so che potrebbero sembrarti parole dette da un estraneo, ed effettivamente è un po' così» abbassai lo sguardo stirando un debole sorriso. «Nessuno potrà mai rimpiazzare Bambam e Yugy, nessuno potrà mai ricreare il rapporto che avevi con loro, ma per quanto faccia schifo da dire, la vita va avanti. Sei un ragazzo di ventuno anni ma ti porti sulle spalle il peso del dirigere un associazione criminale potente come Esprit, non oso immaginare di quante cose tu ti sia privato per ottenere tutto ciò, ma lo trovo un gesto davvero ammirabile..» mi tirai le gambe al petto e chiusi gli occhi. «Sei una persona davvero forte Taehyung e non sai quanto io ti invidi, vorrei avere anche solo un briciolo della tua forza d'animo e forse potrei esser degno di ritenermi tuo pari..» mi voltai verso la porta e portai le nocche davanti a questa. «Taehyung, so che è arrogante, ma puoi contare su di me.. Se hai bisogno di qualcuno con cui parlare, se vuoi sfogarti, se vuoi urlare o piangere, ti prego, ti scongiuro, chiama me. Se posso in qualche modo alleviare le tue preoccupazioni, farti stare quel poco meglio, se possiamo dividerci tutte le responsabilità che ti stai portando sulle spalle, ti supplico, ti scongiuro, non esitare ad usarmi»

Bussai debolmente alla porta con le nocche.

«Spero tu abbia sentito..» sussurrai e poco dopo ricambiò il colpo alla porta. Sul mio volto si stampò all'istante un grande sorriso, talmente ampio da farmi dolere le guance.

In quel preciso istante, la rigida porta era ciò che divideva le nostre emozioni rappresentate da espressioni completamente differenti: da una parte il sorriso di esser stati ascoltati, e dall'altra le lacrime di esser stati capiti.


*LAY*

«Signore, i preparativi sono pronti, come vuole procedere?» chiesi all'uomo di fronte a me, ora assorto nel guardare lo schermo del computer.

Attesi in silenzio la sua risposta e dopo diversi click del mouse finalmente mi degnò di uno sguardo. «Come va la situazione da quelli di Esprit?» chiese chiudendo il portatile e volgendomi uno sguardo divertito.

«Non hanno compiuto alcuna mossa, a quanto pare Suga e V devono ancora mandar giù il boccone amaro della sconfitta» spiegai soddisfatto della riuscita del piano di cui avevo contribuito con la pianificazione.

«Bene, per quanto riguarda Jeon Jungkook?»

«Ho ricavato abbastanza informazioni grazie alla sua famiglia» spiegai porgendogli i fogli con tutti i dati che lesse velocemente. «E sì, oggi pomeriggio sono andato a reclutare alcuni ragazzi della sua scuola» aggiunsi anticipando la sua domanda; lui infatti aprii bocca ma poi la richiuse sorridendo soddisfatto dal mio lavoro.

«Perfetto come sempre Lay» mi riconsegnò i fogli e si lasciò sprofondare sulla poltrona congiungendo le mani ed intrecciando le dita tra di loro. «Ora che la fase uno è conclusa, possiamo procedere con la due» sorrise compiaciuto. «Risvegliamo la tigre.. E poi diamole il colpo di grazia»

➽ Silver Tongue | Taekook ✔  [1/2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora