≣ 𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝟒𝟏: 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐥𝐞𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐬𝐨𝐥𝐨

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*JUNGKOOK*

Sono passati diversi minuti da quando Jimin è uscito per quella chiamata e ancora stavo cercando di capire cos'erano stati quegli strani rumori provenienti dall'esterno; probabilmente il mio migliore amico stava girando attorno al magazzino com'era solito fare durante ogni telefonata, quel ragazzo non sa stare fermo mentre è al telefono.

Altri minuti passarono e così ─ preoccupato per il troppo tempo impiegato ─ optai per andare a controllare di persona dove fosse finito, sia mai che avesse avuto una delle sue crisi ed era collassato da qualche parte.

Convinto, feci per alzarmi ma una forte presa mi afferrò per le spalle ributtandomi con forza sulle casse.

«Ma chi si rivede! Jungkook!» il viso di Lay mi comparve dall'alto e d'istinto cercai immediatamente di colpirlo ma per sua fortuna ─ e forse anche per la mia ─ il ragazzo riuscì a schivare il pugno e spostarsi accanto ad un altro che riconobbi come lo stesso di ieri sera, quello contro il quale mi ero scontrato e che mi aveva fatto cadere il telefono.

«Quindi è lui che dobbiamo prendere?» chiese serio ed oltre a riconoscerne il viso, riconobbi anche la voce, c'era anche lui quando quelli di Spectre sono entrati qui l'altra volta, Kai credo lo avessero chiamato. «Davvero uno come lui piace a V?» domandò guardandomi schifato e sentii la rabbia ribollirmi all'interno.

«Dovreste andarvene se tenete alla vostra vita, V e Suga saranno qui a breve» sputai istintivamente convinto di riuscire ad ingannarli o come minimo a prender tempo.

Loro però si guardando silenziosi prima di scoppiare in una fragorosa risata. «Sì certo, probabilmente ora sono occupati al molo est, non arriveranno a salvarti» spiegò Lay avanzando verso di me con fare tranquillo.

Immediatamente presi ad allontanarmi e ad ogni passo che avanzava, ne arretravo di due; continuammo fino a quando non scattò improvvisamente verso di me ed io cominciai a correre lontano da lui.

Temevo potessero usare delle armi e farmi semplicemente fuori ma dalle loro precedenti parole capii che non avrebbero potuto farlo, che qualcuno mi voleva e che il ragazzo di cui parlava Jackson ─ quello che Spectre sarebbe venuta a prendere ─ ero proprio io.

«Kai dammi una mano cazzo! Non voglio sparargli alle gambe!» urlò il ragazzo ancora alle mie calcagna. Avevo paura, tantissima paura.

Poi uno sparo sordo si propagò all'interno del magazzino, un forte urlo lasciò la mia gola, caddi a terra e Lay mi fu subito addosso stringendo e legandomi con forza i polsi dietro la schiena. Avevo sottovalutato la crudeltà di Spectre.

«Dannazione Kai!» si lamentò Lay strattonando le spesse corde con le quali mi aveva immobilizzato.

«Avevi detto di non volerlo fare e quindi ci ho pensato io» rispose tranquillo raggiungendo il ragazzo aiutandolo a tirarmi in piedi mentre cercavo di trattenere delle lacrime di dolore. «Tanto al capo interessa che sia vivo, un buco alla gamba non sarà di certo un problema» fece spallucce iniziando a trascinarmi verso l'uscita del magazzino.

Non voglio andare con loro, non voglio mettere in pericolo quelli di Esprit per colpa mia, non voglio morire.

Con l'ultima briciola di forza rimasta, mi spinsi verso Lay a cui tirai una testata facendo cadere entrambi a terra; strisciai velocemente lontano dai due ma ancora prima di riuscire ad alzarmi, una mano mi si schiantò sul retro della testa sbattendomi il viso a terra abbastanza forte da farmi sanguinare il naso.

«Non si gioca con me, Jungkookie, ricordatelo bene» sibilò spingendo maggiormente il mio viso a contatto con il cemento freddo. «Ti ho tenuto d'occhio per un bel po', non funzionano i tuoi trucchetti con me, anzi, grazie ai tuoi genitori conosco anche i tuoi punti deboli» ridacchiò arrogante, godendosi i miei ringhi nel momento in cui schiacciò con forza anche la zona colpita dal proiettile.

Ridacchiò tra sé e sé e poi mi portò la sua mano sporca di sangue ─ del mio per la precisione ─ davanti agli occhi.

«Dovrei forse fare un conto alla rovescia?» chiese ironico prendendomi poi per i capelli e tirandomi indietro la testa in modo che potessi vedere con i miei occhi la chiazza di sangue che ricopriva parte della zona appena sopra il ginocchio.

Di nuovo alla vista del mio stesso sangue, iniziai a stare male, la testa cominciò a girare improvvisamente e la vista appannarsi fino a quando il mio corpo smise di reagire ed opporsi alle strette corde portandomi velocemente in uno stato di semi incoscienza.

I due ─ prima che potessi perdere completamente i sensi ─ mi afferrarono di nuovo tirandomi in piedi tentando poi per l'ennesima volta di portarmi fuori dal magazzino dove intravidi un camioncino nero blindato.

Volevo piangere, volevo urlare, eppure non riuscivo a fare nulla di tutto ciò.

«Ah!» una volta sorpassato il portone, Lay si voltò verso l'interno del magazzino. «Park Jimin! So che ci sei, riferisci a V e Suga che Jungkook è con noi e che ci assicureremo di trattarlo bene» si lasciò sfuggire una risata sguaiata prima di osservare la mia reazione. «Dici di prendere anche lui?»

«Andate al diavolo..» sibilai e lui mi picchiettò la guancia.

«Così ti voglio» e quel suo sorriso sadico fu l'ultima cosa che vidi prima di perdere completamente i sensi in seguito ad un pugno nello stomaco che, con la fobia del mio stesso sangue, mi mandò k.o.

[...]

Freddo. Tutto attorno a me era freddo, gelido, perfino l'aria.

Lentamente aprii gli occhi cercando di mettere a fuoco qualunque cosa avessi attorno, ma tutto ciò che riuscivo ad intravedere erano solamente delle pareti grigie.

Provai anche a mettermi seduto ma al minimo movimento la gamba iniziò a pulsare obbligandomi a fermarmi; feci quindi per alzare ─ anche se con estrema fatica ─ un braccio con l'intento di strofinarmi gli occhi, ma mi resi subito conto di avere i polsi legati. Dannazione!

Immediatamente il ricordo degli ultimi avvenimenti mi balenò in mente ed un senso di terrore e vulnerabilità mi pervase mandandomi in agitazione.

Passai lo sguardo in rassegna di ogni possibile via d'uscita ma non sembrava esserci via di scampo, ero chiuso in una cella priva di finestre ed anche quando provai a strisciare vicino alle sbarre iniziando a colpirle con forza ─ sperando potessero almeno rompere le manette strette attorno ai miei polsi ─ il tentativo fu del tutto vano se non pessimo.

«Ti sei svegliato Jungkook-» canticchiò Lay raggiungendo la cella per poi guardarmi divertito. «Hai fame? Vuoi qualcosa da bere?»

«Vai a farti fottere!» ringhiai colpendo di nuovo le sbarre e scatenando una risata da parte sua. «Che cazzo hai da ridere?! Fammi uscire immediatamente da qui!»

«Dopo tutto l'impegno per portarti qui? Non credo proprio piccoletto» si accucciò mettendosi alla mia altezza e passando un dito sulle fredde sbarre in metallo. «Ma non preoccuparti, resterai qui da solo soltanto per qualche giorno, poi ti porteremo su e ti terremo compagnia noi, ti piace come idea?» ed in quella domanda scorsi della pazzia.

Questo ragazzo è uno psicopatico, quel suo sguardo indagatore e quel sorriso inquietante appartengono ad una persona completamente differente dal solito Lay che ho sempre incontrato per strada o quello che è venuto a casa mia; quello sì, faceva paura, ma non era nulla in confronto allo sguardo che aveva in questo preciso istante.

Il sangue mi si gelò nelle vene e ─ così come strisciai verso le sbarre ─ mi allontanai raggiungendo l'angolo della cella. «Stammi lontano»

«Te l'ho detto, per qualche giorno starai da solo, sono venuto qui giusto per darti il benvenuto a Spectre» spalancò le braccia platealmente facendo un giro su se stesso. «Ci vediamo Jungkookie, spero tu non muoia prima del mio ritorno» chiuse gli occhi e mi salutò infantilmente con la mano prima di saltellare via.

Lo guardai allontanarsi divertito prima di sparire dietro una rigida porta blindata. Attirai la gamba buona contro il petto e mi strinsi ad essa nascondendo la testa tra le braccia abbandonandomi ad un pianto disperato.

Sono nei guai, sono fottutamente nei guai.

Ma soprattutto, sono completamente solo.

➽ Silver Tongue | Taekook ✔  [1/2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora