≣ 𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝟑𝟕: 𝐮𝐧𝐚 𝐟𝐚𝐦𝐢𝐠𝐥𝐢𝐚 𝐢𝐧 𝐟𝐫𝐚𝐧𝐭𝐮𝐦𝐢

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«Te l'ho già detto, non voglio di parlare con nessuno, puoi gentilmente andartene via?!» chiesi colpendo il letto con un debole pugno. «Diamine voglio stare da solo, non è difficile da capire!»

«Ed io invece non capisco! Tua madre ed io siamo preoccupati per te Jungkook, ultimamente sei diventato strano, non ti riconosciamo più! Continui a rispondere male, dici tantissime parolacce, sei aggressivo e non ci porti rispetto» fece con tono preoccupato ma tra cui notai anche del fastidio; non stavo più alle loro regole, mi stavo ribellando e loro avevano il terrore di non poter più tenere le redini della situazione. «Sei sempre stato così obbediente e remissivo, perché ora tutto d'un tratto ti comporti in questo modo? Sei sempre fuori casa ─ probabilmente con quel ragazzo dai capelli rossi o altra gente problematica ─ a scuola fai risse, respingi le persone educate e poi addirittura questo! Cosa avevi intenzione di fare eh? Farci forse pietà? È questo?» chiese alzandosi in piedi e puntandomi l'indice al petto. «Vuoi ribellarti a noi? Perché arrivare a tanto pur di farci un dispetto?»

«Ti sei risposto da solo» risposi schietto strappandomi con forza tutti i cavi legati alle mie braccia. «È sempre stato un sopportare e sopportare, non ho mai vissuto come avrei voluto e questa è solo colpa vostra»

«Jungkook!» mi richiamò serio ed io lo ammonii.

«No, ora stai zitto e mi ascolti» tolsi le coperte dalle gambe e scesi dal lettino ospedaliero per potermi posizionare di fronte a lui. «Tu e la mamma pensate di poter gestire tutto di me, andando dalle azioni alle emozioni. Essere i miei genitori non significa avere il diritto di rendermi ciò che non voglio essere» e questa volta fui io a puntargli il dito al petto. «Non potete comandarmi, l'unica cosa che vi è concesso fare è darmi dei consigli che poi sarò io a scegliere se seguire o meno, a mio rischio e pericolo»

«Siamo i tuoi genitori, se ti controlliamo è per evitare che tu abbia problemi» continuò convinto, facendomi però scoppiare a ridere, proprio lì davanti a lui.

«Il fatto che mi controlliate è un problema, voi siete i primi a rendermi tutto più difficile e ancora credete di farlo per il mio bene. Questa situazione.. Ve la siete costruita da soli nel corso degli anni» e con una leggera spinta lo spostai lateralmente.

«Dove vai?!» lo sentii urlare non appena uscii dalla stanza.

«Me ne torno a casa, non ci sto qui» sbottai prima di raccogliere i miei vestiti ed entrare nel primo bagno disponibile per cambiarmi.

Credono di rendermi la vita più facile e sicura quando invece questo loro controllarmi ossessivamente è proprio ciò che mi ha spinto dove sono ora ─ ovvero ad esser parte di un'organizzazione criminale ─ e non mi pento di ciò che ho scelto visto che per quanto assurdo possa sembrare, ho trovato molta più sincerità in un gruppo come Esprit che nella mia stessa famiglia, ho trovato molta più disponibilità e maggiore empatia gli uni con gli altri.

Ed è proprio per questo motivo che ho chiesto a Jimin di tenere la bocca chiusa su tutto questa situazione, non voglio che Esprit lo sappia e mi assolva da ogni incarico, non voglio essere inutile, non voglio restare a casa con i miei genitori, non voglio vivere una vita insulsa.

Raccolsi i vestiti ospedalieri ed uscii dal bagno affidandoli alla prima infermiera incontrata. «Non so dove lasciarli-» l'avvisai porgendole i panni e lei sorrise.

«Te ne vai già? Stai meglio?» chiese dolcemente ed io la guardai leggermente confuso. «Oh, scusami, sono Pilly, mi sono occupata della tua lavanda gastrica» sorrise accarezzandomi il braccio. «Ci hai fatto spaventare piccolo» la donna inclinò la testa e mi guardò dolcemente, come nemmeno la mia madre aveva mai fatto. «Stammi bene tesoro, sei un ragazzino forte» mi salutò e poi scomparve in un'altra stanza.

➽ Silver Tongue | Taekook ✔  [1/2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora