≣ 𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝟎𝟖: 𝐬𝐚𝐥𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐫𝐚𝐟𝐟𝐢𝐧𝐚𝐭𝐨

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Ovviamente dovettimo tornare a casa a piedi, avevo chiesto un passaggio a V ma si era limitato a rispondere con il solito "Non sono né un tassista né il vostro babysitter".

Fortunatamente riuscimmo a raggiungere casa mia illesi anche se ─ durante il tragitto ─ ci eravamo imbattuti in alcuni uomini ubriachi appena usciti da un bar. Vergognoso.

«Sei sicuro che sia okay stare da te?» chiese incerto Jimin non appena inserii la chiave nella serratura della porta. «Voglio dire- I tuoi non lo diranno ai miei genitori vero?»

«In realtà credo che come minimo gli dicano che sei da noi, ma fidati, non verranno qua» lo rassicurai.

«No hai ragione, perché mai dovrebbero accertarsi che loro figlio stia bene se rischierebbero di fare una figuraccia con i genitori del suo migliore amico? Assurdo» si ripetè e non riuscii a contenere uno sguardo fortemente dispiaciuto per lui e per la sua situazione.

«Dai non pensiamoci ora, entriamo» gli suggerii aprendo la porta ed entrando per primo solo per poi scattare all'indietro non appena vidi mio padre accanto alla porta con un braccio alzato pronto a colpirmi. Nell'arretrare però pestai il piede a Jimin che lanciò un urletto facendosi quindi notare.

«Chi c'è lì con te?» chiese serio e Jimin si appoggiò alle mie spalle mostrandosi a mio padre. «Ah, sei tu Jimin, entra pure» forzò un sorriso e si spostò lasciandoci entrare.

Subito presi il biondo e lo trascinai verso la mia stanza all'interno della quale mi chiusi dentro, non a chiave sfortunatamente, quello non mi era concesso. «Mi dispiace..» lo sentii sussurrare ancora in piedi contro la porta.

«Non è colpa tua, fanno sempre così, lo sai» cercai di non dare peso alla situazione e mi lasciai cadere di peso sul letto.

«Com'è andata oggi?» domandò avvicinandosi a me e buttandosi sul morbido sacco di piume in cui vi sprofondò. «Con V intendo»

«Pensavo fosse più difficile sinceramente, ho dovuto scambiare dei borsoni e gli uomini non sembravano cattive persone. Credo che quello di oggi sia stato uno scambio di piccola importanza fatto tra colleghi» feci le virgolette con le dita.

«Capisco, meglio così, non mi sarei mai perdonato di averti coinvolto in qualcosa di troppo pericoloso. Dovrò mettermi al lavoro anch'io e-»

«No» lo interruppi subito.

«Cosa no?»

«Per ora ci penso io, tu hai bisogno di disintossicarti prima di poter agire, rischia di diventare pericoloso altrimenti» gli spiegai ma lui incrociò le braccia mettendo il broncio.

«Ce la posso fare» affermò deciso ma scossi la testa.

«No Jimin.. Hai notato che V e Suga ─ così come la loro squadra ─ non si fanno di alcuna droga? I soliti spinelli sono consentiti certo, ma nulla di così forte come la Silver che stai prendendo tu» fece per ribattere ma si zittì; sapeva avessi ragione e sapeva di doversi disfare al più presto di questa sua dipendenza per evitare di ritrovarsi di nuovo con uno strozzino alle calcagna che per l'esattezza ─ in poco più di tre settimane ─ sarebbe venuto a farci visita.

«Jungkook!» la voce di mio padre poi interruppe il nostro discorso. «Vieni giù, dobbiamo parlarti!»

Mi hanno scoperto di nuovo, ne sono sicuro.

Guardai Jimin preoccupato per me, ma cercai di tranquillizzarlo con un debole sorriso. «Ora scendo per un po', tu riposati, quando è pronta la cena salgo a chiamarti, okay?» lui annuì ed io mi alzai dal letto raggiungendo la porta che aprii.

Prima di uscire però mi richiamò.

«Jungkook.. Tornami tutto intero per favore..» sussurrò preoccupato.

➽ Silver Tongue | Taekook ✔  [1/2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora