≣ 𝐂𝐀𝐏𝐈𝐓𝐎𝐋𝐎 𝟎𝟑: 𝐞' 𝐨𝐫𝐚 𝐝𝐢 𝐬𝐚𝐥𝐝𝐚𝐫𝐞 𝐢𝐥 𝐝𝐞𝐛𝐢𝐭𝐨

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Il congresso si concluse un paio di ore dopo obbligandomi quindi ad uscire dai bagni in cui mi ero nascosto per tutta la mattinata.

«Oh eccoti Jimin, ti abbiamo cercato tutto il tempo!» arrivò di corsa mia mamma seguita da mio papà e dagli stessi signori con i quali avevano parlato per la maggior parte della permanenza. «Dove ti eri nascosto eh?!» e prima che ci raggiunsero gli altri mi tirò uno schiaffo sulla guancia. «E non provare nemmeno a piangere, ora andiamo»

Mi prese per il polso, mi riportò dagli altri canticchiando un "per fortuna era qui" per poi lasciare che la osservassi in silenzio salutare alcuni dei presenti.

«Portalo a casa» ordinò poi all'autista, allontanandosi senza nemmeno rivolgermi la parola segno che no, non sarebbero tornati con me.

«V-Va bene.. Ci vediamo a casa»

Entrai triste in macchina, chiusi la portiera e l'auto partì. Non voglio tornare a casa, sarò da solo e non potrò uscire. «Scusa, puoi fermarti al parco vicino a casa?» mi sporsi in avanti osservando l'uomo guardarmi dallo specchietto della macchina. «Quello con l'altalena nuova» specificai ma lui ─ proprio come i miei genitori ─ non rispose e tornò a guardare la strada; per fortuna però a differenza loro assecondò la mia richiesta lasciandomi al parco richiesto. «Grazie signore» lo salutai con la mano osservandolo fare qualche manovra prima di andarsene.

Lo guardai allontanarsi e poi mi avviai verso l'altalena che sfortunatamente era già occupata da un altro ragazzino più grande di me; mi avvicinai lentamente a lui, gli toccai leggermente la spalla, si voltò sorpreso e mi fissò con sguardo curioso.

«Posso usarla io l'altalena visto che sei fermo?» chiesi timoroso osservandolo inclinare leggermente la testa senza però parlare. Perché nessuno mi risponde?

Senza nemmeno rendermene conto iniziai a singhiozzare.

«Ehi fermo scusa! Te la lascio okay, ti lascio l'altalena ma non metterti a piangere-» il ragazzino si agitò scendendo velocemente dall'altalena ed indirizzandomi su di essa. «Sei seduto ora vedi? Non piangere»

«N-Non.. Non piango per quello..» tirai su il naso tenendo lo guardo fisso sui miei piedi.

«Per cosa allora?» chiese lui posizionandosi di fronte a me senza lasciare la presa sulle mie spalle.

«Cosa mi dai in cambio se te lo dico?» domandai asciugandomi con la manica della felpa le lacrime strappandogli una lieve risata. «Quella cosa che hai in mano?» chiesi ma lui subito la schiacciò a terra lanciandola verso un tombino.

«Questa non posso, la usano solo i grandi, tu non devi mai accettarle, okay?» mi fece promettere agitato ed io annuii velocemente con la testa confuso dalle sue parole borbottando un "comunque anch'io sono grande" che lo fece ridacchiare maggiormente. «Facciamo così, se indovino quanti anni hai, mi dici perché sei scoppiato a piangere, okay?» e di nuovo annuii. «Mh.. Quattordici? No, troppo grande- Tredici forse? Ho indovinato?»

«Come hai fatto?!» esclamai sorpreso e lui ridacchiò.

«È un segreto, un giorno quando sarai più grande te lo dirò» rise stendendo le gambe. «Tocca a te, perché piangevi?»

«Per colpa dei miei genitori.. Pensavo mi volessero bene ma stavano solo fingendo mentre erano con altre persone e so che fanno sempre così ma ogni volta continuo a cascarci credendo abbiano cambiato idea»

«Ho capito piccoletto però non dimenticarti che alcune persone i genitori nemmeno li hanno. Non serve lamentarsi più di tanto, è normale discutere o litigare, va bene così, crescendo le cose migliorano» fece a quel punto serio e mi sorpresi del suo cambiamento repentino di tono, immaginando quanto infantile possa esser sembrato ai suoi occhi.

➽ Silver Tongue | Taekook ✔  [1/2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora