CAP 37
-Adesso mi devi ascoltare se veramente pensi quelle cose, prima cosa me le devi dire in faccia e poi non mi hai nemmeno dato una possibilità.....
Mi ero presentato a casa sua che ancora stava facendo colazione.
Non le avevo nemmeno dato modo di parlare o rendersi conto di quello che stava succedendo che le avevo detto le cose come stavano.
Dalla sua faccia di certo non si aspettava proprio di vedermi, almeno non prima della partita di Bologna.
Invece io armato di forza e coraggio mi ero diretto da lei perché volevo una spiegazione, una certezza positiva o negativa, la volevo!
Ora la pretendendevo!
-Ascolta non cacciarmi via, almeno senti quello che ho da dire...
-Jiri io quello che avevo da dirti te l'ho scritto nel messaggio di ieri sera, la mia decisione l'ho presa e pensavo ti fosse chiaro!
-No, non mi è chiaro finché quelle cose non me le dici a voce....tutti siamo capaci di nasconderci dietro ad un telefono, io voglio vedere se hai lo stesso coraggio con me di fronte....
-Mi sfidi? Io di coraggio ne ho da vendere....
-Io non sfido proprio nessuno, lo so che tu non pensi davvero quello che hai scritto...
-Eccome se lo penso, e se vuoi te lo ripeto pure.... Non ho nessun problema.
Gli piazzai un dito sulle labbra per non farla parlare, non volevo sentire più niente...
I suoi occhi mi stavano parlando, di quello che poteva uscire dalla sua bocca non me ne importava nulla, mi bastavano quegli occhi per capire che lei provava ciò che provavo io.
Ma perché era ancora ostinata ad allontanarsi da me?
Perché?
La strinsi in un abbraccio che in quel momento parlava per noi, o almeno di sicuro per quanto riguarda me stava gridando.
Lei era lì con le braccia che le correvano lungo i fianchi, non un accenno a spostarle e abbracciarmi a sua volta.
Mai arrendersi Jiri, mai.
Me lo ripetevo in testa ormai da tanto di quel tempo che forse non ci credevo più nemmeno io.
In un ultimo disperato tentativo mi avvicinai al suo orecchio e le sussurrai,
-Non dirmi di no, almeno non così! Passiamo la giornata insieme e poi mi darai una risposta, una di quelle definitive, una di quelle da dentro o fuori, ma non dirmi di no a priori, non me lo merito.... Anzi non ce lo meritiamo.
Viviamoci questa giornata assieme e poi vedremo.
Le avevo proposto una giornata assieme, una giornata dove due ragazzi vogliono trascorrere più tempo possibile assieme, per conoscersi.
Senza pressioni, senza se e senza ma, una giornata così da prendere come viene.
Non avevo organizzato nulla, volevo che fosse lasciato tutto al caso.
Perché avevo capito che programmare le cose non mi portava affatto bene, con lei fino ad ora i risultati erano stati scarsi.
........
Stavo facendo colazione quando il campanello si mise a suonare di nuovo.
Ora chi poteva essere.....?
Se fosse stata un'altra sorpresa mi sarei sentita una cacca di proporzioni cosmiche...
Dopo avergli rifilato con un coraggio che pensavo non essere mio, un due di poche colossale, di certo non poteva avermi fatto un'altra sorpresa.
Sarebbe stato un kamikaze.
Significava proprio andarsi a cercare di farsi del male da solo.
Con tutte le persone che potevo immaginare di trovarmi davanti di certo non mi sarei mai aspettata che ci fosse proprio lui.
Vada per la coazione che forse aveva già prenotato da giorni, e sicuro non poteva chiamare nel pieno della notte per disdire l'ordine, ma adesso che ci faceva sul pianerottolo di casa mia?
Cosa voleva adesso da me?
Già non era stato facile mandargli quel messaggio, mi ero dovuta impegnare e non poco per premere il tasto invio.
E adesso trovarmelo davanti voleva dire solo una cosa.
Voleva sicuramente che gli speigassi io il perché di quelle parole.
Anche a me se fosse capitato la situazione ribaltata mi sarei precipitata a casa del potevo coglione che mi liquidava con un messaggio sul cellulare.
Ma io le palle di dire quelle cose un faccia non sapevo di averle, fino a quando lui in un momento concitato mi chiedeva spiegazioni.
Ero pronta a ripetere ciò che gli vedo scritto, senza indugi e senza ripensamenti.
Sarebbe stato un bene per tutti, anche se lui non sarebbe stato il solo a starci male.
Ad un tratto mi intrappolò in un abbraccio, uno di quelli che sanno di disperazione.
Un tentativo per porre rimedio a tutto quello che di brutto poteva esserci stato.
Ma io ero lì, ferma su me stessa....
Non dovevo cedere ora.
Un abbraccio mi sarebbe servito per farmi sentire che non ero sola.
Ma io non potevo, io non volevo.
Dovevo mettermelo bene in testa.
Dovevo ficcarcelo dentro per bene.
Jiri non era per me.
Lui non lo sarebbe mai stato.
Adesso non lo capiva, ma un giorno lo avrebbe fatto.
Poi se n'era uscito con una proviamo a passare un giornata assieme?
Adesso cosa gli dovevo rispondere?
Io la mia decisione l'avevo già presa, e nessuno al mondo mi avrebbe mai fatto cambiare idea.....
Passare una giornata con lui non volevo che lo interpretasse come una falsa speranza e soprattutto non volevo che pensasse che lo prendessi in giro, era quello che non avrei mai voluto .....
Non se lo meritava.
Ma lui aveva così insistito, dicendo che era consapevole di ogni eventuale mia risposta, che una giornata da passare insieme gliela dovevo.
Non volevo che quella giornata gli rimanesse come un contentino, i suoi sentimenti ero veri e me lo aveva dimostrato più di una volta.
Glielo avevo detto, perché non volevo che poi se ne saltasse fuori con chissà quale frase o chissà cosa per appigliarsi per poter credere che io potessi dargli una possibilità.
Non potevo permettermi di stare con lui...
Io volevo il suo bene, ed io non potevo esserlo.
Lui aveva una carriera e una vita da portare avanti, ed io non gli sarei stata sicuramente d'aiuto.
Questo era quanto.
La mia risposta non si sarebbe mai e poi mai modificata.
Però una giornata con lui l'avrei passata, infondo glielo dovevo....
Me lo dovevo.....
